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Quatremère de Quincy, Antoine Chrysostôme; Longhena, Francesco
Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio da Urbino: adorna di 23 tavole e di un fac-simile — Milano: Sonzogno, 1829

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https://doi.org/10.11588/diglit.62313#0228
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Tuttavolta, se la mano dell’ Urbinate , non si fa scorgere egualmente
in tutti questi lavori} nè sì vantaggiosamente eh’ altrove , l’ingegno di lui sì
fattamente vi signoreggia, e la sua immaginazione ha prodigati tanti tesori,
e bellezze a queste composizioni , che l’ammirazione nell’ osservatore non
lascia luogo alla critica. Le grazie del pensiero suppliscono alle grazie del
colorito in molti soggetti. Quelle di Venere, che sale al cielo nel suo carro,
e d’Amore colle tre Grazie, hanno conservato la freschezza ed il vigore del
loro colorito *. Ma nonostante ciò che qualche altro ha potuto perdere , chi
è mai che provi il minimo rincrescimento alla vista di sì rare composizioni,
il cui disegno semplicemente basterebbe per rapire lo spirito e gli occhi?
Dove trovar cosa più viva , più leggera nel suo posare e nel suo movimento,
di quel Mercurio veduto di faccia che s’innalza al cielo ! Qual gruppo più
grazioso dell’ apoteosi di Psiche! Qual concetto in un più ingenuo e maestoso,
famigliare e sublime, di quello del padre degli Dei che abbraccia il figlio di
Venere ** !
Le due grandi composizioni, che si dividono fra loro l’ampiezza della
volta, ci mostrano il più alto punto , al quale sia pervenuta la poesia della
pittura, o , se si vuol meglio, la pittura della poesia de’Greci. Cert’è che
Omero non ebbe nè più chiare, nè più intime rivelazioni dell’ Olimpo , e de’
suoi abitatori} e sebbene sia da supporsi che il cantor dell’Iliade fosse quello
che iniziasse Raffaello ne’ suoi misterii , e introducesse la sua Musa al
banchetto de’numi, pur si oserà dire, che se il pittore, ristretto tra gli
spaz] del reale, obbligato alle forme del visibile, per riprodurre le creazioni
immaginarie ed immateriali del poeta, s’ei per difficoltà lo sorpassa, deve
anche a lui prevalere per merito} a lui che di tutto può disporre , del vero
al pari che del falso, del possibile siccome dell’ impossibile.
Certo che la maggiore difficoltà, l’impresa la più considerabile per il
pittore, trasportato nelle regioni del mondo mitologico, dee essere di
rappresentare agli occhi la serie di que’personaggi sì diversi di natura, di
fisonomia, di carattere, di proporzioni, di età, di costume, di cui l’arte dei
Greci popolò il cielo, prendendo dalla terra la varietà delle forme, per
mezzo delle quali si può render sensibile ogni qualità morale , ogni idea
intellettuale.

* Vuoisi dagli intelligenti che questo pe-
duccio , o triangolo delle tre Grazie, sia
quello che più d’ogni altro si possa con
certezza attribuire alla sola mano del San-
zio. Vedi Bellori, pag. i53 e 160.
** Questo soggetto di Giove che bacia

Amore, fu uno dei tre che intagliò Mar-
cantonio sopra questi a freschi ; e recen-
temente il sig. Ferdinando Ruzchewaih lo
rintagliò in Roma sopra la stampa dello
stesso Raimondo.
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