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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Orsi, Paolo: Cavlonia: il memoria
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0230

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dal tempio di Apollo Licio a Metaponto, serie oggi
divisa tra i musei di Napoli e di Potenza. Questi ve-
ramente superbi pezzi molto si avvicinano al frammento
di Caulonia-tempio, ed indirettamente a quelli di
Caulonia-Passoliera. Vi sono state riconosciute due
varietà. L'altezza dello piastre è di m. 0,39, la lunghezza
di m. 0,61 ; quindi, atteso il loro grande modulo, pos-
sono bene appartenere ad un grande tempio. Malgrado
varii punti di contatto con Caulonia, intercedono però
anche notevoli divergenze: la giubba è ad un solo
ordine di ciocche ; diverso è il rendimento delle labbra,
dell'orecchio e di altri particolari; manca l'astragalo,
e la foglia dorica è capovolta (quella dolle palmette
è tonda e grassa, mentre a Caulonia è foggiata a lama
di ronchetto); diverso è altresì il boccio di loto. Gli
artisti di Caulonia e di Metaponto, molto vicini di età,
ebbero certo una comune ispirazione, e furono adde-
strati alla stessa scucia.

Malgrado la insigne bellezza di questi pezzi, anche
qui in buona parte dovuta alla policromia, quelli di
Caulonia a me pare riescano superiori ai metapontini,
pur sembrando di qualche poco più antichi. Gir. G. De
l'etra, II geison del tempio di Apollo Licio a Metaponto,
Napoli, 1895 (in Atti Accad. archeol. lettere e belle arti,
voi. XVII) ; Perrot & Chipier, Eist. de Vari, voi. VII,
tav. in cromo IX, con colori però non fedeli.

* *

Ben per tempo gli antichi greci espressero con una
maschera leonina il getto delle fontane ;. e per analogia,
in una fase che io ritengo più avanzata, ebbero la stessa
forma le grondaje di templi e di edicole ; sarebbe da
indagare se queste abbiano preceduto quelle, o vice-
versa. Ma la più antica rappresentazione di fontane
leonine è data dal vaso Francois, da ogni scena del
quale traspare la raffinatezza del costume e dell'arte
ionica, a cui io vorrei attribuire l'introduzione delle
grondaje nell'occidente ellenico. Col vaso Frane is
nei siamo alla prima metà del VI sec, precedendo di
un sec< lo circa tutta la serie calabrese delle teste, che
io ho passate in rassegna. Che altre la Sicilia e la Magna
Grecia possano un giorno restituirci, risalienti al pieno
VI sec, a me pare poco probabile, perchè nella più
antica fase dell'architettura fittile dei coronamenti
templari la gronda è data normalmente dal tubo con
piatti. Sembra da ciò lecita la conclusione che i getti

di fontana a testa leonina abbiano preceduto di un
mezzo secolo, e forse più, quelli delle tettoie templari.

È accertato che, mentre nella Magna Grecia l'ap-
plicazione della gronda leonina nel secondo quarto
ed alla metà del sec. V ebbe una larga diffusione, essa
era invece estremamente scarsa in Sicilia (}). Pare
pertanto che nei Bruttai tale apparizione coincida con
quella invasione di elementi ionici che dopo le guerre
persiane sembrano inondare la regione, ed in particolare
Locri e le sue colonie, e che nel tempio di Casa Ma-
rafiotti, dorico, innesta elementi ionici, dando origine,
come nell'AmyMaion di Sparta, ad uno stile dorico -
ionico (2). Si sarebbe tentati di credere che dalla Ionia
Asiatica sia venuta in Italia questa forma peculiare,
perchè nelle monete della Grecia asiatica ben per tempo
ed in molte città noi troviamo trattata la figura leo-
nina, intera, o dimezzata, o la semplice testa vista
di fronte e di profilo. A cominciare dagli informi pezzi
di elettro del sec. VII, di ignota città, e da quelli di
Mileto, di Samos, di Cnido, che dal sec. VIT scendono,
attraverso le monete incuse del VI, alle belle forme
del V, talvolta colla maschera di faccia, arrivando
poi ai tetradrammi ciziceni del IV, che rivaleggiano,
in bellezza, coi leontinesi di Sicilia, è tutta una fiori-
tura di l'orme animalistiche ma in particolare leo-
nine (3) ; a proposito delle quali non parmi superfluo
il rilievo che in Sicilia una sola città, la ionica Lcontini,
ci abbia dato nella sua monetazione la notissima su-
perba serie di teste leonine da riconnetterc certamente
col nome della città e col culto di Api Ho in essa eser-
citato, ma altresì coll'arte ionica.

La quale arte ionica nell'Asia Minore ebbe una
famigliarità peculiare colla figura leonina, forse per
i contatti più o meno indiretti coll'arte assiro-caldea,
arte animalistica per eccellenza e che in particolare la
figura del leene, yssai prima degli albori della plastica
greca, ebbe a trattare in forme vive ed efficaci nei ri-
lievi rappresentanti le grandi caccie e gli «sports» impe-

C) Vedi nel mio Athenaion di Siracusa, col. 381, nota 2,
la documentazione di tale asserto; tre soli sono i frammenti
sin t|iii segnalati nelT isola. Aggiungi ora anche Orsi, Mcgara
Hybldea, 1917-1921, col. 62, fìg. 8.

(2) Orsi, Supplem. Notizie scavi, 1911, pag. 60; Arehaeol.
An-riger, 1910, page. 08-70.

(3) Veggasi per i tipi l'Head, Eistoria nummorum, l»ed.,
pag 489 e sgg.; e, meglio, Babelon, Traiti des nionn.grecq. et
romaines, II, 1, pag. 0 e segg.
 
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