poco cresciuto, divien bifide, È dunque una persea l’albero
a destra dello spettatore; ed anche l’altro a sinistra, sebbene
un tronco sia riparato dal tempio. Ad Iside poi non ripu-
gnavano due templi in Memfì, l’uno dov’ era sepolta, l’altro
dov’ è sempre viva e veggente. E quale ripugnanza se nella
stessa Memfì, testimonio Strabene, trovavasi il tempio di
Api eh’è lo stesso Osiride; ed il Serapio, di cui or voglia-
mo scrivere, dove Osiride ed Api eran sepolti?
Presso gli Egiziani, dice Pausania (1), il più magnifico
tempio di Serapide sta in Alessandria, il più antico in Memfì,
dove non entrano forestieri, nè gli stessi sacerdoti, se non
quando vi seppelliscono Api, Si crede che Serapide avesse
quarantadue templi in Egitto (2). Ma il più antico ove sep-
pellivano Api era in Memfì; e solamente a quello di Ales-
sandria, come ci ha detto Pausania, doveva esser posposto
per magnificenza. Non dovendo poi Api oltrepassare i deter-
minati anni di vita, segnati ne’libri mistici, era ucciso dai
sacerdoti, forse perchè finisse come Osiride ucciso. Ebbe
dunque sepoltura nel Serapio di Memfì un gran numero di
tori, e qual fosse l’enorme spesa del funere e la magnifi-
cenza della sepoltura ben si apprende dagli storici, e prin-
cipalmente da Diodoro (3). Ma il vivo Api, il toro sostitui-
to, era la bella immagine di Osiride (4); e visse il primo
Api, perchè l’anima del defunto Osiride era passata in lui,
ed aveva a passare ne’ posteri. Era adunque naturale che
Api ucciso avesse comune la sepoltura con Osiride. Veramen-
te erano molti, dice Plutarco (5), i sepolcri di Osiride in Egitto;
perchè Iside raccogliendone il cadavere, smembrato in quattor-
dici parti da Tifone, seppellivano quà e là un brano. Altri ciò
negano, e dicono che Iside più simulacri di lui aveva fatti, ed
uno ne aveva lasciato in ciascuna città, fingendo di dare il ca-
davere, affinchè fosse da molti adorato e affinchè Tifone, cer-
cando il vero sepolcro di Osiride, disperasse di trovarlo, men-
tre molti gliene sarebbero mostrati. E poco dopo. I templi di
Osiride sono celebri in molti luoghi, perchè se ne crede il cor-
po sepolto in molte parti della terra. Tra le molte città sono
nominate Abido e Memfì, nelle quali sole sta veramente il se-
polcro di Osiride. E in Abido vogliono esser sepolti gli Egi-
ziani distinti per ricchezze e per potenza, ambiziosi di aver co-
mune il sepolcro con Osiride. In Memfì poi si alimenta Api,
come simulacro dell’ anima di lui, e dicono che ivi sia sepolto
anche il corpo, e il nome della città viene interpretato da al-
tri PORTO DI BENI, da altri SEPOLCRO DI OSIRIDE.
Dopo tanti studi sulla teologia Egiziana si può concludere,
che Osiride, mutata natura, ossia ucciso, fu detto Sarapi o
Serapi; che come Osiride fu il nome simbolico del Sole o del
Giove Egiziano, così Sarapi o Serapi, disceso all’inferno,
divenne il Dio de’ morti, il padre e signore delle tenebre, il
Plutone degli Egiziani. La mutazione di natura portò seco
diversità di culto, bene espressa in quel verso di Capella(fi).
Te Serapim Nilus, Memphis veneratur Osirim.
