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le più grandiose, come attesta egli nel celebre monumento d'And-
ra ( a ). Intraprese Augusto questa fabbrica non tanto per ornamento
della città, quanto che avendo risatte con ispesa immensa le strade,
onde più sacilmente da ogni parte si potesse andare a Roma, vide ne-
cessaria entro la città di Rimino la costruzione di un Ponte sul largo
fiume Arimino, oggidì chiamato Marecchia. Vedasi su di ciò Dio-
ne ( b ) . La robustezza di questo Ponte, che a fronte di tanti secoli
si è sempre mantenuta nel suo primo vigore, la grazia, la venustà,
di cui tuttora fa leggiadra pompa, manifestano la somma perizia dell'
Architetto, che probabilmente fu Vitruvio, il quale vedemmo essere
l'artefice dell'Arco, e che contemporaneamente sorse attendeva ad am-
bedue questi lavori, o almeno da altri si eseguirono i suoi Disegni.
Sosfrì il nostro Ponte un grave danno nel VI secolo, allorché
Narsete Generale di Giustiniano Imperatore saceva la guerra ai Goti.
Narra Procopio, il quale si trovò in questa spedizione, che i Goti in
Rimino trovandosi a fronte del mentovato Eunuco, tagliarono una spon-
da del Ponte, e questa a giudizio del chs. letterato C. Battagli ni (e)
su quella dalla parte occidentale; onde l'arco estremo, ossia il quinto
più lontano dalla città, su smantellato, e rifatto poscia con poca pe-
rizia, ovvero con fretta, o molto risparmio, e mostrò sempre di minac-
ciare, ed è attualmente quasi tutto sepolto sotto la ghiaja.
Nell'anno 1680 l'arcata era ridotta a tale stato, che il Comune
di Rimino , chiamato il Cavalier Agostino Martinelli Ferrarese, che al-
lora leggeva il Diritto Cesareo nell'Università di Roma, la fece ristau-
rare nel modo che vedesi al presente, con grossi marmi conceduti dal
Pontesice Innocenzo XI, e che esistevano nel fiume Uso vicino a S. Vi-
to , ed erano avanzi d' un antico ponte ( d ).
Quest'Arco non pareggia in bellezza gli altri, ne può pareggiar-
li, se fu risatto nel VI secolo, ed in tempi tanto funesti alle arti ed
alla pubblica quiete. Anche alla fine del XIV secolo ( e ) fu danneg-
giato da una gran piena, e fu ristorato dal Comune e Clero.

te

( a ) Gruter. Inscript. oper. publicor. P. 1. pag. a3a.
[b) Lib. 53.
(e) Luog. cit. pag. 351.
[d) Può vedersi la descrizione di questo ristauro, ed il rame dell'Arco, in na
opuscolo del detto Cav. Martinelli stampato in Roma pel Tinassi j6Si.
( e ) Battaglini luog. cit. pag. 35a.
 
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