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Pistolesi, Erasmo; Guerra, Camillo [Ill.]
Il Vaticano (Band 3) — Rom, 1829

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https://doi.org/10.11588/diglit.8253#0113
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8| IL VATICANO

grazia, massimo ne'putti, laddove ai moderni vorrebbesi accordare ogni preferenza (1).—
Non restami a parlare che della bocca di pozzo esistente nel mezzo della sala. A gozzoviglia
bacchica tutto se ne riferisce il soggetto scolpitovi, che in tre gruppi è diviso, come potrà
il lettore rinvenire nella Tavola XXVIII, Apre la scena J'Etiopeo nume, cioè Bacco, il
quale colla destra appoggiasi al tirso, e colla sinistra ad un Fauno, cui sembra con tutta
la vita sorreggerlo, poiché afferra il braccio del Nume, che gli attraversa le spalle. L'a-
zione del protagonista è delle più belle, cioè di ebbro, ma che nobilmente sostiensi : ha
la fronte circondala di edera: un pallio leggiero gli ricopre le spalle, e per maggiore di-
stintivo di Bacco la tigre è a'suoi piedi. Un festone di semplice drapperia fa il superiore
addobbo, e da una banda è raccomandato ad un albero, dall'altra ad un vaso, ch'è sopra
d'una scannellata colonna- ma ciò che più attrae l'ammirazione è il gruppo di quattro
Fauni. Due di essi hanno di già estratto un porco dalla caldaja, già l'animale è sull'orlo di
essa, ed un Satiro mentre colla sinistra mano l'assicura, colla destra vi versa sopra del-
l'acqua fredda; il terzo stassi scorticando un caprone sospeso ad un albero, ed altro della
faunesca razza a'ginocchi attizza il fuoco sotto l'anzidetta caldaja, come se in essa deb-
basi dappoi collocare il caprone. Se tutte sogliono generalmente essere belle le sculture ri-
masteci intorno ai cilindri de'pozzi antichi, questa è bellissima, celebratissima. Il secon-
do gi'uppo offre la statua di un Silvano o Priapo, che da un Fauno viene palpato, mentre
tira i lembi d'un drappo, che costituisce il superior ornamento; innanzi ai Nume evvi un'
ara ardente: indi succede un Fauno, che versa in un vaso un otre di vino, in ultimo tre

disco, vedesi una buona testa galeata num. io5. Fra i lunet-
toni altro non evvi che un torsetto atletico num. tog.

(i) Avendo il mio Giove fanciullo le orecchie faunine,
si può riconoscere nel favoloso tipo allegoricamente effigiata
l'età argentea di Giove, quando dalla terra scomparsa la vita
innocente e giusta, che fiori nell'aurea di Saturno suo padre ,
gli uomini divennero sudditi delle più violenti passioni, adom-
brate dalle insidie del rettile , dalla voracità dell' aquila ,
dalla incontinenza de' Satiri, ove non è risparmialo Giove
medesimo; passioni, che sempre più imperversarono nelle
ultime età del bronzo e del ferro. Il luogo della nascita
di Giove secondo Callimaco (In hymnr ad Jovem) è indi-
cato col soprannome A'Ideo. Morel ha pubblicata una me-
daglia, che sembra essere stata coniata in Creta, e che per
tipo ha un'aquila colla leggenda AIOC JAAIOV; ma come
indicai fu Giove chiamato Dictoeus, dal monte Diltco di
Creta; e Slrabone parla del tempio, che era in quel luo-
go. Questo monte non era come pretende Arato vicino al
monte Ida, ma ne era distante mille stadi verso l'oriente.
Secondo la favola, che ne'mitologici spesso incontrasi, Giove
fu nutrito ed allevato in un antro di questo monte :

Dictoeo coeli regem pavere sub antro,

così disse Virgilio. In poca distanza dal monte Ida ve-
devasi tra promontorio chiamato Dictynum, ove il Dio

aveva un bosco sacro (ffheon. in Aratavi), e un tempio
ov era adorato sotto il nome di Alysius, perchè aveva egli,
da quanto sembra, un altare sul monte di questo nome, il
quale era situato non lungi da quel bosco. Sopra un' ara
quadrata del museo Capitolino si vede Rea coricata dopo
d aver dato Giovo alla luce, Saturno al quale viene pre-
sentata una pietra fasciata a guisa di un bambino , i Cureli
che battono le loro spade sopra lunghi scudi, mentre Gio~
ve viene allattato dalla capra Amaltea, e finalmente Gio-
ve assiso Olimpo in mezzo degli Dei. Anche l'educa-
zione di Giove viene rappresentata sopra un medaglione di
bronzo di Laodicea di Frigia, coniata in onore di Ca-
facalla; sopra un altro simile di Magnesia fatto per Mas-
si mino , e sopra una medaglia di Selcitela coniata per
Macchio, e pubblicata da Pellcrin. 11 monumento da me
descritto num. 107 appartenne alla celebre collezione Giu-
stiniani: indi passò in quella del principe di Canino, da
cui proviene. — Nella precitata Tavola XXVI lettera C ho
anche prodotto ì'Acrotèro num. 108. Era questo un orna-
mento angolare nelle coperture de'templi, compresi volgar-
mente nel termine di antefisse, bensì diverso per essere la
stessa antefissa piegata in due facce. È molto bene inta-
gliata, ed incassata nel muro tra due pilastrini con suoi ca-
pitelli , che sostengono un corniciameuto ; ai lati evvi un
torsetto virile mini, iog.
 
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