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ora Appio Annio Trebonio Gallo, e Fulvio Fiacco furo-
no consoli l'anno 174 della era volgare, o 927 di Roma.
Prima che io progredisca nella indicazione de'monu-
menti antichi di Tivoli, sembra opportuno che ricordi,
che la città moderna niun edificio presenta, degno di
particolare osservazione, meno la villa d'Este, ed il palaz-
zo municipale. E circa la villa, quanto essa un dì fu
splendida e magnifica, altrettanto oggi è squallida, ca-
dente e spogliata di ogni bellezza artificiale, se vogliansi
eccettuare i cipressi, ed i platani secolari che sembrano
piangerne l'antico splendore. Essa, come è noto, fu edi-
ficata sovranamente dal card. Ippolito D'Este governato-
re perpetuo di Tivoli, circa l'anno 1551, essendo papa
Giulio III. Il palazzo fu ornato di pitture da Federico
Zuccari, da Muziano, e da altri artisti valenti di quel
tempo, e di statue, bassorilievi, ed altre sculture anti-
che , in gran parte scavate nel territorio tiburtino, e
particolarmente nella villa Adriana ; ma le pitture sono
languide, e i monumenti dell' arte antica più non esisto-
no. Il palazzo publico, o municipale racchiude alcuni
monumenti epigrafici, frai quali credo degni di singolare
menzione il piedestallo di P. Elio Coerano, del quale
si ha una copia moderna nel Museo Vaticano, una iscri-
zione di musaico, dalla quale sembra potersi ricavare,
che M. Scaudio figlio di Caio, e C. Munazio figlio di
Tito, edili fecero qualche lavoro publico col danaro ri-
tratto delle multe ; aere mvltatico , ed un'ara votiva di
Ercole cognominato Tiburte e Vincitore, eretta da Lu-
cio Minicio Natale, che fu console suffetto sotto Trajano,
augure, legato dell'augusto, e propretore della provin-
cia della Mesia Inferiore.
Rimangono ancora nell'acropoli tiburtina, nel Sice-
lion di Dionisio due templi, volgarmente detti della Si-
billa e di Drusilla, da altri creduti di Vesta e della SD
ora Appio Annio Trebonio Gallo, e Fulvio Fiacco furo-
no consoli l'anno 174 della era volgare, o 927 di Roma.
Prima che io progredisca nella indicazione de'monu-
menti antichi di Tivoli, sembra opportuno che ricordi,
che la città moderna niun edificio presenta, degno di
particolare osservazione, meno la villa d'Este, ed il palaz-
zo municipale. E circa la villa, quanto essa un dì fu
splendida e magnifica, altrettanto oggi è squallida, ca-
dente e spogliata di ogni bellezza artificiale, se vogliansi
eccettuare i cipressi, ed i platani secolari che sembrano
piangerne l'antico splendore. Essa, come è noto, fu edi-
ficata sovranamente dal card. Ippolito D'Este governato-
re perpetuo di Tivoli, circa l'anno 1551, essendo papa
Giulio III. Il palazzo fu ornato di pitture da Federico
Zuccari, da Muziano, e da altri artisti valenti di quel
tempo, e di statue, bassorilievi, ed altre sculture anti-
che , in gran parte scavate nel territorio tiburtino, e
particolarmente nella villa Adriana ; ma le pitture sono
languide, e i monumenti dell' arte antica più non esisto-
no. Il palazzo publico, o municipale racchiude alcuni
monumenti epigrafici, frai quali credo degni di singolare
menzione il piedestallo di P. Elio Coerano, del quale
si ha una copia moderna nel Museo Vaticano, una iscri-
zione di musaico, dalla quale sembra potersi ricavare,
che M. Scaudio figlio di Caio, e C. Munazio figlio di
Tito, edili fecero qualche lavoro publico col danaro ri-
tratto delle multe ; aere mvltatico , ed un'ara votiva di
Ercole cognominato Tiburte e Vincitore, eretta da Lu-
cio Minicio Natale, che fu console suffetto sotto Trajano,
augure, legato dell'augusto, e propretore della provin-
cia della Mesia Inferiore.
Rimangono ancora nell'acropoli tiburtina, nel Sice-
lion di Dionisio due templi, volgarmente detti della Si-
billa e di Drusilla, da altri creduti di Vesta e della SD