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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Ugolini, Luigi M.: La Panighina: fonte sacra preistorica
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0343
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641

LA PANIGHINA

642

le genti primitive sono molto conservatrici in fatto
di culto, sicché questo vien tramandato ai posteri
nelle quasi identiche condizioni in cui fu ricevuto dagli
antenati.

Solo in un periodo più tardo di quello a cui dob-
biamo ascrivere il nostro culto sorgono gli elaborati,
ben organici e grandi sistemi religiosi, che radunano
e coordinano in se stessi gli sparsi culti che le diverse
genti avevano creati ed alimentati per essi (1).

Ma, del resto, anche in questa età più recente osser-
viamo che i modesti culti, come può essere il nostro,
ben lungi dall'essere radiati per l'avvento delle nuove
e più potenti religióni, sopravvivono lo stesso, non
solo, ma mantengono ancora, oso dire, la loro indi-
pendenza ed il loro carattere speciale e locale. Poiché
se le divinità della più ricca, più organica, più potente
religione si impongono a quelle più modeste che in-

irradiano all'intorno gli clementi culturali; che alcuni hanno
delimitazioni ben decise per le caratteristiche degli oggetti e
per la posizione geografica (in Alta Italia, per esempio, il
centro villanoviano, atestino, di Golasecca ecc.) ; che vi sono
invece moltissime altre stazioni le quali hanno fornito un
materiale promiscuo, il quale risente molto ora di un grande
centro culturale, ora di un altro, ora di più contemporanea-
mente; che alcuni di questi centri di civiltà presentano evidenti
tracce di commerci con regioni spesso assai lontane, in op-
posizione ad altri che vivevano della ristretta vita loro pro-
pria ; infine, che a lato di località, che fornirono materiali
archeologici con caratteristiche tutte assai progredite, ve ne
sono altre dalle quali uscirono prodotti aventi contempora-
neamente le particolarità proprie della civiltà allora svolgen-
tesi e quelle assai arretrate delle civiltà già scomparse (pseudo-
arcaismo).

Il Colini pure attesta in brevi, ma chiare parole, quanto
ho ora asserito : « Le diverse condizioni geografiche e storielle
dei varii territorii spiegano come la civiltà, nonostante alcuni
caratteri fondamentali comuni, si svolse in ciascuno di essi
con una facies propria » (G. A. Colini, Intorno all'origine della
civiltà della prima età del ferro in Italia, in « B. P. I. » XXXIV,
p. 35).

Deriva, da tutto ciò, che la civiltà primitiva dell'Italia non
presentasi uniforme durante la prima età del ferro ; non solo :
ma poiché alle diverse forme di civiltà corrispondono, sovente,
altrettanti elementi etnici, risulta pure che vi era una piuttosto
grande varietà di genti e di singole tribù.

Orbene : parallelamente a questi particolari e varii popoli
sparsi per il suolo italiano e a queste svariate civiltà fiorenti
durante la prima età del ferro, io penso che esistessero culti
speciali a seconda delle località in cui gli uni e lo altre ave-
vano avuto nascita e sviluppo.

Come vedremo, i pochi dati che abbiamo sui culti primi-
tivi mi pare militino in favore di quanto ho asserito ora.

(') Questo processo di assorbimento di varii numi in una
divinità omogenea maggiore, di età quindi posteriore, è fre-
quentissimo ad avverarsi, e troppo noto perchè io ne debba
parlare.

centrano sparse qua e là, e se anche il nuovo sfolgo-
rante dio subentra nel posto del vecchio e umile
spirito a guardia e protezione dell'oggetto venerato,
quest'ultimo spirito non è del tutto espulso e dimen-
ticato, poiché invece viene posto accanto al primo
come attributo di questo. Certo però che, coll'andar
del tempo, tale aggiunta attributiva avrà finito col-
Passumere il valore di un aggettivo con significato
semplicemente locale; ma anche con tutto ciò il va-
lore topico del culto scema di poco.

Casi tipici di questo fenomeno religioso si osser-
vano in Francia, in età gallo-romana. Per esempio:
alla fonte di Bourhonne-Lcs-Bains in età protosto-
rica presiedeva un modesto spirito locale: Borco
Ma poi dai Romani conquistatori fu esso detronizzato,
e nel suo seggio fu posto Apollo. Tuttavia i Romani
non vollero dimenticare la vecchia divinità dei soggio-
gati (anche, e forse soprattutto, perchè prevedevano
che sarebbero dispiaciuti alla gente della contrada)
e la associarono al loro sfolgorante Apollo : si ebbe
in tal modo un Apollo Borvonus (2). Poi, coll'andar
del tempo, questo epiteto di Apollo restò solo ad
indicare che questo dio era onorato di una speciale
venerazione in questa località

Inoltre, pure a conferma del carattere di persi-
stenza della individualità dei culti locali, dirò che
i Romani stessi non li sottoponevano sempre alla
protezione della medesima divinità, ma questo erano
assai varie [Marte (che nelle leggende è spesso legato
ai draghi, simboli dell'acqua), Ercole, Apollo, Escula-

(') Cfr. C. I. L., XII, 2444.

Generalmente si deve credere che il nome della divinità
passi a designare anche la località alla quale presiedeva il nume,
e non viceversa.

Plinio ci dice chiaramente : « (aquae) augent numerimi
deorum nominibus variis, urbesque eondunt, sicut Puteolos
in Campania, Statyellas in Liguria, Sextias in Narbonensi pro-
vincia » (Plin., Nat. hist.. XXXI, 2).

Del resto è anche nota la grande importanza che si dava
alla presenza di sorgenti quando trattavasi di scegliere un
luogo per fondare una città. « [Romulus] locum delegit... fon-
tibus abundantem » (Cic, De Rep., IT, 6).

Si credeva pure che il vocabolo pagus derivasse « ànò zB>f
nrjyav » (Serv. Ad Georg., II, 382).

(-) Vi sono pure altri numerosi esempii: Marti Arixoni;
Marti Vorocio; Mercurio Cissonio; NympMs Griselicis ; a Vichy:
Beo Iovi Sa'asio; ecc. cfr. Bonnard, op. cit., pag. 1G8 e sgg.).

(:ì) Analogamente a ciò avveniva anche nel mondo green,
ove troviamo questo dio con aggettivi attributivi aventi valori
locale : come per esempio Licio, Delio, Delfico, Actio ecc.
 
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