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Pistolesi, Erasmo; Guerra, Camillo [Ill.]
Il Vaticano (Band 5) — Rom, 1829

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https://doi.org/10.11588/diglit.8396#0246
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] 50 1 L V A T I C A N 0

lui, alla quale egli s'arrese, non perchè di quell'amore partecipasse, ma perchè,
spesso diceva, vi l'osse un re di sua progenie in Lacedemone. Sembra di fatto, che
si sospettasse padre di Leotichide, però che questo principe fu privato del trono
in favore di Agesilao. Egli indusse i Lacedemoni ad inviare Gilippo ai Siracusani,
o fare alleanza col re di Persia, ed a fortificare Decalia nell'Attica; e dopo la triste
catastrofe con cui terminò la spedizione degli Ateniesi in Sicilia, gli abitanti di
Chio, di Lesbo, di Cizico , avendo inviati deputati a Sparta a chiedere soccorsi
per iscuotere il giogo degli Ateniesi, persuase gli Spartani ne inviassero a quei di
Chio; essendo egli partito con quella spedizione, all'arrivo suo nell'Asia minore
fece ribellare tutta la Jonia contra gli Ateniesi, e fu cagione ad essi di molto
danno. Siccome tutti i fortunati successi venivano a lui attribuiti, Agide ed i prin-
cipali Spartani ne divennero gelosi, e scrissero in Asia a'loro generali, che se ne
liberassero facendolo assassinare ; ma egli scoprì i loro progetti, e ricoverò presso
Tissaferne, uno dei satrapi del re di Persia, il quale aveva ordine d'operare d'ac-
cordo coi Lacedemoni. Mutò allora sistema, s'immerse nel lusso asiatico, e si rese
grato a quel satrapo che ormai più non poteva vivere senza Alcibiade. Più non
osando di affidarsi ai Lacedemoni, intraprese di giovare la sua patria , e cominciò
dal persuadere Tissaferne non essere utile al gran re, che gli Ateniesi venissero in-
deboliti in modo, da non potere più resistere agli Spartani, ma ch'era d'uopo per
lo contrario di lasciargli distruggere gli uni dagli altri. Tissaferne dietro a tale con-
siglio , non contribuì più che parcamente per le spese dei Lacedemoni, i quali
non trovandosi più in grado di continuare la guerra con attività, lasciarono alcun
riposo agli orgogliosi Ateniesi. Questi avevano allora a Samo forze considerevoli. Al-
cibiade dir fece ai generali che le comandavano, che se volevano essi reprimere l'au-
dacia del popolo Ateniese e stabilirvi l'autorità de'grandi, egli otterrebbe loro l'a-
micizia di Tissaferne , ed impedirebbe che la squadra fenicia si unisse a quella dei
Lacedemoni. Que' generali tutti acconsentirono, tranne Firico, il quale cercò anzi
di perdere Alcibiade nello spirito di Tissaferne. Inviarono allora in Atene Pisan-
dro, il quale fe'dare all'istante il governamento ad un consiglio di quattrocento
persone. Questo consiglio null'altro pensando cha a rassodare la sua autorità, più
non si occupò del ritorno d'Alcibiade ; ma 1' armata di Samo mandò per lui, gli
conferì il comando, e chiese di andare defilata in Atene per rovesciare i tiranni.
Alcibiade ebbe 1' avvedutezza di resistere loro, e non vo^ndo rientrare in patria
se prima non le avesse reso alcun segnalato servigio, a|Prccò la squadra dei La-
cedemoni , comandata da Minclaro, e compiutamente la sconfisse. Ritornato dopo
presso Tissaferne , quel satrapo, il quale temeva che i Lacedemoni, non portas-
sero le loro lagnanze contro di lui dinanzi al re di Persia, lo fece arrestare, cre-
dendo con ciò di giustificarsi, e lo chiuse in Sardi ; ma Alcibiade trovò mezzo di
sortirne in capo a trenta giorni, e sparse voce che Tissaferne aperte gli avesse le
 
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