VIII
EINLEITUNG.
pitture, disegni, medaglie antiche, e altre sì fatte cose qui
s' avevano in pregio, e straniere persone venivano a provvedersene;
siccome fece Oliviero Forzetta cittadino di Trevigi, assai ricco,
di cui certi Ricordi di proprie faccende dall' eruditissimo sig.
Canonico Avvogaro dati al pubblico ciò comprovano mani-
festamente (Trattato delle Monete di Trevigi, p. i5i). Notabile
cosa è che nel i335 quel Trivigiano qui cercasse quattro
puttini di marmo tagliati fuori da un' antica scoltura di S. Vitale di
Ravenna: Item, quaeras de quatuor pueris de Ravenna lapideis,
qui sunt taglati Ravennae in Sancto Vitale. V' è perciò buon
argomento da poter credere che sino da allora trasferiti fossero
stati a Venezia que' due bassirilievi die marmo Pario con quattro
puttini, forniti dello scettro di Giove e della- spada di Marte,
che collocati poi furono nel coro della Chiesa di Santa Maria
de' Miracoli, ove tuttora si veggono; i quali lasciò scritto il
Sansovino che molti anni addietro da Ravenna s' erano portati
e si attribuivano a Prassitele (Descri^. di Venezia, p. 63 ed
i58i). Bella cura certamente si è presa colui che questi fanci-
ullini avere ci fece; perciocché di antico e stupendo lavoro sonoessi
comunemente riconosciuti; e vuoisi ancora che Tiziano nella
insigne palla di San Pietro Martire li ricopiasse. Non sono però
quei medesimi che il predecessore mio chiarissimo Antonio
Maria Zanetti (Lib. cit., p. 117) credeva indicati da Girolamo
Rossi come degni di Fidia e di Policleto (Hist. Raven., Lib. 3.
p. i5g ed i58g). Stanno questi anche oggidì in due pezzi di
bassorilievo nella chiesa medesima di Ravenna: de' quali uno
che il trono di Nettuno con tre puttini rappresenta, dal ch.
P. Jacopo Belgrado Gesuita illustrato fu con una Disser-
tazione nel 1776 stampata in Cesena; senza però sapere che
un bell'intaglio in rame nel i5i8 dato fuori n'era stato, e
questo all' originale molto più conforme di quello che il Mont-
faucon aveva prodotto (Antiq. expliq. Supplem., T. I, Tab.
XXXVI).
Ma nel secolo quindicesimo piantati li sodi principii della
scuola di pittura dalli Vivarini, da Vittore Carpaccio, dalli
Bellini e da altri loro coetanei, e coltivati coll' opera ancora
d' illustri maestri forestieri, particolarmente di Gentile da Fabriano
e d' Antonello da Messina, che qui grand' onore si fecero; ne
EINLEITUNG.
pitture, disegni, medaglie antiche, e altre sì fatte cose qui
s' avevano in pregio, e straniere persone venivano a provvedersene;
siccome fece Oliviero Forzetta cittadino di Trevigi, assai ricco,
di cui certi Ricordi di proprie faccende dall' eruditissimo sig.
Canonico Avvogaro dati al pubblico ciò comprovano mani-
festamente (Trattato delle Monete di Trevigi, p. i5i). Notabile
cosa è che nel i335 quel Trivigiano qui cercasse quattro
puttini di marmo tagliati fuori da un' antica scoltura di S. Vitale di
Ravenna: Item, quaeras de quatuor pueris de Ravenna lapideis,
qui sunt taglati Ravennae in Sancto Vitale. V' è perciò buon
argomento da poter credere che sino da allora trasferiti fossero
stati a Venezia que' due bassirilievi die marmo Pario con quattro
puttini, forniti dello scettro di Giove e della- spada di Marte,
che collocati poi furono nel coro della Chiesa di Santa Maria
de' Miracoli, ove tuttora si veggono; i quali lasciò scritto il
Sansovino che molti anni addietro da Ravenna s' erano portati
e si attribuivano a Prassitele (Descri^. di Venezia, p. 63 ed
i58i). Bella cura certamente si è presa colui che questi fanci-
ullini avere ci fece; perciocché di antico e stupendo lavoro sonoessi
comunemente riconosciuti; e vuoisi ancora che Tiziano nella
insigne palla di San Pietro Martire li ricopiasse. Non sono però
quei medesimi che il predecessore mio chiarissimo Antonio
Maria Zanetti (Lib. cit., p. 117) credeva indicati da Girolamo
Rossi come degni di Fidia e di Policleto (Hist. Raven., Lib. 3.
p. i5g ed i58g). Stanno questi anche oggidì in due pezzi di
bassorilievo nella chiesa medesima di Ravenna: de' quali uno
che il trono di Nettuno con tre puttini rappresenta, dal ch.
P. Jacopo Belgrado Gesuita illustrato fu con una Disser-
tazione nel 1776 stampata in Cesena; senza però sapere che
un bell'intaglio in rame nel i5i8 dato fuori n'era stato, e
questo all' originale molto più conforme di quello che il Mont-
faucon aveva prodotto (Antiq. expliq. Supplem., T. I, Tab.
XXXVI).
Ma nel secolo quindicesimo piantati li sodi principii della
scuola di pittura dalli Vivarini, da Vittore Carpaccio, dalli
Bellini e da altri loro coetanei, e coltivati coll' opera ancora
d' illustri maestri forestieri, particolarmente di Gentile da Fabriano
e d' Antonello da Messina, che qui grand' onore si fecero; ne