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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Orsi, Paolo: Cavlonia: il memoria
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0255
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('AVLONIA

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leggende alquanto discutibili, ma nelle quali non si
esclude un fondo di verità (1), anche Locri avrebbe
avuto parte nella fondazione di Sibari e sarebbe
quindi entrata in contatti essa pure colla ricca
e potente Mileto, contatti che ora, nel momento
della avversa fortuna, si sarebbero rievocati e
ripresi.

Ma lasciando tutte le congetture più o meno plau-
sibili che su questo sbarco di Ionii a Locri nel 493
si vogliano architettare, è certo che queste genti, le
quali provenivano da un paese dove l'architettura
dorica era pressoché ignota (2). essendo dirette allo
impianto di una nuova colonia, dovevano noverare
fra di esse anche un corpo di artisti e di artigiani,
corredati di tutto il patrimonio delle forme dell'arte
ionio-asiatica. La prova del loro passaggio e della breve
sosta a Locri, e della più che probabile definitiva per-
manenza di una piccola parte di essi in Locri, è pa-
lesata dalla impronta tutta ionica che dopo questa
data assume l'arte in Locri. E di riflesso questa moda
ionica si ripercosse anche nelle città figliali di Locri,
piantate dalla metropoli sulla costa tirrena, ed in altre
ancora.

Perfino nella lontana Posidonia, colonia di Si-
bari, la statuetta in bronzo, dedicata dalla cene-
fora Phillo ad Athena con una dedica scritta in
dialetto peloponnesiaco, insiste sopra un. capitello
ionico, e rappresenta Phillo vestita in costume
ionico ; testimonio del « Vordringen ionischer Kunst
und Kulturformen in Sùd-Italien am Anfang des
V Jahrhunderts » (3).

L'attraente argomento dell' influenza ionica su
Locri e sul Bruzio meriterebbe di essere meglio ap-
profondito che io qui non abbia fatto ; ma credo
di avere a sufficienza. lumeggiato i punti più sa-
lienti, così storici come artistici, i quali ci danno
ragione della profonda modificazione che coli'inizio
del sec. V interviene nelle città bruzio-lucane anche
nella loro architettura cretacea.

(!) Così la pensa il Lenormant (Grande Orice, I, pag. 257).

(2) Faccio mia a questo riguardo l'acuta osservazione del
Lechat, Notes archéologiques X (1917) pag. 6, a proposito del
tempio di Assos, l'unico dorico della regione asiatica, il quale
poi offre una amalgama di dorismo e di jonismo.

(3) K. A. Neugebauer, Antike Bronzesiatuetten, Berlin,
1921, pag. G5, flg. 34.

APPENDICE

VII. Piccole scoperte avvenute a Caulonia
dopo il 1915.

Riferisco qui brevemente di alcune scoperte casuali
avvenute a Caulonia dopo la pubblicazione del mio
volume su quella città, od anche in precedenza, ma a me
sfuggite.

A) Ripostiglio di bronzi preellenici. Da fonti diverse,
che ritengo assolutamente attendibili, mi venne assicu-
rato che nella vicinanza della città e nel territorio di
Monasterace, poco prima delle mie campagne cauloni-
tane, si fossero trovati dei bellissimi bronzi preellenici,
la maggior parte dei quali sarebbe passata nelle mani
di un noto imprenditore e speculatore milanese. A nulla
valsero le mie premure ed i tentativi fatti per vedere gli
oggetti od avere almeno fotografie e disegni di codesti
bronzi; essi andarono a finire sul mercato antiquario
di Milano, e forse all'estero, perdendo la marca di ori-
gine, che ne formava il pregio principale. Di questo
ripostiglio ho veduto presso il prof, barone Ottorino
De Fiore di Catania tre belle lance, di cui una freschis-
sima, lunga cm. 29.8, venne da lui donata al Museo;
ed insieme colle tre lance era venuto in possesso del pro-
fessor De Fiore anche un falcetto di stranissima forma,
lungo un 40 cm., da lui donato a persona amica di
Napoli; di esso non mi fu possibile avere il disegno.

B) TcsorcUo monetale. Nel 1916, o poco prima, lavo-
ratori del dott. Pisano di Monasterace rinvennero nel
vallone Campana un pentolino contenente un guizzilo
monetale di 20 pezzi di argento, che mi fu dato esami-
nare. Tanti furono almeno quelli consegnati al signore
anzidetto; ma se il peculio constasse, come è proba-
bile, di maggior numero di pezzi, non mi è consentito
di affermare.

Erano 14 dei noti piccoli stateri ed octoboli del Brut-
tium (D testa di Nike a destra; B: figurina virile in
atto di coronarsi) (Head, Hist. num., pag. 77) ; uno
solo presentava nel Vf una testa diademata e velata e
nel B: Poscidon colla gamba destra poggiata sopra un
capitello ('). Età approssimativa 282-203. Tutti di eat-
tiva conservazione con sigle e simb< li diversi.

(*) Veggasi, a proposito di queste monete, piuttosto comuni
in Calabria, F. Lenzi, Ripostiglio di monete d'argento dei Brutta
(in Rassegna numismatica, 1914). Contro la cronologia ad esse
 
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