E poi tra Serapi ed Api quella differenza che passa tra Api
sepolto ed Api vivo. Api adunque, Serapide ed Osiride sono
la
stessa divinità sotto varie forme. Nel tempio
di cui voglia-
mo parlare troveremo scritto figuratamente il nome di Osi-
ride, ed indicato Serapide. A destra dello spettatore, e alcun
poco sotto la metà del quadro (7), è un tempio antico e di puro
stile Egiziano; e par quello indicatoci da Pausania. S’innal-
za su di un’area così spaziosa, ed è circondato da tante tor-
ri, che un castello il diresti e non un tempio. Dodici sono
le torri, che cingono la gran mole di mezzo. Un muro all’in-
torno congiunge tra loro le torri, alle quali non sarebbe im-
proprio il nome di aule, se un cortile avessero nell’inter-
no. Nel mezzo della facciata è una gran porta; e appiè delle
due torri, contigue alla porta, stanno due statue a destra e
due a sinistra in forma di mummie. Le crediamo di pietra ,
non di carne, ossa, panni e bitume; anzi più volentieri le
riputiamo statue di quattro numi. Sono fasciate, e immagini
di Osiride le direbbe Gutero(8); ma perchè ad altri sembra-
no di altri numi, noi non ne trarremo argomento a nostro
favore. Sospettiamo però che la divinità di Osiride, del prin-
cipale de’ grandi numi, del sommo de’ maggiori, del massimo
de’ sommi, del dominatore de’ massimi (9), qui sia espressa
con la immagine di Giove, di Orco, del Sole e di Bacco ; c
il sospetto ci venne dal verso di Orfeo, citato da Macro-
bio per ridurre ad un solo nume i nomi di tutti gli Dei.
Eés Zeù; , sig ’A'fàyjg, sFg Ajcvutfcg: BaccllUS, Sol, OrcUS et
Jupiter unus et idem. Alla gran mole di mezzo ed alle torri
non mancano certamente le camere sotterranee. Le tenebre
rendevano agli Egiziani più religioso e profondo il mistero ,
e l’oscurità dominava in ogni tempio e massimamente ne’se-
polcri. Anzi nel maschio di quest’ edilìzio dovevano essere
quelle porte di bronzo (10) chiamate di Lete e di Cocito ,
cioè dell’ oblivione e del lamento, che rendevano un cupo
ed aspro suono, quando si aprivano per dar sepoltura ad
Api. Vario è 1’ ordine de’ piani nelle torri ; ma gli stessi
piani, il numero delle finestre e le porte nelle stesse torri,
ora a settentrione ora a mezzogiorno , cesserebbero di es-
sere irregolari a chi avesse intelligenza di ogni simbolo.
Certamente le molte pareti oltre alle torri, che accrescono e
confondono gli andirivieni intorno alla mole che più tor-
reggia nel mezzo, danno a quest’edilìzio una somiglianza
col gran labirinto, come le più grandi e le più piccole pira-
midi si somigliavano nell’ interna costruzione di canali e di
stanze. Nel labirinto descritto da Erodoto (il) (quantunque
Plinio e Strabono non s’accordino tra loro, e ciascuno dis-
senta dal padre della storia) erano dodici le aule coperte di
tetto , e con porte opposte l’ima all’altra, sei all’ aquilone c
sei all’austro, contigue e serrate al di fuori d’un muro.
Doppie erano nel gran labirinto le stanze, tre mila di nu-
mero; mille e cinque cento nel piano inferiore o sotterra, ed
altrettante nel superiore. Il giro per le sotterranee stanze
non fu dai presidi Egiziani permesso ad Erodoto, perchè
laggiù erano i sepolcri dei re che il labirinto avevano edifi-
cato, e de’sacri coccodrilli. Nel gran labirinto e nel nostro
Serapio era comune l’uscita anche per li tetti; c come in
quello erano sepolti alcuni re ed i sacri coccodrilli, così in
questo gli Egiziani credevano sepolto Osiride e successiva-
mente seppellivano Api. Qui poi sta scritto figuratamente il
nome di Osiride. Imperocché gli Egiziani, dice Plutarco (12),
ci propongono Osiride, pingendo un falco. È un falco il vo-
latile alla sommità della porta del tempio, non un’ aquila
de’Tolomei, e molto meno un’aquila Romana stranamente
collocata in un cimiterio. Barthelemy ( come vedemmo )
(1) I. 18. 4. —(2) Aristides. Orai, in Serapim. —(3) I. 84. 85.—(4) Pini. De Iside. XXIX. — (5) Plut. ivi. XVIII — (6) 2. pag. 43.—
(7) Tavola IV. — (8) De Jure Manium 1. 3. c. 9. — (9) Apulejo XI. 396. — (10) Plut. de Iside. XXIX. — (11) II. 148. —(12) De Iside, c. LI.
a destra dello spettatore; ed anche l’altro a sinistra, sebbene
un tronco sia riparato dal tempio. Ad Iside poi non ripu-
gnavano due templi in Memfì, l’uno dov’ era sepolta, l’altro
dov’ è sempre viva e veggente. E quale ripugnanza se nella
stessa Memfì, testimonio Strabene, trovavasi il tempio di
Api eh’è lo stesso Osiride; ed il Serapio, di cui or voglia-
mo scrivere, dove Osiride ed Api eran sepolti?
