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mano si legge ancora il nome di Adeodato vescovo di
Selva Candida. Imperciocché con questo titolo i vesco-
vi di s. Rufina sottoscrivevansi , essendosi dato questo
nome alla Selva, nella quale le due sante vergini e mar-
tiri erano state uccise e sepolte. Quella chiesa ebbe il
nome di basilica, e come tale si ricorda da Anastasio
Bibliotecario nella vita di Adriano I. che la ristaurò.
Nel secolo IX la chiesa e la città annessa furono saccheg-
giate ed incendiate da'Saraceni l'anno 847 e di nuovo
circa l'anno 876, siccome ricavasi dalle lettere di Giovan-
ni VIII. n. XXX. e XXXII. riportate dal Labbè Con-
cilia T. IX. e dirette a Carlo il Calvo. Leone IV. ri-
staurò la basilica circa l'anno 850. secondo/ Anastasio,
e nella bolla dell'anno 854, inserita nel Bollario Vati-
cano, nominando la via cordella, dice che conduceva alla
basilica di s. Rufina e Seconda. Sergio III. poi volle ri-
parare i danni della seconda devastazione, siccome si ri-
cava dalla bolla emanata l'agno 906, la quale si riporta
dall' Ughelli nella Italia Sacra tomo I. e più corret-
tamente dal Marini ne'Papiri Diplomatici pag. 32. In
questa bolla si ricordano i fierissimi guasti apportati dai
Saraceni, la desolazione della chiesa, e l'abbandono del-
le terre, onde il papa assegna la massa Gesana ed altri
fondi per rimediare tali rovine.
La chiesa venne riparata; ma la città non risorse
mai più; il vescovato poi rimase fino all'anno 1120 di-
stinto da quello di Porto, ed in quell'anno da Callisto II
per lo squallore eccessivo de'luoghi, e l'abbandono della
chiesa stessa fu unito al portuense, come oggi pure ri-
mane , essendo frai suburbicarii il secondo in ordine.
Giovanni XIX l'anno 1026 enumerando i beni della
chiesa di s. Rufina nomina il fundum in integrane qui
vocatur Buxus , in quo basilica sanctarum Rufinae
(1 Secundae constimela esse videtur; sicché fino a quella
mano si legge ancora il nome di Adeodato vescovo di
Selva Candida. Imperciocché con questo titolo i vesco-
vi di s. Rufina sottoscrivevansi , essendosi dato questo
nome alla Selva, nella quale le due sante vergini e mar-
tiri erano state uccise e sepolte. Quella chiesa ebbe il
nome di basilica, e come tale si ricorda da Anastasio
Bibliotecario nella vita di Adriano I. che la ristaurò.
Nel secolo IX la chiesa e la città annessa furono saccheg-
giate ed incendiate da'Saraceni l'anno 847 e di nuovo
circa l'anno 876, siccome ricavasi dalle lettere di Giovan-
ni VIII. n. XXX. e XXXII. riportate dal Labbè Con-
cilia T. IX. e dirette a Carlo il Calvo. Leone IV. ri-
staurò la basilica circa l'anno 850. secondo/ Anastasio,
e nella bolla dell'anno 854, inserita nel Bollario Vati-
cano, nominando la via cordella, dice che conduceva alla
basilica di s. Rufina e Seconda. Sergio III. poi volle ri-
parare i danni della seconda devastazione, siccome si ri-
cava dalla bolla emanata l'agno 906, la quale si riporta
dall' Ughelli nella Italia Sacra tomo I. e più corret-
tamente dal Marini ne'Papiri Diplomatici pag. 32. In
questa bolla si ricordano i fierissimi guasti apportati dai
Saraceni, la desolazione della chiesa, e l'abbandono del-
le terre, onde il papa assegna la massa Gesana ed altri
fondi per rimediare tali rovine.
La chiesa venne riparata; ma la città non risorse
mai più; il vescovato poi rimase fino all'anno 1120 di-
stinto da quello di Porto, ed in quell'anno da Callisto II
per lo squallore eccessivo de'luoghi, e l'abbandono della
chiesa stessa fu unito al portuense, come oggi pure ri-
mane , essendo frai suburbicarii il secondo in ordine.
Giovanni XIX l'anno 1026 enumerando i beni della
chiesa di s. Rufina nomina il fundum in integrane qui
vocatur Buxus , in quo basilica sanctarum Rufinae
(1 Secundae constimela esse videtur; sicché fino a quella