ruine sofferte da questa città per parte de’ Saraceni nel 927, fosse
ristorata dall’ imp. Niceforo , dal quale si fecero costruire i terra-
pieni in tutto il giro , e restringere anche il canale de' due mari.
Questa penisola persisteva nel secolo xi , allorché cantò Gugliel-
mo Appulo (2) :
Insula inox fieret , modìcus nisi collis adesset.
Ma isola divenne, quando il re Ferdinando I di Aragona nell’anno
i/|8o ordinò , che si tagliasse quell’istmo , come l’appellò Strabe-
ne , per rendere la città sicura, dalle invasioni de’ Turchi, che in
quell’anno istesso devastato avevano la città di Otranto, c minac-
ciavano di assalir Taranto. Questa grand' opera fu terminata dal
di lui figlio Alfonso. In tal maniera la città fu confinata sopra di
un’ isola.
L’ odierna forma di Taranto , come diceva il Galateo , è quella
di una nave con poppa ad oriente , dove attacca a terraferma con
un ponte di circa 3o passi. Dall’ altro lato è parimente unita per
mezzo di altro ponte , che ha circa i4° passi di lunghezza soste-
nuto da sette archi , sotto de’ quali è molto sensibile il flusso del
mare. Dopo questa descrizione topografica di Taranto veniam ora
a dare un cenno de’ superbi monumenti , da’ quali una volta era
ornata.
Gli edificj pubblici , che davan lustro , e bellezza a questa cit-
tà , eran immensi. Si contavano tra’ principali il Circo massimo,
il Foro , il Ginnasio, X’Odeo, le Tenne pubbliche, il Pritaneo,
il Teatro, cd alti 1 ancora. Nel mezzo del J^oro era innalzato il
colosso di Giove fatto di bronzo, che, secondo Strabene, dopo
quello di Rodi fu riputato il più grande. Fra i tempj i più son-
tuosi si celebrava quello di Nettuno dio patrio, da cui si credeva,
che fosse disceso il fondatore di Taras, e la cui effigie fu impressa
(2) Guil. .^ppul. De reb. Normann. Uh. 1.
ristorata dall’ imp. Niceforo , dal quale si fecero costruire i terra-
pieni in tutto il giro , e restringere anche il canale de' due mari.
Questa penisola persisteva nel secolo xi , allorché cantò Gugliel-
mo Appulo (2) :
Insula inox fieret , modìcus nisi collis adesset.
Ma isola divenne, quando il re Ferdinando I di Aragona nell’anno
i/|8o ordinò , che si tagliasse quell’istmo , come l’appellò Strabe-
ne , per rendere la città sicura, dalle invasioni de’ Turchi, che in
quell’anno istesso devastato avevano la città di Otranto, c minac-
ciavano di assalir Taranto. Questa grand' opera fu terminata dal
di lui figlio Alfonso. In tal maniera la città fu confinata sopra di
un’ isola.
L’ odierna forma di Taranto , come diceva il Galateo , è quella
di una nave con poppa ad oriente , dove attacca a terraferma con
un ponte di circa 3o passi. Dall’ altro lato è parimente unita per
mezzo di altro ponte , che ha circa i4° passi di lunghezza soste-
nuto da sette archi , sotto de’ quali è molto sensibile il flusso del
mare. Dopo questa descrizione topografica di Taranto veniam ora
a dare un cenno de’ superbi monumenti , da’ quali una volta era
ornata.
Gli edificj pubblici , che davan lustro , e bellezza a questa cit-
tà , eran immensi. Si contavano tra’ principali il Circo massimo,
il Foro , il Ginnasio, X’Odeo, le Tenne pubbliche, il Pritaneo,
il Teatro, cd alti 1 ancora. Nel mezzo del J^oro era innalzato il
colosso di Giove fatto di bronzo, che, secondo Strabene, dopo
quello di Rodi fu riputato il più grande. Fra i tempj i più son-
tuosi si celebrava quello di Nettuno dio patrio, da cui si credeva,
che fosse disceso il fondatore di Taras, e la cui effigie fu impressa
(2) Guil. .^ppul. De reb. Normann. Uh. 1.