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Raffei, Stefano; Winckelmann, Johann Joachim
Il nido: canzone didascalica sopra un antico nido di marmo esistente nella villa dell' ... Cardinale Alessandro Albani — Rom, 1778 [Cicognara, 2506-3]

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https://doi.org/10.11588/diglit.18728#0016
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ANNOTAZIONI

ventati, adottati almeno , ampliati, c ciò che di vero contenevano col
manto della favola in falsìtà trasformato . Dalla Grecia dunque a ragione (I
chiedono gli uomini nati dalle uova, perchè a quelli propriamente conver-
rebbe il nido » 1/ Egitto sotto le misteriose, e mostruose figure di Iside,
O(ìride, Oro , Anubi > Canopo , Api, ed altri animali , e molTiri 9 aveva
nascoito tuttociò che appartiene alla generazion delle cose \ e della fecondità
in ogni genere era (imbolo 1' uovo, il quale perciò lì trova appeso al collo
del Dio Canopo (i) j anzi la loro antichissìma , e suprema Deità Chneph dipin-
ge vasi con r novo in bocca , essendo stato da i più antichi Filosofi, Caldei ,
Fenicj, Persiani, Egizj, Traci l'uovo scmprc riconosciuto per (imbolo del
mondo » Ma 1' Egizia (ìmbolica dottrina in Grecia trasportata, die motivo
ad innumerabili favole con diverse circostanze, e spesso T una contraria all'al-
tra, narrate. Onde , comecché nella Canzone si dica : Chi la Favola ha fìu-
diata , Egiziana o Greca antica , dalla sola Grecia poi se ne richiede la spiega-
zione i
XIII. Non può negar Ci che i Greci sì nelle Lettere, che nelle Arti non
sieno stati (ìngolari, e gran maestri ; ma sono slati altresì spesTe volte delle cosc
loro lodatori senza ritegno. Quello fcritti miei leggiadri porto in bocca della
Grecia ne accenna il carattere . Neocle Crotoniate 9 seguace forsè di Anassa-
gora , il quale apertamente diceva essere la Luna abitata, e avere anch' ella
i suoi colli, e le sué Valli j fece de' voli più alti, e scrilse che le femmine della
Luna ponevano le uova alla cova , dalle quali useivano gli uomini quindici
volre più grandi di quelli del nostro mondo, come affermava Erodoto Era-
cleote. (i) Così riferisee Ateneo a parola tradotto. Soggiunse subito la Grecia*
che quelle covate ella poneva tra le favole di Egitto , cioè tra le mostruose
incredibili Egizie Deità , o perchè gli Egiziani erano nell'Agronomia alTai
vertati; o perchè in Atene non era lecito di seguire intorno al Sole , e alla
Luna , considerate come Deità, opinioni fìlosofiche contrarie alle popolari ;
e Anassagora , il quale diceva che il Sole era un a m ma sio di fuoco , e la Lu-
na piena di abitatori, corse pericolo della vita, e fù per grazia condannato
all' esìlio *
XV. Diofcùri, parola greca che lignifica figliuoli di Giove . Cicerone
nel ili. libro della Natura degli Dei adoperò quelito termine nella enumera-
zione de i figli di quei tré Giovi, eh3 egli distingue. Cartore , e Polluce gli
attribuisee al secondo Giove , ma già fino al tempo di Omero erano ridotti
ad un solo Giove , e a quello aseritte le azioni degli altri due , come di molti
Ercoli parimente fù fatto . Castore e Polluce per 1' eccellenza furono appel-
lati Diofcùri, e (ì ode tal greca voce adottata da non pochi Mitologi della no-
flra
CO Muscum Florcntinurn Tab, tx. pag.126. (2) Ath»n. Dciph. Lib.il. Cap.xvi. p.57.
 
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