Presso gli Egiziani, dice Pausania (1), il più magnifico
tempio di Serapide sta in Alessandria, il più antico in Memfì,
dove non entrano forestieri, nè gli stessi sacerdoti, se non
quando vi seppelliscono Api, Si crede che Serapide avesse
quarantadue templi in Egitto (2). Ma il più antico ove sep-
pellivano Api era in Memfì; e solamente a quello di Ales-
sandria, come ci ha detto Pausania, doveva esser posposto
per magnificenza. Non dovendo poi Api oltrepassare i deter-
minati anni di vita, segnati ne’libri mistici, era ucciso dai
sacerdoti, forse perchè finisse come Osiride ucciso. Ebbe
dunque sepoltura nel Serapio di Memfì un gran numero di
tori, e qual fosse l’enorme spesa del funere e la magnifi-
cenza della sepoltura ben si apprende dagli storici, e prin-
cipalmente da Diodoro (3). Ma il vivo Api, il toro sostitui-
to, era la bella immagine di Osiride (4); e visse il primo
Api, perchè l’anima del defunto Osiride era passata in lui,
ed aveva a passare ne’ posteri. Era adunque naturale che
Api ucciso avesse comune la sepoltura con Osiride. Veramen-
te erano molti, dice Plutarco (5), i sepolcri di Osiride in Egitto;
perchè Iside raccogliendone il cadavere, smembrato in quattor-
dici parti da Tifone, seppellivano quà e là un brano. Altri ciò
negano, e dicono che Iside più simulacri di lui aveva fatti, ed
uno ne aveva lasciato in ciascuna città, fingendo di dare il ca-
davere, affinchè fosse da molti adorato e affinchè Tifone, cer-
cando il vero sepolcro di Osiride, disperasse di trovarlo, men-
tre molti gliene sarebbero mostrati. E poco dopo. I templi di
Osiride sono celebri in molti luoghi, perchè se ne crede il cor-
po sepolto in molte parti della terra. Tra le molte città sono
nominate Abido e Memfì, nelle quali sole sta veramente il se-
polcro di Osiride. E in Abido vogliono esser sepolti gli Egi-
ziani distinti per ricchezze e per potenza, ambiziosi di aver co-
mune il sepolcro con Osiride. In Memfì poi si alimenta Api,
come simulacro dell’ anima di lui, e dicono che ivi sia sepolto
anche il corpo, e il nome della città viene interpretato da al-
tri PORTO DI BENI, da altri SEPOLCRO DI OSIRIDE.
Dopo tanti studi sulla teologia Egiziana si può concludere,
che Osiride, mutata natura, ossia ucciso, fu detto Sarapi o
Serapi; che come Osiride fu il nome simbolico del Sole o del
Giove Egiziano, così Sarapi o Serapi, disceso all’inferno,
divenne il Dio de’ morti, il padre e signore delle tenebre, il
Plutone degli Egiziani. La mutazione di natura portò seco
diversità di culto, bene espressa in quel verso di Capella(fi).
Te Serapim Nilus, Memphis veneratur Osirim.
