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Nugent, Margherita
Affreschi del Trecento nella cripta di S. Francesco ad Irsina — Bergamo: Istituto Italiano d'Arte Grafiche, 1933

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https://doi.org/10.11588/diglit.68317#0048
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MARGHERITA NUGENT

In seguito ci occuperemo delle correnti italiane, attraverso le quali — con più
probabilità — s’infiltrarono negli affreschi, che sono oggetto del nostro studio, le cor-
renti internazionali complesse fin qui enumerate ; e cercheremo di stabilire la misura
delle varie correnti nazionali, che formano l’essenza di queste pitture, in quanto vi
hanno naturalmente la preponderanza.

NOTE AL CAPITOLO III
(1) Nulla quasi ci rimane di affreschi irlandesi, salvo quelli della Chiesa di S. Proculo a Naturno
(Prov. di Bolzano). Kleeberg, Wandmalereien in der Prokuluskirche in Naturns, Bressanone, 1924.
Josef Garber, Die Romanischen Wandgemalde Tirols, Krystall-Verlag, Wien, 1928.
(2) Irrigidita nella stilizzazione araldica, arte ristretta al puro simbolismo — segno simbolico
e mistico della teologia — le sue figure apparentemente convenzionali corrispondevano tuttavia all’ar-
monia dello scopo decorativo e come parti allo schema generale di decorazione.
(3) A testimoniare quali fossero gli scambi tra le isole britanniche e l’Italia e in particolare la
Meridionale (Basilicata compresa), basta citare come San Riccardo venuto nel V secolo d'Inghilterra
a Roma, fosse da Papa S. Gelasio nominato Vescovo d’Andria.
Così S. Cataldo — irlandese — fu vescovo di Taranto (VI sec.).
Anche in architettura gli scambi furono notevoli : la chiesa di Barsento, avanzo dell’omonima
badia, presso Noci (Terra di Bari) ha somiglianza notevole con le chiese d’Irlanda e di Scozia. Il
Bertaux in L’Art dans l’Italie Méridionale e propriamente nel Capitolo dedicato all’architettura a
cupola descrive questa piccola basilica a tre navi, coverta da vòlte a strati di pietra, che rassomiglia
ad edifici dello stesso tempo (sec. XII) in Irlanda e in Iscozia. J. Anderson, Scottanti in early
Christian times, Edinburgh, 1881, e Margaret Stokes, Early Christian Art in Ireland, London, 1887.
(4) Nuove linfe aggiunsero i monaci irlandesi all’antica Scuola di pittura di Montecassino,
avente per fondamento la primitiva arte cristiana romana e la bizantina incrociantisi e compene-
trantisi a vicenda : della qual fusione le ornamentazioni decorative negli affreschi di S. Angelo in
Formis sono fra i più notevoli esempi. Questa corrente romano-bizantina influì a sua volta nell’Evo
carolingio-ottoniano (esempio gli affreschi della Cella di S. Giorgio a Reichenau, nel Gran Ducato
di Baden). Kraus, Die Wandgemalde von S. Angelo in Formis. Jahrbuch der Kòniglichen preussischen
Kunstsammlung, Berlin, 1893.
(5) Kurt Pfister, Irische Buchmalerei, Gustav Kiepenheuer Verlag, Potsdam, 1927. Eric G.
Millar, La miniature anglaise du Xme all XII Ime siede, Paris, Bruxelles, 1926. Adolph Goldschmidt,
Die Deutsche Buchmalerei, 11 Bande. Pantheon, Casa Ed., Firenze. Kurt Wolff Verlag, Mtinchen.
Dudley Heath, Miniatures, Methuen and Co., London.
Dudley Heath parlando dell’invasione bizantina nelle scuole occidentali, anche nell'anglosassone,
la esclude sulla celtica contrariamente ad altri scrittori, secondo i quali questa influenza ebbe luogo.
Secondo lo Schnaase, nello stile celtico-irlandese il quadro era considerato solo quale scrittura orna-
mentale, commemorativa del sacro personaggio glorificato.
(6) «The Lindisfarne Gospels » with an introduction by Eric George Millar. F.S.A. British Mu-
seum, 1923.
Il Monastero di Hy o Jona, la scuola di calligrafia e dell’arte dell’alluminare nell’isola di Lindi-
sfarne, ebbero la tradizione della migliore arte irlandese, che culmina nelle pagine dei « Lindisfarne
Gospels ».
Alla fine del secolo VII in Northumbria i libri italiani erano importati dai monaci, cosicché due
stili d’arte vi sussistevano simultaneamente : il Celtico e il Cristiano Orientale importato dall’Italia.
Nella Tavola XX, f. 256, dei « Lindisfarne Gospels», S. Matteo ha gli occhi bizantini e vi fu trovata
una connessione con una miniatura di Cassiodoro morto nel 575. Fu accostata al tipo ravennate e
all’Ezra del Codice Amiatino. Adolph Goldschmidt sostiene che i «Lindisfarne Gospels» e il Codice
Amiatino della Laurenziana siano ambedue del 700 dopo Cr. e che le figure degli Evangelisti delle
« Lindisfarne Gospels» sieno tratte da modelli dell’Italia Meridionale : prova questa quanto attivi fos-
sero gli scambi fra i monasteri.
Specie nell’Evangelista Marco delle « Lindisfarne Gospels » si nota chiaramente come ne sia base
un esemplare italo-bizantino, importato probabilmente dai dintorni di Napoli.
Questo frammescolarsi d’Arte italiana nei quadri cogli Evangelisti, che rivelano appunto l’in-
fluenza di esemplari italo-bizantini, si osserva anche nella purezza del testo della Vulgata e nelle
lezioni della Chiesa di Napoli.
«The Times Weekly Edition », March. 17, 1932.
« St. Patrick, a story of 1500 years ago » (extracts from an article in « The Times », by Air. Robin
Flower).
Furono bensì notati i punti di contatto del S. Matteo delle « Lindisfarne Gospels » con un altro
S. Matteo in un Manoscritto irlandese a S. Gali, m. 1395, p. 418, riproduzione Zimmermann E. H.,
Vorkarolingische Miniaturen, 1916. Quello di St. Gali (tav. CI) pertanto è di un secolo più tardo delle
« Lindisfarne Gospels », ma le due composizioni hanno fonti comuni.
 
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