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Pelvi decurrebat , cium per nimiam neglectus iiicu-
riam plumbum ipsius centenarii fortini iam pluri-
ma ex parte exinde ablatum fuisset, reliquuni plum-
bum conquassatimi, protinus isdem praecipuus pa-
stor addita moltitudine plumbi ipsuni centenarium
noviter fecit et Deo auspice aqua in atrio beati Pe-
tri simulque et in praefato balneo veruni etiam et
intus civitatem idest in Genuculo (laniculo), ubi mo-
lae machinabantur , sicut antiquitus abundanter de-
correre fecit. Ponderando questo passo, sembra doversi
conchiudere, che i cento archi demoliti, che aveano
troncato il corso dell'acquedotto, esistevano ad una certa
distanza da Roma cioè prima che 1' acquedotto stesso
si biforchi fuori della porta odierna Cavalleggieri. Im-
perciocché ivi si dice, che l'acqua era egualmente man-
cata tanto al Vaticano, quanto al Gianicolo. Ora andando
indietro dal luogo del biforcamento verso le sorgenti ,
il solo punto, in che l'acquedotto abbia archi, è dove
traversa la valle di Aqua Sona, presso la Olgiata, dove
precisamente l'altezza ricordata dal Bibliotecario , e lo
spazio capace di circa 100 archi si ricordano. Più sotto,
lo stesso Anastasio ripete, che papa Adriano I ricondusse
l'acqua sabbatina, della quale avea rinnovato l'acquedotto,
al Vaticano, tanto alla fonte della basilica, che antece-
dentemente si empieva per mezzo di carri che porta-
vano l'acqua, quanto nell'atrio, ed al bagno attinente.
Questo ristauro però non ebbe lunga durata, poi-
ché per testimonianza dello stesso biografo , nel primo
periodo del secolo susseguente, essendo papa Gregorio
IV, che fu eletto nell'anno 827, l'acquedotto era di già
un'altra volta da più anni troncato, onde mancava l'acqua
al Vaticano, ed al Gianicolo, e quel papa ve la fece
tornare: ita ut , dice Anastasio , ad ecclesiani beati
Petri apostoli, atque ad laniculum sicut prius, ita et
Pelvi decurrebat , cium per nimiam neglectus iiicu-
riam plumbum ipsius centenarii fortini iam pluri-
ma ex parte exinde ablatum fuisset, reliquuni plum-
bum conquassatimi, protinus isdem praecipuus pa-
stor addita moltitudine plumbi ipsuni centenarium
noviter fecit et Deo auspice aqua in atrio beati Pe-
tri simulque et in praefato balneo veruni etiam et
intus civitatem idest in Genuculo (laniculo), ubi mo-
lae machinabantur , sicut antiquitus abundanter de-
correre fecit. Ponderando questo passo, sembra doversi
conchiudere, che i cento archi demoliti, che aveano
troncato il corso dell'acquedotto, esistevano ad una certa
distanza da Roma cioè prima che 1' acquedotto stesso
si biforchi fuori della porta odierna Cavalleggieri. Im-
perciocché ivi si dice, che l'acqua era egualmente man-
cata tanto al Vaticano, quanto al Gianicolo. Ora andando
indietro dal luogo del biforcamento verso le sorgenti ,
il solo punto, in che l'acquedotto abbia archi, è dove
traversa la valle di Aqua Sona, presso la Olgiata, dove
precisamente l'altezza ricordata dal Bibliotecario , e lo
spazio capace di circa 100 archi si ricordano. Più sotto,
lo stesso Anastasio ripete, che papa Adriano I ricondusse
l'acqua sabbatina, della quale avea rinnovato l'acquedotto,
al Vaticano, tanto alla fonte della basilica, che antece-
dentemente si empieva per mezzo di carri che porta-
vano l'acqua, quanto nell'atrio, ed al bagno attinente.
Questo ristauro però non ebbe lunga durata, poi-
ché per testimonianza dello stesso biografo , nel primo
periodo del secolo susseguente, essendo papa Gregorio
IV, che fu eletto nell'anno 827, l'acquedotto era di già
un'altra volta da più anni troncato, onde mancava l'acqua
al Vaticano, ed al Gianicolo, e quel papa ve la fece
tornare: ita ut , dice Anastasio , ad ecclesiani beati
Petri apostoli, atque ad laniculum sicut prius, ita et