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FORJVyE IN GESSO

Non sappiamo cominciar meglio questo capitolo sulle impronte pompeiane che col riferire il seguente
interessante brano del prof. A. Sogliano:

« Al lapillo, orrenda grandine di fuoco, era sottentrata la pioggia fitta, incessante di cenere, ed
« oramai la speranza era venuta meno anche in quelli, che l'attaccamento al letto natio rendeva ostinati
« ed audaci; ed essi fuggirono, all'ondando il trepido piede nell'alto sfrato di lapillo e di cenere, sotto
« cui le vie eran scomparse. Ma troppo tardi! Impedito il respiro, caddero soffocati, e lo strato di
« cenere servì loro di funebre lenzuolo. 11 dramma dei viventi interessa sempre assai più di ogni altra
« cosa ; e Pompei con l'insieme maraviglioso dei suoi monumenti , col tesoro inesauribile dei suoi
« insegnamenti non commuove così forte la fantasia e il cuore, come con le forme in gesso dei suoi
« poveri morti. A Teoiilo Gautier bastò vedere nella cenere la impronta di un orgoglioso seno di donna,
« perchè egli immaginasse la sua Ama Marcella. 11 geniale trovato del Fiorelli ci inette in grado di
« contemplare non una impronta molto discutibile, (piale parlò alla fantasia del Gautier, ma la forma
« di tutto un corpo ora di uomo dal tipo spiccatamente romano, ora di giovine donna, che contrasta
« a Venere 1' epiteto di Kallipygos , ora di schiavo fedele , che preferì di morire insieme con la sua
« padrona, ora di fanciullo rachitico e malaticcio, ora di un cane maravigliosamente vero. E il composto
« abbandono dell'uno, il disperato atteggiamento dell'altro, Io sforzo inane della giovine donna, che
« della veste fa scudo agli occhi contro la fitta pioggia di cenere , e il convellersi del povero cane ,
« dimenticato legato all'uscio di casa, fanno pensare, fremere, rabbrividire; e il dramma Vesuviano si
« rappresenta alla fantasia in tutto l'orrore e la sublimità dei grandi cataclismi. La civiltà moderna
« inette tutti i suoi grandi mezzi a disposizione delle vittime dei grandi disastri : diciotto secoli fa ,
« degli uccisi dalla tremenda catastrofe Vesuviana neppure il nome giunse ai lontani ! 11 trovato del
« Fiorelli, che rinnova i miracoli del profeta , (piando questi immaginava di aggirarsi [ter un campo
« disseminato di aride ossa , compensa quelle povere vittime della ingiustizia della sorte ; ed eccole
« dinanzi a noi, tardi posteri, ad attestare il loro destino crudele e a commuovere profondamente gli
« animi gentili. Dal Brunii , il principe degli storici dell' arte greca , dal Beulé , che con mente di
« scienziato e cuore di artista si è occupato del terribile dramma del Vesuvio, all' uomo del popolo,
« che nulla sa e nulla vuol saperne di Pompei, la vista delle infelici vittime, strappale con pietosa industri;!
« alla terra divoratrice, riesce per tutti oltre modo interessante. Il medico, l'antropologo, l'archeologo,
« l'artista, il poeta, il romanziere trovano in quelle impronte una fonte d'indagini e d'ispirazioni. Si
« accoglie perciò sempre con interesse ed ammirazione qualunque nuova impronta, per interrogarla sulla
« storia della catastrofe ovvero interno al costume ».

Cassio Dione attesta che al cominciar della eruzione i Pompeiani si trovavano riuniti nel teatro;
se così fosse, bisognerebbe ritenere che gli spettatori abbiano avuto il tempo di salvarsi e di rientrare
nelle loro case, poiché nel teatro non si rinvenne alcuno scheletro. Né il disterro dell'anfiteatro, giusta
la coazione che altri propose di apportare al luogo di Dione, diede un risultamene) più favorevole a
quella testimonianza, non essendosi scovcrti in quegli scavi che due soli scheletri. Comunque sia, certo
è che i Pompeiani furono avvertili dalla colonna di fumo, che a guisa di pino gigantesco s'innalzava
 
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