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Muratori, Lodovico Antonio
Opere del proposto Lodovico Antonio Muratori già bibliotecario del Serenissimo Signore Duca di Modena (Band 9,2) — Arezzo, 1769 [Cicognara, 2497-9-2]

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https://doi.org/10.11588/diglit.30675#0289
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P O E S 1 A L 1 B' IV. 285

(Jo) Et ella j a sì gran ptato Convìm p 'th tempo a dar fentenza veva. ] Petrarca ; PiaÀ
cefnì aver vojire ragtoni udite ; Ma pià tempo ci vuole a tanta lite ; nella canzone dei
Piato. Questi poi i'nervati versi, o scabre parole io non ravviso in questo Sonetto, por-
tato, corae di Meiser Cino, il quale so, che dai Petrarca, è chiamato, suo, e atnoro-
so. E 1’estere amico del Petrarca, e l’ estere amoroso, non avrebhe a far fare i versi
tanto snervati, nè così scabre parole, perciocchè amore è una pastìone tenera, delicata ,
gentile. Amor, che al cor gentil ratto / apprende ; diste il nostro amoroso Mester Dante»
Se uno fì prende la pena di guardare un poco ne’ Sonetti di Messer Cino, non gli tro-
verà cotanto ruvidi: ma ci vuole un poco di riverenza verib i Padri nostri, e autori di
quella bella lingua, che ci fa onore. Questa schifiltà vcrso gli antichi ha satto perdere
molte belle coie tanto dei Latini, quanto dei nostri. Virgilio dal pattume d’ Ennio ri-
pescava le perle: Tullio era adoratore de’poeti antichi, e da quel loro antico, benchè.
non si dipaja, credo che ne traeise iiioprò. Annosi da stimare i moderni, ma non disisti-
mare gliantichi; nè si deono così facilmente deprimere, esotterrare; perciocchè, sc non
altro, ci scuoprono le prime orditure, e i primi lineamenti delle lingue, e dell’ arti ; e.
ie ne vede il principio, che molto fa a ben intendere il progresso, e la perfezione.

Di Giovanni Guidiccione.

CHì (a) desia di veder, dove s’adora
Quasi nel tempio suo vera Pietate;

Dove nacque bellezza, & Onestate

D’un parto, e ’n pace or fan dolce dimora:

Venga a mirar costei, che Roma onora

Sovra quante fur mai belle, e pregiate,

A cui s’inchinan l’anime ben nate,

Come a cosa quaggiù non vista ancora.

Ma non indugi: perch’io sento 1’Arno,

Che invidia al Tebro il suo più caro pegno,

Richiamarla al natio fiorito nido.

Vedra, se vien, come si cerca indarno

Per miracol si nuovo, e quanto il segno
Passa i’alma belta dei mortai grido.

Bisojnerebhe non ricordarft di quel Sonetto del Petrarca^ il cui
principio è tale :

Chi vuoi veder quantunque può Natura:
e allora il presente parrebbe qualche cosa di grande. Contuttociò fi
•vuol sar giusìizia ancora a quefto, e consefsare, cbe quantunque fatto
ad imitazione dels altro, esso è degno di ?ion ordmaria lode, contenen-
do pensieri subl'tmi, e vag)bissimc efagerazioni Poeticbe. A quefla su-
blimìtà di fe?itimenti s aggiunge una sacile e maschile dolcezza 0 leg-
giadrìa /esprejstoni, sbe pojsono sempre pih sarlo piacere a cb't lo con-

fidera
 
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