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https://doi.org/10.11588/diglit.18728#0004
4 ... v.
iscufa, E min ertissimo Signore , ì efempio dì tanti greci
poeti, i quali co loro epigrammi nelF Antologia raccolti,
non folamente efalt arano con fomme lodi /' Opere più ec-
cellenti de famojì Scultori, ma accennar ano ancora delle
figure simboliche il significato : non dirò che fe tutte le fcien-
%e, tf/zco /? più fublimi, /'Asironomia, ^ cagione di efem-
pio , ? quella Filofofia che si assatica di penetrare, ? dipoe-
tare i pìùchiusi arcani della Natura, fono fiate nella greca
lingua,nellalatina, s similmente trattate con dot-
trinali poemi, ? dichiarate ; non 'vedo, perchè debba ciò
firano apparire nella dichiaratone delle antiche Sculture ;
qualora quefio piccolo poetico Componimento non meriti
t approdatone dell' Eminenza Vostra per dilicatez&a dì
buon gufilo, e rettitudine di criterio nella Republic a delle let-
tere già sì celebrata, farà condannato a fiarsine perpetua-
mente nafcofio ; ma qualora Ella lo gradisca, e lo appro-
vi , col fuo gran Nome in fronte sgombrerà ogni timore di
uscire a luce. Lho corredato a luogo a luogo di Note, le
quali sono di odierno siile eziandio nelle Profe, non già
perchè non creda la Cannone abb a fianca chiara per gì' in-
telligenti delle Antichità, ma perchè non fojje mancante di
quelle più ampie notizie, e più minute osserv anioni, e ri-
cerche , che fono troppo contrarie al genio, e alle leggi di
una breve poesia. P\ E. dunque, cui la Cannone è diret-
ta , il defililo ne decìda, il quale, qualunque si a, faràsem-
pre di pienifsima sodisfa%ione del fuo obligatijsimo Servo,
che col più riverente ojjequio le bacia umilissimamente la
Sagra Porpora
Dell'E. V.
Roma i. De cernir e 1778» ì
? t s
i i
UìTlq Devino Oblino Servo
Stefano Raflfót
IL
iscufa, E min ertissimo Signore , ì efempio dì tanti greci
poeti, i quali co loro epigrammi nelF Antologia raccolti,
non folamente efalt arano con fomme lodi /' Opere più ec-
cellenti de famojì Scultori, ma accennar ano ancora delle
figure simboliche il significato : non dirò che fe tutte le fcien-
%e, tf/zco /? più fublimi, /'Asironomia, ^ cagione di efem-
pio , ? quella Filofofia che si assatica di penetrare, ? dipoe-
tare i pìùchiusi arcani della Natura, fono fiate nella greca
lingua,nellalatina, s similmente trattate con dot-
trinali poemi, ? dichiarate ; non 'vedo, perchè debba ciò
firano apparire nella dichiaratone delle antiche Sculture ;
qualora quefio piccolo poetico Componimento non meriti
t approdatone dell' Eminenza Vostra per dilicatez&a dì
buon gufilo, e rettitudine di criterio nella Republic a delle let-
tere già sì celebrata, farà condannato a fiarsine perpetua-
mente nafcofio ; ma qualora Ella lo gradisca, e lo appro-
vi , col fuo gran Nome in fronte sgombrerà ogni timore di
uscire a luce. Lho corredato a luogo a luogo di Note, le
quali sono di odierno siile eziandio nelle Profe, non già
perchè non creda la Cannone abb a fianca chiara per gì' in-
telligenti delle Antichità, ma perchè non fojje mancante di
quelle più ampie notizie, e più minute osserv anioni, e ri-
cerche , che fono troppo contrarie al genio, e alle leggi di
una breve poesia. P\ E. dunque, cui la Cannone è diret-
ta , il defililo ne decìda, il quale, qualunque si a, faràsem-
pre di pienifsima sodisfa%ione del fuo obligatijsimo Servo,
che col più riverente ojjequio le bacia umilissimamente la
Sagra Porpora
Dell'E. V.
Roma i. De cernir e 1778» ì
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UìTlq Devino Oblino Servo
Stefano Raflfót
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