E poi tra Serapi ed Api quella differenza che passa tra Api
sepolto ed Api vivo. Api adunque, Serapide ed Osiride sono
la
stessa divinità sotto varie forme. Nel tempio
di cui voglia-
mo parlare troveremo scritto figuratamente il nome di Osi-
ride, ed indicato Serapide. A destra dello spettatore, e alcun
poco sotto la metà del quadro (7), è un tempio antico e di puro
stile Egiziano; e par quello indicatoci da Pausania. S’innal-
za su di un’area così spaziosa, ed è circondato da tante tor-
ri, che un castello il diresti e non un tempio. Dodici sono
le torri, che cingono la gran mole di mezzo. Un muro all’in-
torno congiunge tra loro le torri, alle quali non sarebbe im-
proprio il nome di aule, se un cortile avessero nell’inter-
no. Nel mezzo della facciata è una gran porta; e appiè delle
due torri, contigue alla porta, stanno due statue a destra e
due a sinistra in forma di mummie. Le crediamo di pietra ,
non di carne, ossa, panni e bitume; anzi più volentieri le
riputiamo statue di quattro numi. Sono fasciate, e immagini
di Osiride le direbbe Gutero(8); ma perchè ad altri sembra-
no di altri numi, noi non ne trarremo argomento a nostro
favore. Sospettiamo però che la divinità di Osiride, del prin-
cipale de’ grandi numi, del sommo de’ maggiori, del massimo
de’ sommi, del dominatore de’ massimi (9), qui sia espressa
con la immagine di Giove, di Orco, del Sole e di Bacco ; c
il sospetto ci venne dal verso di Orfeo, citato da Macro-
bio per ridurre ad un solo nume i nomi di tutti gli Dei.
Eés Zeù; , sig ’A'fàyjg, sFg Ajcvutfcg: BaccllUS, Sol, OrcUS et
Jupiter unus et idem. Alla gran mole di mezzo ed alle torri
non mancano certamente le camere sotterranee. Le tenebre
rendevano agli Egiziani più religioso e profondo il mistero ,
e l’oscurità dominava in ogni tempio e massimamente ne’se-
polcri. Anzi nel maschio di quest’ edilìzio dovevano essere
quelle porte di bronzo (10) chiamate di Lete e di Cocito ,
cioè dell’ oblivione e del lamento, che rendevano un cupo
ed aspro suono, quando si aprivano per dar sepoltura ad
Api. Vario è 1’ ordine de’ piani nelle torri ; ma gli stessi
piani, il numero delle finestre e le porte nelle stesse torri,
ora a settentrione ora a mezzogiorno , cesserebbero di es-
sere irregolari a chi avesse intelligenza di ogni simbolo.
Certamente le molte pareti oltre alle torri, che accrescono e
confondono gli andirivieni intorno alla mole che più tor-
reggia nel mezzo, danno a quest’edilìzio una somiglianza
col gran labirinto, come le più grandi e le più piccole pira-
midi si somigliavano nell’ interna costruzione di canali e di
stanze. Nel labirinto descritto da Erodoto (il) (quantunque
Plinio e Strabono non s’accordino tra loro, e ciascuno dis-
senta dal padre della storia) erano dodici le aule coperte di
tetto , e con porte opposte l’ima all’altra, sei all’ aquilone c
sei all’austro, contigue e serrate al di fuori d’un muro.
Doppie erano nel gran labirinto le stanze, tre mila di nu-
mero; mille e cinque cento nel piano inferiore o sotterra, ed
altrettante nel superiore. Il giro per le sotterranee stanze
non fu dai presidi Egiziani permesso ad Erodoto, perchè
laggiù erano i sepolcri dei re che il labirinto avevano edifi-
cato, e de’sacri coccodrilli. Nel gran labirinto e nel nostro
Serapio era comune l’uscita anche per li tetti; c come in
quello erano sepolti alcuni re ed i sacri coccodrilli, così in
questo gli Egiziani credevano sepolto Osiride e successiva-
mente seppellivano Api. Qui poi sta scritto figuratamente il
nome di Osiride. Imperocché gli Egiziani, dice Plutarco (12),
ci propongono Osiride, pingendo un falco. È un falco il vo-
latile alla sommità della porta del tempio, non un’ aquila
de’Tolomei, e molto meno un’aquila Romana stranamente
collocata in un cimiterio. Barthelemy ( come vedemmo )
(1) I. 18. 4. —(2) Aristides. Orai, in Serapim. —(3) I. 84. 85.—(4) Pini. De Iside. XXIX. — (5) Plut. ivi. XVIII — (6) 2. pag. 43.—
(7) Tavola IV. — (8) De Jure Manium 1. 3. c. 9. — (9) Apulejo XI. 396. — (10) Plut. de Iside. XXIX. — (11) II. 148. —(12) De Iside, c. LI.