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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Ugolini, Luigi M.: La Panighina: fonte sacra preistorica
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0314
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583

LÀ PANIGHINÀ

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variante dai 12 ai 14 cm., e di altri paletti, assai più
piccoli, collocati in posizione orizzontale a raccordo
tra il « ceppo » ed i pali verticali.

La cosi detta «palafitta» ed il suo vero
scopo. Venendo subito alle considerazioni circa
quanto vien denominato «palafitta», credo dover no-
tare, prima d'ogni altra cosa, che non è opportuno usare
questo termine per indicare i pali e i paletti di contorno,
sia perchè il termine non è molto proprio, sia, sopra
tutto, perchè richiamando alla mente speciali costru-
zioni preistoriche, può ancora indurre in equivoci ed
in errori gli studiosi, come già avvenne per il passato.

Qui non si tratta di « palafitta », sibbene di un si-
stema di impalcatura vero e proprio.

Più che da quanto possa io dire in proposito, credo
che ciò potrà apparir evidente dalle sezioni verticale
ed orizzontale della tav. I, rappresentanti la rico-
struzione grafica di tutto il trovamento.

Nella sezione verticale, si vedono disposti attorno
al tronco alcuni pali in posizione verticale (ne ho
messi tre, ma il numero non fu stabilito; di quello
centrale non si vede altro se non l'estremità supcriore,
poiché la rimanente parte è coperta dalla sezione del
«ceppo») e alcuni paletti, o sbatacci, orizzontali.

Xella sezione orizzontale, posta sotto alla precedente
ed in corrispondenza, appaiono i pali messi in giro al
« ceppo » ed i paletti trasversali, orizzontali, posti sia
tra un palo e l'altro, sia tra questi ed il « ceppo ».

Tutta questa costruzione reggevasi solidamente in
piedi mediante gli incastri (come risulta dalla de-
scrizione del Santarelli) che la concatenavano in-
sieme, ed anche per la spinta della terra che premeva
tutt'intorno. Non pare infatti che i pali verticali, in
basso, fossero incastrati nella roccia.

Mi sembra che dall'esame di queste due sezioni ri-
sulti ■ chiaro l'ufficio di tale costruzione lignea posta
attorno al « ceppo ».

In primo luogo essa, per mezzo dei paletti mediani
posti « a guisa di raggi di ruota » (vedi seziono oriz-
zontale), reggeva diritto il « ceppo » (vodi sezione
verticale) che in basso era tenuto fermo dal solco in
cui era incastrato.

In secondo luogo i pali verticali reggevano un
po' anche la spinta della circostante terra, di natura
molle, che avrebbe presto o tardi spostato il « ceppo »
dal luogo originario.

I paletti poi, che costituiscono — dirò per conti-
nuare la similitudine del Santarelli — la circonfe-
renza della ruota, avevano lo scopo di tenere fermi
tra loro i pali verticali (').

Tale sistema di impalcatura attorno a tronchi d'al-
bero vuotati aventi funzione idraulica, si trova infatti
generalmente impiegato in molte analoghe scoperte
preistòriche. Però è più comune la forma di recinto o
gabbione quadrato, coi pali posti orizzontalmente, uno
sull'altro, (a guisa delle pareti di travi delle baite
alpine) come per esempio a St. Moritz (2) e a Cou-
loubret-d'Ax (Ariège) ed in altri luoghi della Francia (3).

Pei' quel che riguarda gli incastri di cui parla il
Santarelli, eseguiti per fissare le estremità dei paletti
di concatenamento tra i pali grandi ed il tronco, non
posso che riportarmi a quanto fu notato dai muratori
e riferito dal Santarelli, poiché nessun frammento di
legname, ora conservalo, presenta tracce di tali in-
castri.

II così detto ((ceppo d'albero vuoto».
E dalle considerazioni relative alla gabbionatura, pas-
siamo a quelle relative a ciò che il Santarelli chiamò
« grosso ceppo d'albero vuoto ».

Alla li»'. .">."> ne presento in fotografia il frammento
di maggiori dimensioni che ci è pervenuto.

L'esame microscopico ha confermato T opinione
concorde dei pratici di legname, e cioè che questo le-
gno è olmo (4).

Tale « ceppo » aveva circa 40 cm. di diametro, e,
dai rilievi che si possono fare sui frammenti conscr-

(') Anche il Petersen dice che la costruzione lignea va
considerata come una primitiva conduttura d'acqua e non
come una palafitta (Bug. Petersen, Funde in Italie», 1902, in
«Jahrbuch d. deutsch. archaeol. Institut» XVTTI, 1903;
« Ardi. Anz. », p. 84).

(-) Heierli, Die bronzezeìtliche Quellfassung von St. Mo-
rii;, in « Ardi. f. Anthropol. », voi. VII, 1908, p. 120 sgg. ; id.
in « Anzeiger f. schweizerische Altertums », nuova serie, voi.
IX, 1907, p. 2fió sgg.

(*) Bonnard et Percipied, Im (inule thermale, Paris 1880.
D'ora in poi quando citerò rinvenimenti archeologici fatti in
suolo francese, e non metto citazione, intendo riferirmi a que-
st'opera.

(4) L'esame è stato gentilmente fatto con molta cura dal
chiar. Prof. Cortese dell'Istituto Botanico di Roma. A motivo
del cattivo stato di conservazione del legno, il prof. Cortese
non si è però potuto pronunciare in modo assoluto sull'iden-
tificazione del legno.

Anclie il palo di vite (fig. 34) fu esaminato microscopi-
camente,
 
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