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i89
Ecco ciò che 1’ Urbinate trattò con mano sicura e maestra nelle due
composizioni del Consiglio e del Banchetto de’Numi, cominciando da Giove,
Nettuno e Plutone, Giunone, Minerva, Diana sino a Bacco, Apollo,
Ercole, le Grazie, e le Muse, senza che lasciasse mai di dare ad ognuno di
questi personaggi la sua fisonomia propria^ le qualità delle forme, ed il grado
di ideale analogo al grado di ciascuno, e, se così si può esprimere, alla
misura della loro divinità.
Una descrizione che noveri e specifichi gli oggetti, è di tutto la meno
capace a dare al lettore un’idea di composizioni cotanto sublimi, sì magnifiche
pei* l’invenzione, sì ricche per l’esecuzione, siccome quelle del Consiglio e
del Banchetto de’ Numi. Basti dire che Raffaello toccò il sommo in ogni via
cui l’ingegno suo volle correre} del pari inimitabile e sublime, o che la
poesia del pennello di lui, ricreando l’antico Olimpo, ne riapra ancora
a’nostri occhi le porte favolose, o che, segnando i cartoni ispirati dal divino
estro, dispieghi a’nostri sguardi la serie dei fatti poetici del popolo eletto
da Dio, o che, nuovo interprete degli Evangeli!, ci dipinga la venuta del
Messia, racconti i suoi miracoli, e gli atti degli Apostoli; come vedremo
tra breve nelle composizioni di que’ celebri arazzi, i quali sembrano essere
pervenuti a tal punto, oltre cui solo Raffaello avrebbe potuto nuovi spazj
trascorrere.
L’impossibilità in cui si trova lo scrittore di rendei’ conto delle due
maggiori composizioni della Farnesina, ci farà degni di perdono se tratteniamo
il lettore su di una particolarità di gusto , il modo cioè con cui Raffaello
imaginò di adattarle alla volta di questa galleria senza porle , come si suol
dire, a sotto in su. Di fatti sono esse rappresentate, e le figure disegnate,
come se la posizione dei quadri fosse verticale. Un’ingegnosa ipotesi giustifica
questo appiglio. Il pittore ha supposto che le sue pitture fossero come
tappezzerie, gli orli delle quali mostrano agli occhi, per mezzo dei chiodi
cui paiono affisse, che tutto consiste in un drappo disteso, e orizzontalmente
attaccato alla volta.
Tanti svariati lavori occuparono Raffaello ne’ suoi ultimi anni di vita,
tante cure ed occupazioni si disputavano il suo tempo, ed i suoi ozii, ch’ei
non potè darsi tutto intiero ad una sola impresa. E questo basterebbe per
ispiegare il come quella del palazzo Chigi o della Farnesina, interrotta più
volte, non potè essere in qualche parte di ornato, vivente 1’ autore,
intieramente finita. A questi deviamenti sforzati s’aggiunse un altro genere di
distrazione, figlia dell’inclinazione, ben poco moderata, di Raffaello agli
amorosi diletti. Questa passione, il cui impero sì al vivo espresse nella specie
di tempio, ch’ei consacrava al suo proprio vincitore, contribuì a ritardarne
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