Molte volte anche per ignominia itrafcina*
vano i cadaveri cogli uncini per la Città, e li pre-
cipitavano dalle Scale Gemonie, e li gettavano nel
Tevere . funeri. x.66. Suet. Vitell.17. Tib.15.Lam-
prid. Heliog. 17.
Si tralafciano altre forte di fupplfej, per efser
itati efercitati fecondo la crudeltà, e genio de' Prin-
cipi .
I luoghi, dove fi punivano i Rei furono il
Foro , il Campo Marzo, ed ancora il Campidoglio;
i privati nel Foro avanti il Tribunale, ma per Io
più nelle Bafiliche.
Circa l'ignominia dopo la morte ; le principa-
li furono del nome , e de' ritratti. Del nome, che
refsuno de' parenti, e fuccefsori fi fervifse del fuo
cognome , Liv. vi. 20. Che il di loro nome fi can-
cellafse da i Falli. Taciti >Ann*i 11.17. Del ritratto,
che non fi ponefse ne' funerali, ed altro , come_>
più diffufamente Taclt. Ann. il. 32. e^m.jj.
Cell. 11. 6. vii» 20. & ix. 2.
Della divertita delle Deità adorate da i
Romani.
FUrono quafi innumerabili li Dei, che i Romani
adorarono , e fpccialmente nel progrelso del
tempo , e dilatazione dell'Impero , che s'intromife-
;ro nella Città quafi tutte le Deità firaniere , delle
quali fi farà menzione delle più celebri.
E principiando da Giove creduto dalla {tolta
Gentilità Padre degli Dei, e degli uomini, detto
quafi
vano i cadaveri cogli uncini per la Città, e li pre-
cipitavano dalle Scale Gemonie, e li gettavano nel
Tevere . funeri. x.66. Suet. Vitell.17. Tib.15.Lam-
prid. Heliog. 17.
Si tralafciano altre forte di fupplfej, per efser
itati efercitati fecondo la crudeltà, e genio de' Prin-
cipi .
I luoghi, dove fi punivano i Rei furono il
Foro , il Campo Marzo, ed ancora il Campidoglio;
i privati nel Foro avanti il Tribunale, ma per Io
più nelle Bafiliche.
Circa l'ignominia dopo la morte ; le principa-
li furono del nome , e de' ritratti. Del nome, che
refsuno de' parenti, e fuccefsori fi fervifse del fuo
cognome , Liv. vi. 20. Che il di loro nome fi can-
cellafse da i Falli. Taciti >Ann*i 11.17. Del ritratto,
che non fi ponefse ne' funerali, ed altro , come_>
più diffufamente Taclt. Ann. il. 32. e^m.jj.
Cell. 11. 6. vii» 20. & ix. 2.
Della divertita delle Deità adorate da i
Romani.
FUrono quafi innumerabili li Dei, che i Romani
adorarono , e fpccialmente nel progrelso del
tempo , e dilatazione dell'Impero , che s'intromife-
;ro nella Città quafi tutte le Deità firaniere , delle
quali fi farà menzione delle più celebri.
E principiando da Giove creduto dalla {tolta
Gentilità Padre degli Dei, e degli uomini, detto
quafi