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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Orsi, Paolo: Cavlonia: il memoria
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0242
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459 ga

tuario arcaico, sul cui edificio non è stato ancora pos-
sibile mettere le mani. Da esso deriva il magnifico
unicum al Museo di Reggio, cioè la piastra con figure a
rilievo, edita in modo al tutto inadeguato in Notizie
scavi, 1886, pag. 243, e che ora, dopo i lavaggi da me
fatti eseguire sul pezzo insigne, attende la reedizione
con una tavola in cromo.

Quale fosse la funzione di codesto pezzo insigne
(metopa?) non è ben chiaro. Dal deposito di Criso-La-
boccetta, scavato tumultuariamente in tempi antichi ed
a varie riprese, provengono effettivamente anche fram-
menti di tea., ora al Museo Civico di Reggio e non per
anco divulgati. Da notare fra essi una grande cimasa
a gambe divaricate, in tutto analoga all'esemplare
siracusano, Orsi, Atlienaion di Siracusa, pagg. 301-302,
figg. 229-230, dove è fatto un accenno anche al pezzo
reggino.

Si hanno buone ragioni per riferire allo stesso san-
tuario, perchè trovato in grande prossimità di esso,
anche il pezzo di sima frontonale arcaica da me edito in
Notizie scavi, 1922, pagg. 173-172, associato con avanzi
di grondaje a tubo.

b) Dalle fondazioni della nuova prefettura, e
forse da un tempio arcaico sotto di esse esistente, due
tegoloni di gronda, con decorazione iposcopica nella
parte aggettante, da me divulgati in Notizie scavi,
1922, pag. 158.

e) Da altre parti della città vengono altri fram-
menti di tea., oggetto di una monografia cui attende
il prof. Nicola Putorti, direttore del Museo Civico di
Reggio Calabria, dove quei frammenti sono stati rac-
colti.

11. Metavros (Gioja Tauro) (1). Rilevante com-
plesso di tea. arcaiche a decorazione pitturale liscia,
pertinenti a sime, cassette, frontoni, tubi di gronda eri
altri elementi meno precisabili.Questo complesso, dame
non visto ma pubblicato in modo insufficiente da una
piccola fotografia (Orsi, Notizie scavi, 1902, pag. 128),
è passato nelle mani dell'illustre scultore Francesco
Jarace in Napoli. I miei amici prof. Giulio E. Rizzo e
marchese Enrico Gagliardi, che hanno potuto vedere
ed ammirare codeste tea. nello studio Jarace, me ne
hanno decantata la grande bellezza. Esse sono degne di
una pubblicazione a parte, e di entrare nel futuro Mu-

(*) D. van Buren, op, cit„ p. 43 e sg.

■onia 460

seo Nazionale della regione calabra. Le pratiche fin qui
esperite a tale riguardo non hanno però approdato.

A prescindere dal loro pregio archeologico, tali tea.
ne hanno anche uno topografico di primaria importanza,
in quanto sono la prova certa che la collinetta, su cui
sorge la più vecchia parte di Gioja Tauro, corrisponde
all'antica Metauros o Metaurum, e che in contrada
Monacelli, dove esse vennero trovate, scassando il
suolo per una vigna in proprietà Tripodi, esisteva un
antico santuario del sec. VI.

Ulteriore conferma a tale identificazione topografica
si ha in altra scoperta di data recente, avvenuta in una
località tutta prossima alla precedente. Trattasi di
un grandioso xcdvnrriQ ì]ys\uav, sormontato da una
figura giovanile a tutto tondo, del tipo fin qui cre-
duto sicelioto, perchè apparso soltanto a Gela, Ca-
marina e Siracusa (Orsi, Atlienaion di Siracusa, pag.278
e sg., tav. XVIIB). Il pezzo cospicuo, raccolto in molti
frammenti di pessima creta ed in condizioni deplore-
voli, venne per fortuna posto in salvo dal marchese
Enrico Gagliardi, che lo ebbe in dono dal proprietario
del suolo, ove si rinvenne.

III. Medma (^ (Rosarno). Dopo i miei scavi ciel
1912-'13 non cade dubbio sulla identificazione di
Medma con Rosarno. Le grandi stipi sacre, ricchissime
di belle terracotte figurate, saccheggiate in imprimo
tempo dai vignaroli (figuro di Rosarno provenienti da
quelle scoperte tumultuarie sono oggi sparse in molti
musei esteri ed in collezioni private), e solo in parte
potute da me esplorare, non lasciano dubbio sulla esi-
stenza di uno o più santuarii nella contrada di « Pian
delle vigne ». Disgraziatamente i resti di codesti san-
tuarii non ci fu dato scoprirli, perchè o distrutti o co-
perti da vigneti. Di tea. si ebbero soltanto modiche
tracce in una delle grandi favissc (cfr. Orsi, Supfylem.
Notizie se, 1913, pagg. 65-67; sima con meandro ; sima
con palmette e fior di loto a rilievo, nonché kymation
lesbio; sima a gronda leonina di modellato largo, som-
mario ed assai arcaico).

IV. Hipponivm (2) (M. Leone). Le varie campagne
quivi condotte ci hanno fatto conoscere varii santuarii,
pur troppo ridotti in condizioni disastrose. In qualcuno
di essi si raccolsero avanzi di tea, assai malandati, sia

(') D. van Buren, op. cit., pag. 33 e sg.
(2) D. van Buren, op. cit., pag. 23.
 
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