— 65 —
la fiaccola dell’onestà artistica, fra tanta guerra, là, ove ormai
da secoli, i Fiamminghi piacevano più dei Fiorentini. Non fu
apprezzato quanto lo meritava, e ancora meno di lui era stato
apprezzato il pugliese Fracanzano. Verrà più tardi Mattia Preti e
solo alla sua tempra titanica sarà dato farsi largo fra tante con-
tese, e concludere trionfalmente l’arte meridionale del ’600, non
senza peraltro sostare un momento e rivolgersi al Caracciolo,
prima di por mano alle meraviglie del soffitto di S. Pietro a Maiella.
Perplessi ci lascia la torreggiante figura del « S. Onofrio »
(r. oaii. Naz. d’Arte Antica, Roma) carraccesca e riberesca, rivendicata al
Caracciolo da Roberto Longhi, dopo essere stata lungamente
attribuita ad Annibaie Carracci. È interessante risalire qui al
Sant’Onofrio, che il Signorelli dipinse, dietro commissione del
Vescovo Jacopo Vannucci, nel 1484, per il Duomo di Perugia:
capelluto e barbuto, rugoso e ossuto, e di cui una derivazione,
molto discussa, esiste in una delle vetrate della Basilica di S. Fran-
cesco in Assisi. Se ne possono stabilire curiosi punti di contatto.
Battistello, nonostante aderisse ad un caravaggismo d’intendi-
mento, anelava agli antichi, — « La Circoncisione » di S. Martino,
fu riannodata ad Andrea del Castagno e con ragione, — il suo ane-
lito invece di tendere all’avvenire, risaliva ai primitivi. Andrea da
Salerno fu l’anello di congiunzione; Battistello è il continuatore, più
o meno cosciente, di quella tradizione, direi di quella maniera, in
pieno ’600. La sua cultura disegnativa, lineare, plastica, si volse sì
verso la luce del Caravaggio, ma non se ne potè imbevere tanto,
quanto le parole del De Dominici: « si profondò talmente nell’im-
maginativa alla maniera del Caravaggio » potrebbero far credere.
Se i contemporanei meridionali, compreso il Ribera, poco poterono
sopra di lui, poco anche poterono i Bolognesi, più i Romani, in
quanto seguaci dei Fiorentini. La vecchia tradizione lineare fio-
rentina fu il suo ideale, e ad essa egli ricorse con filiale devo-
zione; da essa trasse i momenti più felici, gli istanti in cui assurse
davvero oltre al plastico, al monumentale.
la fiaccola dell’onestà artistica, fra tanta guerra, là, ove ormai
da secoli, i Fiamminghi piacevano più dei Fiorentini. Non fu
apprezzato quanto lo meritava, e ancora meno di lui era stato
apprezzato il pugliese Fracanzano. Verrà più tardi Mattia Preti e
solo alla sua tempra titanica sarà dato farsi largo fra tante con-
tese, e concludere trionfalmente l’arte meridionale del ’600, non
senza peraltro sostare un momento e rivolgersi al Caracciolo,
prima di por mano alle meraviglie del soffitto di S. Pietro a Maiella.
Perplessi ci lascia la torreggiante figura del « S. Onofrio »
(r. oaii. Naz. d’Arte Antica, Roma) carraccesca e riberesca, rivendicata al
Caracciolo da Roberto Longhi, dopo essere stata lungamente
attribuita ad Annibaie Carracci. È interessante risalire qui al
Sant’Onofrio, che il Signorelli dipinse, dietro commissione del
Vescovo Jacopo Vannucci, nel 1484, per il Duomo di Perugia:
capelluto e barbuto, rugoso e ossuto, e di cui una derivazione,
molto discussa, esiste in una delle vetrate della Basilica di S. Fran-
cesco in Assisi. Se ne possono stabilire curiosi punti di contatto.
Battistello, nonostante aderisse ad un caravaggismo d’intendi-
mento, anelava agli antichi, — « La Circoncisione » di S. Martino,
fu riannodata ad Andrea del Castagno e con ragione, — il suo ane-
lito invece di tendere all’avvenire, risaliva ai primitivi. Andrea da
Salerno fu l’anello di congiunzione; Battistello è il continuatore, più
o meno cosciente, di quella tradizione, direi di quella maniera, in
pieno ’600. La sua cultura disegnativa, lineare, plastica, si volse sì
verso la luce del Caravaggio, ma non se ne potè imbevere tanto,
quanto le parole del De Dominici: « si profondò talmente nell’im-
maginativa alla maniera del Caravaggio » potrebbero far credere.
Se i contemporanei meridionali, compreso il Ribera, poco poterono
sopra di lui, poco anche poterono i Bolognesi, più i Romani, in
quanto seguaci dei Fiorentini. La vecchia tradizione lineare fio-
rentina fu il suo ideale, e ad essa egli ricorse con filiale devo-
zione; da essa trasse i momenti più felici, gli istanti in cui assurse
davvero oltre al plastico, al monumentale.