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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Marconi, Pirro: Antinoo: saggio sull'arte dell'età adrianea
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0127

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antinoo

242

spalle, che obliquò in senso inverso alle gambe ; il tipo
rimane sempre dell'uomo forte, un po' massiccio ; il
corpo gettato a masse geometriche, a forti distacchi,
schematicamente accennate: la proporzione del corpo,
prima già indicata, venne canonizzata nella famosa
proporzione.

In questo tratto, direi quasi, architettonico, ri-
mase l'evidenza delle masse muscolari sviluppate e
pronunciate, specie nella parte superiore, e la com-
prensione generale del corpo umano, robusto, pesante,
quadrato.

Ecco adunque che, descrivendo le generalità dei
due tipi, siamo in possesso di due comprensioni che for-
malmente si identificano ; ormai, questo fatto non può
essere posto più in discussione.

E la conclusione è che appunto dalla concomi-
tanza dei due tipi, formale, anche con valore opposto,
è derivato l'uso, fatto dagli artisti d'Antinoo, del
tipo argivo e del policleteo.

È questa una identità che ha sull'altro volto una di-
versità assoluta, in quanto il valore, che quegli artisti
greci volevano esprimere in quelle forme, è tutto op-
posto a quello che riuscì espresso in Antinoo ; e colpisce
negli artisti Adriauei questa incomprensione e questo
basarsi su particolari esteriori e fisici.

Quando cercheremo di determinare, sulla scorta
delle opere, il particolaf senso che esce dalle opere di
Antinoo, vedremo come esso sia assolutamente opposto
al ragionato equilibrio, alla robusta padronanza, alla
baldanza attiva creatrice e padrona di sè e del mondo,
che i primi artisti greci realizzarono nelle forme delle
loro opere.

CAPITOLO VI.

Ma, prima di addentrarci nell'analisi, iniziata con
questo riconoscimento dei modelli scultorei, conviene
chiarire particolari storici e dati di fatto, sul cosidetto
soggetto delle opere che esaminiamo, allo scopo di
avere altra base nel lavoro che ci attende, e chiarire
un altro degli antecedenti del nostro fatto d'arte; al
fine di rappresentare il confluire di elementi parti-
colari nell'unicità dell'opera d'arte, che noi cer-
chiamo di ricostruire partendo dal basso, nel suo for-
marsi dal concorrere di tanto disparati valori e pre-
supposti.

Monumenti Antichi — Vol. XXIX.

Brevemente si espone la storia di Antinoo (');
pastorello bitinio, giunto schiavo alla corte di Adriano,
dall'imperatore scelto quale favorito e sopra ogni cosa
amato, da portarselo dietro nei frequenti viaggi per
l'impero, e oscuramente morto affogato mentre la corte
risaliva il Nilo per raggiungere Tebe, sia che si fosse
dato volontariamente la morte per salvare la vita di
Adriano, minacciato da chi sa quale oscuro destino, sia
soppresso da una congiura di corte.

A questo creduto volontario sacrifizio si dovette lo
straordinario onore che Adriano decretò all'amico per-
duto, divinizzandolo e facendolo come tale adorare ;
e questo è ciò che più si connette al nostro tema.

L'assunzione a Dio non fu legata ad alcuna definita
persona divina (•)': così ciascuno fu libero di rivestire
Antinoo del carattere che più gli piacesse, general-
mente assimilandolo alla divinità più onorata nelle
singole regioni; si può però fissare una cerchia di di-
vinità preferite, poiché il lor carattere più s'avvicinava
formalmente a qualche rispetto della vicenda del
nuovo Dio.

Ricostruire totalmente il eulto nella diffusione e
particolarmente nelle forme, a sè, è difficile, nè è im-
portante per noi; generalmente lo faremo coincidere
coi luoghi di travamento e cogli attribuii divini delle
opere esaminate ; anche ricca mèsse di epigrafi riguarda
ed ha importanza in questa definizione.

Ma noi, ricercando nelle scolture, avremo modo di
possedere egualmente dati sicuri.

E, respingendo quelli cervelloticamente esposti dal
Dietrichson, possiamo affermare che le opere, che sicu-
ramente figurano Antinoo, lo presentano sotto i se-

(!) Dettagliatamente la ricostruisce il Dietrichson (op. cit.,
pag. 35 sg.), die fissa data di nascita il 27 novembre 1 10 d. Ci'.,
e di morte l'ottobre 130. La versi ine della morte per sacrifizio
è data dagli storici di Adriano (Dione Cassio, Xiphilim Fin-
tome, LXIX; Elio Sparziano, Vita Hndriani, XIV, 4-8; Aurelio
Vittore; De Caesaibus, XIV, 6-7). Molti altri scrittori, specie
cristiani, dal II al IV secolo d. Cr. ebbero parole di condanna
e vituperio e per la relazione colpevole e per la fine di Antinoo.
Tanti altri storici, anche moderi.i (tra gli altri Gregorovius
e Mommsen, Duruy etc), si sono aggiunti nella deplorazione;
ma ciò non ha posto nè interesse nel nostro speciale assunto.

(2) Le speciali ricerche su quest'argomento, oltre clic nel
Dietrichson (op. cit., p. 91 sg.), si possono vedere in altri autori,
quali il Gayet, in Annales du Musée Guimet, toni. XXVI
(Uexpl. d. ruines d'Antimi) e in Conférences du Musée Guimet,
1907, p. 159 (Le eulte Mckique à Antinoé); ma sembrano a noi
tali da doversi accogliere con molta riserva.

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