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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Ugolini, Luigi M.: La Panighina: fonte sacra preistorica
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0315

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LA PANtGSÌM \

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vali, aveva le pareti di uno spessore variante dai
cm. 3,5 ai 6. a seconda dei frammenti stessi.

Determinazione della sua altezza. Dal
racconto dei muratori, si sa che il « ceppo » fu tro-
vato alto ni. 2,50 ; ma anche che gli sovrastavano
per circa mezzo metro i pali che lo reggevano di-
ritto. Per questo fatto credo convenga pensare che
il « ceppo » originariamente fosse alto almeno mezzo
metro di più, cioè m. 3 come i pali. Questi si sareb-
bero conservati nell'altezza loro quasi originaria,
perchè più grossi delle pareti del « ceppo », e perchè,
anzi che d'olmo come questo, erano di quercia, legno
assai resistente all'umidità.

Però sappiamo inoltre che circa due metri più in su
del ceppo, e cioè subito sotto i cinque metri di attuale
profondità ('), fu trovato pure un pezzo di tronco d'al-
bero che aveva la forma di un « mozzino » (2).

E poiché questo era posto proprio in perfetta cor-
rispondenza dell'asse verticale del « ceppo » rinvenuto
nel 1902, e poiché anche un « mezzino » ha presso a
poco le identiche dimensioni di larghezza possedute
dal « ceppo » (vedi nota precedente), credo che sa-
rebbe fuor di luogo dubitare che il « mezzino » ed il
« ceppo » avessero l'identico ufficio di rivestimento
e protezione del pozzo ; non solo, ma penso anche
che si possa andare più avanti ed asserire che l'un
pezzo ligneo non è altro che la continuazione del-
l'altro.

In forza dell'appartenenza dei due pezzi di « ceppo »
ad un unico rivestimento ligneo del pozzo, consegue
che tale incamiciatura di legno aveva Torlo suo più
alto, o bocca che dir si voglia, verso i m. 5 di at-
tuale profondità.

Se poi entrambi i pezzi fossero in continuazione
ininterrotta od invece mancassero di quella parte

(') Nella (Inscrizione da me riportata alla eoi. 499 è detto
che « il colono, giunto a circa metri 5 di profondità» s'im-
battè nel «mezzino»: quindi tale elemento di tubo andava
dai 5 metri circa verso i 6 metri di profondità attuale.

(2) Il «mezzino » è una misura romagnola per cereali, detta
cosi perchè è un mezzo « staio ».

Fino a non molti anni fa i mezzini erano di legno (ora
vengono costruiti in lamiera di ferro) e ottenuti vuotando un
pezzo di tronco d'albero : erano quindi di un sol pezzo, al quale
però veniva aggiunto separatamente il fondo. Quando sono di
legno, essi misurano circa 45 cm. d'altezza, 35 di diametro e
hanno 3 cm. di spessore.

Monumenti Antichi — Voi* XXIX,

di tubatura di cui non si sa nulla (tra i metri 6 circa
e i 7), è impossibile poter determinare con sicurezza.

Si può infatti pensare che il « ceppo » fosse alto
5 metri e che, infradiciatasi la parte intermedia, il
« mezzino » venga a testimoniare la parte alta di tulio
il « ceppo » ; e si può anche credere che la parte inter-
media non sia mai esistita, e che, per conseguenza,
fossero rivestite di legno solo le parti inferiore e supe-
riore del pozzo.

Io, per conto mio, credo che il « ceppo » ligneo
andasse con continuità da metri 5 circa a metri LO
di attuale profondità, per le ragioni che determina-
rono la necessità di foderare le pareti inferiori e su-
periori del pozzo e cioè: permettere che l'acqua sgor-
gasse libera dalla fenditura della roccia; rendere fa-
cile l'attingere ; impedire le infiltrazioni, nel pozzo,
delle acque sparse nel terreno circostante ed il conse-
guente deterioramento di quelle sgorganti dalla roccia;
infine proteggere il pozzo da otturamenti che la
terra di contorno, tanto friabile, non avrebbe man-
cato di produrre.

Come va inteso il «ceppo ». Comunque,
fosse il «ceppo» alto m. 5 circa, come credo io;
oppure 3, conformemente ai pali; od anche solo
m. 2,50 come fu trovato, non credo si possa pensare
che esso fosse tutto di un sol pezzo.

(ìià al Santarelli si affacciò la difficoltà di esecu-
zione di un tale lavoro, tanto è vero che pensò ad un
« grosso ceppo d'albero cavo, probabilmente per vec-
chiezza ».

Ma l'esame attento dei pezzi lignei conservatici
mostra, invece, che il tronco d'albero fu votato arti-
ficialmente e che la lavorazione fu ottima, poiché
tanto le pareti esterne quanto quelle interne sono a
superficie così regolare da far supporre un lavoro di
levigatura (forse mediante strofinìo) col quale si tol-
sero le tracce dei colpi d'ascia. Inoltre esse pareti sono
di spessore costante ('), ed il legno è di qualità scelta,
non presentando mai nodi.

(') Tale bontà ed accuratezza di lavorazione può costi-
tuire un altro argomento per giustificare l'alzamento, da me
proposto, della data da neolitica ed enea a quella primitiva
del ferro. In età neolitica (vedi il Santarelli) e nella pura e pri-
mitiva età del bronzo (vedi il sen. Pigorini) non credo si po-
tesse essere in grado di scavare così bene l'interno di un tronco
d'olmo, non Eosse altro per mancanza di ben adatti arnesi.

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