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Nibby, Antonio
Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de'dintorni di Roma (Tomo 3) — [Italien?]: [Verlag nicht ermittelbar], 1837

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https://doi.org/10.11588/diglit.71099#0076
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precisamente sulla falda opposta del monte s. Elia, nella
valle arsolana, dove pur oggi veggonsi sbucciare circa 2
miglia prima di pervenire ad Arsoli dalla moderna stra-
da che si distacca da quella di Subiaco. Questo profon-
dissimo pozzo è veramente una meraviglia, e giovi in-
dicarlo a chi visita i luoghi, poiché vi sarà qualche in-
dagatore fortunato di cose della natura, o di opere del-
l'antichità, che avendo i mezzi ed il coraggio di di-
scendervi potrà verificare le misure e conoscere 1' uso
primitivo di quel baratro. Biondo da Forlì che non oso
nominare, se non perchè nel risorgimento degli studii
fu certamente uno dei più critici, parla di questo, e di
un'altro pozzo contiguo nella sua Italia Illustrata, e si
limita ad accennare la profondità, dicendo che era tale
e tanta, che gittando nel baratro un sasso di due libre
di peso non perveniva questo a toccàre il fondo se non
dopo uno spazio in che con pausa potessero recitarsi
due esametri virgiliani.
Qualunque si fosse la causa dello scavo di questo
pozzo: certamente non ha alcuna relazione col condotto
dell' acqua Marcia, come fralle tante stranezze sue vor-
rebbe insinuare il Cassio, appoggiandosi a Plinio, e ri-
negando Frontino, in una materia, in che questi come
magistrato supremo, e come dimostra apertamente, non
ha emulo fragli antichi, e conviene ciecamente seguirlo.
Certo che quella idea di Plinio , se pure è sua è tal-
mente speciosa che cade nel ridicolo. Imperciocché a
chi mai potrà darsi ad intendere, che 1' acqua Marcia
nata ne'monti sui confini de'Peligni traversasse il Fucino
placidamente per una dozzina di miglia, senza mescere
le sue acque con quello , senza darsi briga delle tem-
peste, a che quel vasto bacino soggiace; e passando poi
sotto tre altissime catene di monti calcarii , placidamen-
te ricomparisce, dove le sorgenti oggi si veggono, dove
 
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