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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Anti, Carlo: Esplorazioni archeologiche nella Licia e nella Panfilia
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0381
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711

ESPLORAZIONI ARCHEOLOGICHE NELLA LICIA E NELLA PANFILIA

712

il Radct è stato tratto in inganno dalla carta del Kie-
port. Infatt i gli itinerari che vi sono segnati non indicano
le strade principali, spesso neppure delle strado (pur
intendendo questo termine nel modo più lato, più turco
immaginabile!), ma semplicemente gli itinerarii se-
guiti di fatto dagli esploratori, anche se questi hanno
attraversato boschi o prati senza traccia di sentiero,
come tocca spesso di fare in Asia Minore.

In realtà, poiché Alessandro non andò certo nella
Licia meridionale e quindi non seguì la via dell'Ary-
candos perchè Diodoro dice esplicitamente che vi mandò
dei legati, dovette necessariamente percorrere l'alto
Alaghyr e da questo passare nella valle del Kemer.
Perciò il discendere fino a Saragyk avrebbe rappresen-
tato una inutile diversione. Da Arslan Jailà, costeg-
giando la testata della valle del Ciandyr, si raggiunge
comodamente l'ampio e facile sistema di selle di Gjok-
derè, donde poi si prende senz'altro la valle del Kemer.
Rispetto a questo valico, Saragyk si trova lontana e più
bassa quasi quanto le rocce di Ciandyr. Per quanto la
struttura dell'acropoli di Saragyk, presa di per sè, cor-
risponda bene alla descrizione di Mannara, la sua posi-
zione non corrisponde più : noi infatti la dobbiamo pen-
sare in luogo alto e dominante la via percorsa da Ales-
sandro, anche se un po' in disparte, ma non a valle.
Inoltre essa resta alquanto lontana da Faselide, divisa
dal territorio di questa da troppe valli e da troppi
monti ; il suo àmbito è troppo piccolo per aver conte-
nuto una popolazione di 5000 persone, quale almeno
dovette essere quella di Mannara se di soli giovani va-
lidi si salvarono circa 600 ; il fatto che sull'acropoli di
Saragyk rimangono molti e notevoli edifici, ma tutti
indistintamente di tarda epoca romana, contrasta con
l'altro che Mannara sembra scomparire dalla storia
dopo l'episodio di Alessandro Magno.

A tutti i requisiti risponde invece molto bene la
nuova città del Cavagh Dagh.

Essa è proprio materialmente sul confine settentrio-
nale della Licia ; è a poche ore di marcia da Faselide ;
domina a vista d'occhio Idyros e purtuttavia non è sul
mare, ma all' interno ; domina la via che dai valichi di
Gjokderè scende per la valle del Kemer, ma tuttavia
resta un po' in disparte, così che si spiega come Alessan-
dro non se ne sia preoccupato e forse non l'abbia nep-
pur vista. La conformazione del monte, inaccessibile
da ogni parte, meno che da un solo aspro e ristretto
passaggio, facile a difendersi, ricorda appuntino la
TtòTQccv neyctXrjv òxvqóttjti óictipe'Qovo'av di Diodoro. La
sua ampiezza è adeguata alla popolazione approssima-
tiva della città. Finalmente : mentre Saragyk non ha
vicino montagne selvagge e facili a raggiungersi dove i
fuggiaschi potessero trovare un buon rifugio, la Goinùk
Boghazè, selvaggia, quasi impraticabile, posta proprio
ai piedi del Cavagh Dagh, e le imminenti balze del Cara
Dagh promettevano un asilo sicuro ai disperati difen-
sori di Mannara.

Io credo dunque che l'identificazione delle rovine
del Cavagh Dagh con la città dei Marmari possa rite-
nersi sicura. Come notò il Radct, non è detto che essa
avesse proprio il nome di Marmara e perciò non dovremo
stupirci se per caso un giorno qualche scoperta epigrafica
ci rivelerà un nome diverso. Per esempio merita di
essere notato come il panorama che si gode dal Ca-
vagli Dagh coincida punto per punto con quello de-
scritto da Straberne (XIV, pag. 671) per Olympos,
la cittadella del pirata Zenicetes vinto da Servilio
Isaurico, che già l'Ormer. ds (') avverte non poter es-
sere 1' Olympos comunemente noto a sud di Faselide.

(«) A. II. Ormerods, in J. R. St. XII (1922), pag. 40, nota 8.
 
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