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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Ugolini, Luigi M.: La Panighina: fonte sacra preistorica
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0290
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LA PANIGHINA

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venivano calati entro il pozzo, o comunque essi l'ossero
maneggiati.

Alle due anse, di cui sono sempre ninniti, veniva
assicurata una funicella, mediante la quale il vaso
assumeva una posizione d'equilibrio e poteva essere
quindi calato comodamente entro il pozzo per estrarne
l'acqua.

Ricorderò, a proposito della funicella, che il dott.
Bassetti, nel pulire le anse, trovava spesso avanzi
di legacci attorcigliati e rissati attorno ad essi. (ìli
sembrarono composti di sostanza vegetale, quan-
tunque il cattivo stato di conservazione non lasciasse
distinguere ciò con sicurezza.

Io sono propenso a credere che alle anse ad anello
(e quindi ad occhio piuttosto grande, come nell'attin-
gitoio tav. II, 1) potesse essere fissato un manico
di eorda composto di scorza d'albero, come è stato
ritenuto per i legacci trovati in anse di vasi rinve-
nuti a Lagozza, oppure di vimini, come per i legacci
usciti dalla torbiera di Mercurago, poiché tanto in
questi vasi, quanto nell'attingitoio della Panighina, le
anse sono a foro grande.

Ma gli attingitoi figg. 13, 14, 15, e tav. II, 4,
sono muniti di anse a canale con foro piccolo, e i vasi
invece sono grandi. Una volta che questi fossero stati
pieni di liquido, avrebbero pesato assai, od una sot-
tile funicella di vimini, che potesse passare per i loro
stretti fori, non poteva essere sufficiente per reggere
il vaso. Poiché è da escludere il metallo (se non l'osse
altro', perchè di esso non troviamo tracce del logorìo che
con l'uso indubbiamente avrebbe prodotto nei fori
delle anse) bisogna, pensare all'impiego di altre so-
stanze per la costruzione del manico. Quantunque
sembri che fin dalle più remote età si adoperassero
le pelli ed i tendini più sottili per la costruzione di
cordicelle io credo che alla Panighina si usassero
piuttosto quelle costruite con fibre di lino.

Nè deve far meraviglia che si sapesse già usare
il lino per la costruzione di funi anche sottili, quando
si sa che tale pianticella era forse conosciuta e colti-
vata dai capannicoli ma indubbiamente dai pa-
lafitticoli dell'Italia supcriore, per esempio da quelli

(') G. Mortillet, Origincs de la ehasse, de la péche et de
Vagricolture. «Boll. Paletn. It. », XXX, p. 193, ree. di Strobel.

(2) Colini, Il sepolcreto di Remedello Sotto nel Bresciano
ed il periodo eneolitico in Italia « B. P. I. », XXVIII, p. 23.

di Lagozza (ove si rinvennero semi di Unum angu-
stifolium) ('). Anche in Austria e in Isvizzera (a Moos-
serdorfsee) fu trovato il lino. A Robenhausen pure
furono rinvenuti numerosi e varii avanzi di tessuti
di lino.

I beccucci poi (di cui presento, le varietà nella '
fìg. 16 e sez. 17) mi pare rivelino anche che si cer-
casse di mescere il liquido con cura, per impedire che,
durante il travaso, se ne disperdesse anche col goc-
ciolìo, perchè abbiamo alcuni di quei beccucci che i
paletnologi chiamano «a cucchiaio».

Pure allo scopo di impedire inutili fuoruscite
di acqua, il beccuccio appartenente all' esemplare
tav. 11, ."> fu costruito vòlto all'insù ed inoltre col-
l'orifizio ad un livello più alto un paio di centimetri
che non quello del vaso: in tal modo si poteva riem-
pire completamente il recipiente, senza che il bec-
cuccio spandesse il liquido contenuto.

I vasi potori] pure presentano una grande varietà
perchè vi sono i poculi a forma cilindrico-svasata,
ed i boccali di svariate sagome. E questa è la quarta
classe di recipienti da me descritta.

Questi vasi a boccale costituiscono l'assieme cera-
mico più importante per numero, qualità, tipo, sa-
goma, e particolarità tecniche e ornamentali. Sono
essi i più caratteristici fittili di tutta la raccolta.

Pur appartenendo nelle linee generali ad un unico
genere di vasi, variano tra loro per la qualità delle
sagome e il tipo. Si ha la chiara visione di ciò, osser-
vando le figg. 26 A-F, in cui sono rappresentate le
più importanti sezioni.

La sezione 26 B ci presenta un boccale a corpo
eipolliforme molto espanso e piuttosto schiacciato.
Il collo, pur essendo l'ormato dal gradualo restringersi
della parte superiore del vaso, nell'ultimo tratto,
in prossimità dell'orlo, è diritto. 11 fondo è semplice
e malfatto.

La sezione £6 D invece ci mostra un boccale com-
post o di due tronchi di cono pressoché uguali, riuniti
nella loro base maggiore. Ne nasce così una carena
alquanto acuta. 11 fondo è abbastanza piano.

Togliendo il ventre eipolliforme dal primo boc-
cale esaminato (sez. 26 B) ed il collo da quello a dop-

(') I. Regazzoni, La stazione preistorica della Lagosi a >< II.
P. I. », p. 3 e seg.
 
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