LE RECENTI SCOPERTE PRESSO LA BASILICA DI S. SEBASTIANO 53
Ed ora io vengo a dimostrare la esattezza della mia let-
tura e ad esaminarla, fermandomi sulla parola più impor-
tante e che serve a spiegare tutto il graffito, quale è l'ultima
della terza riga; ed aftinché il lettore possa esaminarla con
maggior comodità, la riproduco qui sotto isolata ed in propor-
zioni più grandi di quelle della Tavola IV.
potuta fave anche in un ambiente diverso da quello del sepolcro. Ora io
non so come egli abbia potuto supporre ciò, perchè io ho sempre ammesso,
e nei miei sci-itti e nei miei discorsi, che Quirino fosse sepolto o nella
stanza ste sa della Platonia o lì accanto; e non ho mai neppur sospettato
per un momento che il suo sepolcro fosse nell'ambiente dei graffiti recen-
temente scoperto. Il secondo argomento non ha più valore del primo. Egli
sostiene infatti essere impossibile che quel nome di Quirino siasi potuto
scrivere in quel vano dei graffiti, perchè il vano non fu più accessibile dopo
costruita la basilica, mentre il corpo di Quirino sarebbe stato portato a
Roma nel quinto secolo. Quanto a questa ultima data noi abbiamo già
veduto che non ve ne ha prova alcuna, ed io credo invece di aver dimostrato
che il corpo di Quirino venne a Roma assai prima e che potè giungere
anche prima che si costruisse la basilica. Ma se anche quelle reliquie fos-
sero venute più tardi, questo argomento non proverebbe, giacché ninno
potrà mai escludere che anche dopo la fabbrica della basilica quel vano
dei graffiti se più non serviva all'uso antico, potesse però essere accessi-
bile per devozione. Insomma il negare a priori la lettura del nome di
Quirino per la semplice supposizione che in quel vano non si potesse
entrare, non è un buon metodo di ragionamento. È chiaro che si dovrà
cominciare dall'assicurarsi, senza idee preconcette, che la lettura di quel
nome sia esatta e se ciò è dovrà riconoscersi che anche dopo il trasporto
di S. Quirino a Roma si potè entrare in quell'ambiente.
Ed ora io vengo a dimostrare la esattezza della mia let-
tura e ad esaminarla, fermandomi sulla parola più impor-
tante e che serve a spiegare tutto il graffito, quale è l'ultima
della terza riga; ed aftinché il lettore possa esaminarla con
maggior comodità, la riproduco qui sotto isolata ed in propor-
zioni più grandi di quelle della Tavola IV.
potuta fave anche in un ambiente diverso da quello del sepolcro. Ora io
non so come egli abbia potuto supporre ciò, perchè io ho sempre ammesso,
e nei miei sci-itti e nei miei discorsi, che Quirino fosse sepolto o nella
stanza ste sa della Platonia o lì accanto; e non ho mai neppur sospettato
per un momento che il suo sepolcro fosse nell'ambiente dei graffiti recen-
temente scoperto. Il secondo argomento non ha più valore del primo. Egli
sostiene infatti essere impossibile che quel nome di Quirino siasi potuto
scrivere in quel vano dei graffiti, perchè il vano non fu più accessibile dopo
costruita la basilica, mentre il corpo di Quirino sarebbe stato portato a
Roma nel quinto secolo. Quanto a questa ultima data noi abbiamo già
veduto che non ve ne ha prova alcuna, ed io credo invece di aver dimostrato
che il corpo di Quirino venne a Roma assai prima e che potè giungere
anche prima che si costruisse la basilica. Ma se anche quelle reliquie fos-
sero venute più tardi, questo argomento non proverebbe, giacché ninno
potrà mai escludere che anche dopo la fabbrica della basilica quel vano
dei graffiti se più non serviva all'uso antico, potesse però essere accessi-
bile per devozione. Insomma il negare a priori la lettura del nome di
Quirino per la semplice supposizione che in quel vano non si potesse
entrare, non è un buon metodo di ragionamento. È chiaro che si dovrà
cominciare dall'assicurarsi, senza idee preconcette, che la lettura di quel
nome sia esatta e se ciò è dovrà riconoscersi che anche dopo il trasporto
di S. Quirino a Roma si potè entrare in quell'ambiente.