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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Marconi, Pirro: Antinoo: saggio sull'arte dell'età adrianea
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0152
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291

ANTINÓO

292

Sappiamo come, iniziata nella lontana città del-
l'Asia Minore, si sia trasferita a Roma, dove doveva
avere vasto laboratorio con numerosi artisti, e come
il suo fiore di produzione debba essere stato nel pe-
riodo Adrianeo, provenendo da villa Adriana due
delle opere più notevoli, ed appartenendone un'altra
all'arte di Antinoo.

Quindi per un avvicinamento cronologico e spa-
ziale gli estremi ci sono : siamo di fronte ad una
scuola di artisti, di cui alcuni eccellenti, attiva nei
primi decennii del 2° secolo in Roma. Non potremmo
desiderare quindi maggior concordanza di dati.

Ma ci occorre, ora, investigare il valore estetico
di questa scuola, la sua corrente d'arte, in una pa-
rola, la sua personalità artistica ; ed all'uopo, stu-
diando le opere che ha prodotto, desumerne questo
complessivo valore.

Assai noti sono i centauri capitolini (!), in cui
gli Afrodisii Papias ed Aristeas copiarono o rifecero,
in marmo bigio, due opere originali, certo in bronzo,
dell'arte ellenistica : in queste opere, che, come
nota l'Helbig, tutti i caratteri inducono ad ammet-
tere lavoro dell'età Adrianea, i tipi che esse riprodu-
cono appartengono certamente ad un periodo ante-
cedente, ed a una scuola asiatica, come prova la
comprensione stilistica delle figure, nell'esagerato
rilievo della muscolatura che non lascia tranquillo
alcun punto del corpo ; e precisamente le analogie
di questo genere ci riportano alla scuola Rodia, fiorita

a Sorrento venne pure rinvenuta una statua d'uno scultore
d'Afrodisia, Koblanos, pel quale, malgrado lo opinioni contrarie
(vedi, sulla questione, SoglianO, Atti Accad. arch. di Napoli,
1889-'90, p. 45 e, 48; Kalkniann, 53° Winckelmannsprogr., 1893,
tav. Ili ; Calai. Museo Napoli, p. 62), noi, analogamente a molte
delle altre firme, crediamo che Afrodisieus sia non il nome
proprio, bensì l'aggettivo dalla denominazione della città.

Il nome di Flavio, che alcuno di questi scultori porta, fa
pensare che appunto sotto l'impero di qualcuno (lidia casa
Flavia essi si siano trasferiti in Roma e vi abbiano avuta la
cittadinanza: i dati epigrafici però, e i dati stilistici dei fram-
menti scultorei insieme rinvenuti (vedi Visconti, loc. cit., p. 323
e 359), farebbero abbassare questa data, ed avvicinare all'età
d'Adriano almeno il più noto di essi (di cui restano 4 iscrizioni).
Flavio Criserote, e un secondo, Flavio Andronico.

Del resto taluno degli Afrodisii era attivo fin circa la metà
del sec. IV (Loewy, n. 373).

I nomi di questi scultori a noi noti sono Zenone, Flavio
Zenone, Zenone figlio d'Attina, Zenone figlio d'Alessandro,
Polinice, Menesteo, Cornelio Atticiano, Flavio Criserote, Flavio
Andronico, Aristeas, Papias, Koblanos, Antonianos.

(!) Helbig, I», nn. 861 e 862.

nel 2° secolo av. Cr. Siamo quindi di fronte ad un
rifacimento accademico, eseguito con una sbalor-
ditiva preziosità tecnica, con lavoro di cesello nei
particolari più infimi e trascurabili, in cui si perde
di vista l'unità del complesso.

Abbiamo poi l'atleta di Koblanos in cui è ri-
preso e ripetuto un tipo statuario del V secolo, molto
probabilmente della cerchia Mironea. Anche in que-
sta opera, che si riporta ad un modello tanto diverso
da quello dei conterranei Papias ed Aristeas, nes-
suna è l'originalità creativa dell'artista, che s'è limi-
tato a riprodurre un valore già costituito, arricchen-
dolo, se non osserviamo male dalle fotografie, d'una
tecnica sempre affinata e precisa.

Abbastanza a lungo parlammo del rilievo del
nostro Antonianos.

Quindi, nelle tre opere, nessuna unità : non c'è
più tradizione di scuola, come affermazione di valore
plastico, e l'arte asiatica stessa è caduta : si ripro-
ducono tipi noti, prendendoli da qualunque indirizzo :
tre opere abbiamo, che si riportano a tre tipi diffe-
rentissimi.

Se nei primi tempi dell'impero possiamo ancora
costituire tra gli artisti due categorie, i neo-classici
e gli ellenisti, a seconda del diverso ideale estetico che
perseguivano, ora anche questa divisione è caduta,
se in una stessa scuola indifferentemente ci si riporta
ai più spiccati esemplari dell'una e dell'altra cor-
rente. Non c'è quindi un unico ideale estetico che
si persegue, a dare l'unica personalità alla scuola,
l'unicità di ricerca, che raccoglie verso una sola di-
rezione tutti gli sforzi e i tentativi ; ma appunto ciò
che costituisce la scuola, cioè questo indirizzo, manca ;
se i nomi non ce lo dicessero, noi certo non porremmo
accanto, come di eguale scuola, Papias ed Antonianos.

Realmente, una scuola non ha più ragione di es-
sere, nel periodo Adrianeo : tutte si sono livellate,
e l'ideale estetico è in esse uno solo : ricollegarsi all'an-
tico ; e il secondo carattere che le unisce è la tecnica, su
cui si riversano tutte le cure degli artisti.

Ritorniamo così a quello che già notammo ; al
general carattere dell'arte Adrianea uniforme ed eguale,
senza gara di scuole, senza audaci affermazioni di no-
vità, senza travaglio creativo, ma solo intenta a lavo-

(i) Klein. Gesch. d. Gr. Eunst, III, 252 sg.
 
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