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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Marconi, Pirro: Antinoo: saggio sull'arte dell'età adrianea
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0123

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ANTINOO

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chio gli antichi modelli a cui si inspiravano, quelle
del primo provengono invece tutte da Roma, e certa-
mente vennero eseguite, seguendo il più evoluto mo-
dello, certamente noto ed amato qui, dove venne ritro-
vata appunto la statua fondamentale per ricostruire
questo realizzato valore.

Sono adunque, in due regioni, due indirizzi diversi,
pure nell'egual generale movimento.

Quando in seguito vedremo questi raggruppamenti
riavvalorarsi e riconfermarsi sotto altri nuovi aspetti,
ci sarà utile questo rilievo ora anticipato.

CAPITOLO IV.

Ma v'ha un'altra classe di opere, in cui Terrore fon-
damentale del processo d'idealizzamento si denuncia
a pieno, scopertamente, e produce informi aborti nei
cui ristretti e angusti limiti imposti cozzano tutta
l'intercorsa vita e l'esperienza; in cui tutto il va-
lore che nel tipo poteva essere contenuto è perduto,
ed esso è vacua forma di informe contenuto ; odiose
e pesanti negatività. Intendo parlare delle opere di
Antinoo di stile egizio.

L'incompletezza e l'incapacità dell'arte egizia,
vestita di canone sapiente, non è senza suo valore
collocata nella sua epoca e legata alle esigenze da cui
nacque; nò anche per noi è priva di valore estetico,
pure sottratta al suo momento storico.

Passo nel processo di conquista di una forma,
realizzazione di mondo formalista e canonico, riaffermò
in tutta la sua durata con tenacia i suoi errori fon-
damentali, parendole che solo così il mondo potesse
essere compreso e realizzato ; e li volle mantenere
anche quando altrove nuovi sforzi li corressero, vol-
gendosi a mo' di circolo intorno a un centro di ne-
cessità.

Ma le sue forme impure e come ancora legate alla
materia, fasciate, ed anelanti ad uscire dalla brut-
tura della potenzialità ed a salire alla luce d'una
definizione, d'una completezza, parlano di uno sforzo,
di una aspirazione al chiarimento, quale s'apre a
volte, spiraglio nell'ombra, nei volti essenziali e sche-
matici, ma pure viventi e completi, dei suoi nomini
ieratici e gelidi.

Espressione quindi parziale e universale, secondo
la luce in cui si collochi, determinata e localizzata

e insieme conglobante tutto un mondo di vita, ma
con un sapore così caratteristico e distinto, quale solo
il suo momento poteva dare; inimitabile, da porre
in serbo ed ammirare passivamente.

E i Romani vollero farla propria; poiché Antinoo
era divenuto Osiride, doveva come il re degli dèi egizi
esser formato e vestire, assumerne la maestà, i sim-
boli e le apparenze, 'ma avere però insieme il volto
e la forma suoi propri che lo individualizzassero ;
il realismo romano, ricco di tanta esperienza, inne-
stato nell'idealismo e schematicismo formale dell'arte
egizia; una impossibilità radicale di problema che
rifiutava ogni soluzione: quelle incongrue e insoddi-
sfacenti espressioni che sono le statue egizie di An-
tinoo, lo provano ; era addentrarsi in una via senza
uscita, in una impossibilità radicale; e i Romani,
colla loro incomprensione che non conosceva osta-
colo, lo tentarono egualmente.

Questa imposizione a una espressione, che la sua
forma particolare deve possedere, di una forma già
realizzata: questa ignavia spirituale, che accatta nel
già fatto per non isl'orzarsi a denaro del proprio: que-
sta facilità di contentatura, questo assoggettarsi a
canoni creati e cercare di porli, come si pone una
veste, forma dei propri contenuti, eran loro pecu-
liari.

Perchè il nuovo contenuto, cioè la realtà del mo-
dello, i lineamenti che caratterizzano Antinoo come
individuo determinato, sono mantenuti integri; così
nella rigida schematicità delle linee del corpo, piatto
e spiovente, dell'Egizio, mai non mancano di stendersi
le spalle imbottite e le rigonfie poppe d'Antinoo ; e
quella magrezza spirituale ed estatica, quella conti-
nenza asciutta ed elastica si dimenticano nella pie-
nezza delle nuove membra, che, paffute, si meravi-
gliano di dover stare così dritte e composte, nè si ca-
pisce perchè, sott'il peso del torso, le gambe rigide
nel passo non si flettano-, nè si adagino a riposo.

Cesi, nel rigido legame della calantica, a mo' di
bavaglio, non s'inquadra, diritta immobile astratta
eterna, l'aguzza impietrata fisonomia dell'Egizio,
marmoreo come ia sua vita sempre eguale e solenne,
dignitosa e formalistica, tra l'adorazione del rituale
e la compostezza di fronte a un mondo chiuso di vo-
leri creati, ma il volto tondo e ridondante, evidente e
cedevole di Antinoo.
 
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