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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Rellini, Ugo: La grotta delle felici a Capri
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0212
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403

LA GROTTA DELLE FELCI A CAPRI

404

Della vitalità dell'elemento eneolitico tra noi,
altre testimonianze si hanno nei merihirs largamente
diftusi nelle Puglie (Terlizzi) ; nei dolmens pugliesi, che
sono certamente dell'età del bronzo, mentre altrove
risalgono ai tempi eneolitici.

Nell'Etruria, ove mancano per ora stazioni come
quelle che abbiamo esaminato, il Taramelli sospetta
che gli elementi formali della ceramica di tipo eneo-
litico esistenti nel materiale paleoetrusco siano do-
vuti alla persistenza di elementi etnici neolitici.

Nella Sardegna e nella Sicilia, ove la corrente
terramaricola non giunge affatto, la civiltà nuragica
e la civiltà del secondo periodo siculo ci mostrano
chiaramente la continuazione e il pieno effondersi
della civiltà, la cui aurora era apparsa alle stesse genti
nell'età eneolitica.

Nella seconda parte di questo scritto ci siamo
occupati di due argomenti distinti: della ceramica
dipinta più arcaica e dei depositi più affini allo strato
superiore di Grotta Felci.

Per quanto riguarda la ceramica dipinta, daremo
anzitutto rilievo alla constatazione che taluni dei
saggi caprensi si legano a quelli dei villaggi trin-
cerati di Megara Hyblaea e di Stentili elio in Sicilia,
mentre per qualche altro dobbiamo risalire fino alla
stazione di Bipoli nell'Abruzzo teramano.

Fin qui, come ho avvertito, i vari saggi della più
antica ceramica dipinta costituivano gruppi tra loro
isolati : e per la loro diversità quei saggi apparivano
così staccati dai soliti prodotti neolitici, che vennero
senz'altro considerati come esotici.

I singoli travamenti cominciano ora in parte a
legarsi. Primo l'Orsi stringeva le belle ceramiche, da
lui scoperte nei villaggi trincerati di Stentinello e di
Megara Hyblaea, a quelle apparse sulle coste del-
l'Adriatico meridionale, sospettandone la probabile
provenienza da Creta.

Frammenti della stessa ceramica di Ripoli stanno
indubbiamente nella stazione superiore del Pulo di
Molfetta, come della più stretta affinità sono altri
di Capri. Forse un giorno qualche saggio di questa
stessa ceramica decorata a fasci verticali di linee spez-
zate si raccoglierà anche nella Sicilia orientale : intanto
può notarsi la presenza nel villaggio di Matrensa, coevo

a quello di Stentinello, della decorazione incisa costi-
tuita da fasci di linee spezzate disposte in senso ver-
ticale come nello stile dipinto di Capri (*), l'uso di
orlare di bruno le fasce dipinte in rosso e di decorare
con pitture, parzialmente, l'interno del vaso.

La stazione di Molfetta ci dava anche la fine pain-
ted warc dei villaggi trincerati di Matera, senza che
per ora possa dirsi se al Pulo giungesse da Matera
che ne ha dato la quantità maggiore, o se avesse seguito
l'inverso cammino. Per taluni di questi saggi, invero,
possiamo ancora guardare la Balcania.

Infine deve tenersi presente che tanto in Sicilia
quanto a Matera si hanno anche saggi, sia pur di
qualità più scadente, che non potrebbero negarsi pro-
duzione locale, nò saprei d'altronde considerare sen-
z'altro esotica la copiosissima e così omogenea cera-
mica di Ripoli: anch'essa deve essere produzion'e
locale.

Deve dunque ritenersi, allo stato presente delle
ricerche, che i centri dell'invenzione e della produ-
zione della ceramica cromica sono stati molteplici,
intorno al bacino mediterraneo.

E ciò concorda con la visione che ormai abbiamo
della civiltà della pietra nella sua fase ultima e più
piena, quando nel bacino mediterraneo più attive si
determinavano le correnti commerciali dai luoghi
di più florida vita, e sul Mediterraneo si affacciavano
le prime ondate dei nuovi elementi etnici.

Talune delle dette stazioni son press'a poco sin-
crone, mentre altre possiamo pure considerarle durate
più a lungo, benché rispecchianti la stessa fase fon-
damentale della civiltà litica.

Le ulteriori ricerche indubbiamente chiariranno i
problemi connessi con l'origine e la diffusione della
ceramica cromica dell'età della pietra, di cui ora si
stabiliscono i primi accostamenti.

Dobbiamo intanto ritenere che, se essa usciva dal-
l'uso all'alba del bronzo nella penisola apenninica e
nella Balcania, non però spariva allora tutto quanto
era stato patrimonio delle genti neo-eneolitiche.

Nella Grotta delle Felci, nelle altre stazioni similari
che abbiamo richiamato, può seguirsi la parziale per-
sistenza dell'elemento neolitico.

(!) Mosso, Molletta cit., fig. 32.
 
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