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Nibby, Antonio
Roma nell'anno 1838: descritta da Antonio Nibby (Parte 2): Antica — Roma: Tipografia delle Belle Arti, 1839

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https://doi.org/10.11588/diglit.68871#0771
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Tempio diVenebe e RomA 731
mente di travertino. Ed io credo che principalmente a
Paolo II. si debba tal guasto, allorché fece il gran pa-
lazzo detto oggi di Venezia, il quale come si conosce
dalla storia e come dimostrano i materiali di clie è co-
strutto, venne edificato a spese del Colosseo e degli
edisicii antichi circonvicini con gravissimo detrimento
delle arti. Successivamente narra Flaminio Vacca Aleni.
n. 73. ne saccheggiarono la platea rivestita di lastre di
marmo, in modo che oggi altro non rimane che lo sche-
letro informe di questa fabbrica e pochi frammenti del-
la sua decorazione i quali però, mercè gli ultimi sca-
vi, sono ancora sufficienti a far conoscere la sua mole
e la sua magnificenza.
Ho notato a suo luogo , che dove Adriano edi-
ficò questo tempio esisteva in origine una specie di
solco naturale fra il Palatino propriamente detto e la
collina occupata dal Macellimi Viete Sacrae e che
di questo solco profittarono ne' tempi primitivi di Ro-
ma per farvi passare la via sacra: che nella immen-
sa fabbrica del palazzo neroniano questo solco fu occu-
pato dall'atrio di quel palazzo, dove Vespasiano fece
trasportare il famoso colosso di 120 piedi di altezza: e
sinalmente, che Adriano fatto trasportare questo colosso
nella piazza avanti l'anfiteatro si servì di questo spazio
per costruirvi il tempio di Venere e Roma. Essendo il
sito ineguale ed occupato da fabbriche antecedenti, pri-
ma opera di Adriano su di formare un'area quadrilun-
ga piana tagliando le fabbriche esistenti, ed alzando il
terreno dove faceva d'uopo con solide sostruzioni: quin-
di esternamente mentre presso l'arco di Tito nell'ango-
lo occidentale questo ripiano appariva quasi a livello
col piano di quell' arco, nell'angolo orientale diagonal-
mente opposto a questo, cioè in quello che è vicino al
basamento del colosso neroniano trovasi più alto dell'
 
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