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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Rellini, Ugo: La grotta delle felici a Capri
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0211

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LA GROTTA DELLE FELCI A ( A

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meridionali. Como nello strato superiore delle terra-
mare, a Toscanella, alle Conelle, alla Pertosa com-
pare la fibula micenea ad arco di violino. Spetta in-
vece al patrimonio delle genti neolitiche l'uso di abi-
tare nelle capanne semisotterranee. A Latrònico, le
capanne erano disseminate presso la caverna che ebbe
tutt'altra destinazione. È dei neolitici il metodo di
lavorare tanta parte della produzione litica con finis-
simo ritocco bifacoiale sulle cuspidi silicee, triango-
lari, con peduncolo e alette, specie sui grandi e per-
fetti esemplari adoperati come pugnali o come punte
di giavellotto. Sono neolitici od eneolitici i martelli
ad occhio, così abbondanti alle Conelle, e i pendagli e le
armille di pietra (Grotta delle Felci, Gr. della Pertosa).
Le Conelle han dato un'accetta votiva di pietra (1)
che rientra nel patrimonio neolitico : e potrebbero
anche citarsi le piramidi fittili di Filottrano, se, come
alcuno pensa, questi oggetti si debbono collegare
col culto dell'ascia; inoltre la serie dei vasi rozzi con
le anse a bugna, a linguetta ad anello, a tubo.
Sotto il qual riguardo acquista speciale significato
l'evoluzione delle anse, che abbiamo esaminato nel
materiale caprense e che anch'essa conferma la persi-
stenza di elementi neo- ed eneolitici nell'età del bronzo,
specialmente con l'accentuarsi e lo svolgersi delle anse
sporgenti o aderenti immediatamente all'orlo del vaso.

In fine, dove ripetersi che il carattere che stringe
sicuramente insieme tutti cotesti depositi sta nella
particolare tecnica della decorazione vascolare, e in
qualche peculiarissima foggia esclusiva di questi de-
positi : Vaskos, col beccuccio-ansa a Latrònico, a Ter-
lizzi, a Toscanella Imolese, e il curiosissimo fittile
a bugia, di Terlizzi e della Grotta di Pertosa.

Non è mancato chi ha veduto anche nella deco-
razione la persistenza di un elemento neolitico tras-
messo in seguito, traverso l'età del bronzo, fino ai
tempi villanoviani. Occorre tener presente la distin-
zione, sopra riconosciuta, tra le due tecniche decora-
tive. Il ritrovarle talora insieme sullo stesso vaso ce
ne conferma la contemporaneità, ma non ci illumina
su la loro origine. Dello stile a incisione profonda
possono forse vedersi i prodromi nei rozzi tentativi
dell'arte neolitica; non così dello stile che prese nome

(') Fu da me raccolta e. donata, con altro materiale, al
Preistorico di Roma.

Monumenti Antichi — Voi. XXIX,

da Pertosa e da Latrònico, di cui manca ogni esempio
nei veri depositi neolitici italiani, tanto che il Pigo-
rini e il Peet lo credettero importato. Importati,
forse nell'eneolitico, poterono essere i primi saggi
vascolari ; ma la produzione enea è indubbiamente
indigena. Nei nostri depositi neolitici sta solo qualche
rarissimo, eccezionale frammento con qualche pun-
teggio, povero tentativo che non indica alcuno stile (1).

Qui deve farsi una notevole constatazione. Nel
materiale dei villaggi di Matcra, che ho a lungo e dili-
gentemente esaminato, in così stragrande quantità
e varietà di ceramica stampata e incisa, il punteggio
associato al graffito non compare mai, come non
compare la linea curva. Si hanno bande spezzate,
sulla ceramica patinata; ma le bande si riempirono
di fitte limette incise. Nella parte superiore di quelle
trincee compare la ceramica nero-lucida, liscia, come
quella di Ripoli. È soltanto nei sepolcri dell'età del
bronzo che lo stile di Pertosa e di Latrònico e la deco-
razione geometrica come quella delle capeduncole
dell'Abruzzo teramano, di Toscanella ecc., fanno
la loro apparizione.

Il carattere misto del materiale di coteste sta-
zioni già era stato rilevato (dal Pigorini e dal Colini
specialmente per le stazioni della Marca Alta ; dal
Pettazzoni per Toscanella Imolese e per Villa Casa-
rini) e si era spiegato il fatto col persistere dei discen-
denti di famiglie più antiche per entro i nuovi tempi.

Importa rilevare, allargando le indagini e con-
fortandole coi resultati delle nuove scoperte, che non
si tratta del trapasso di qualche oggetto sporadico
dall'una all'altra età, ma di serie omogenee della
suppellettile di età più antica che vediamo presenti
nell'età del bronzo: non solo, ma dell'evoluzione della
tecnica in alcune di coteste serie, evoluzione che
è possibile seguire nell'età del bronzo partendo dai
tentativi prodotti nelle età precedenti.

Ciò ci autorizza a ritenere giusta l'ipotesi che nei
territori, che non furono sotto il diretto dominio dei
terramaricoli, l'elemento etnico da tempo stanziato
nella penisola apenninica, pur subendone l'influsso,
dovette avere notevole valore nel progressivo svolgi-
mento della civiltà.

(') Per tali questioni vedi la mia memoria Latrònico,

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