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MCCCCLXXXXVin, NOVEMBRE.
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scripto a Milan era contra li capitoli ; et questo in
execution di lettere di la Signoria nostra recevute.
Da Verona, di 24. Come haveano trovato al-
cuni panni di seda per valor di ducati 2000, di-
cevano esser dii conte di Pitiano, et quelli daciari si
doleva, etc. ; li fo scrito lasseno passar.
Et da poi disnar in pregadi vene lettere dii vice-
domino nostro di Ferara, di 23. Come li oratori di
Pisa erano zonti, et che domino Piero di San Cas-
sano si havia operato con quel Artaldo francese per
disturbar la praticha havia col ducha di Milan per
adatarlo con Franza mediante quel monsignor di
Andrages, et che lo menava con lui a Pisa, sichè
tutto si conzeria.
Da Fiorenza. Una lettera di la sorda di Piero
di Medici, data a di 20, drezata a esso suo fradello.
Che Fiorenza era in gran extremità; non pono scuo-
der danari, nè non voleno impresonar per dubito
di novità ; non hano potuto dar la prestanza a Paulo
Vitelli, et mandono per lui, Alfonso Strozi, Jacomo
di Nerli et Juliam Gondi, et eri sera introe secreta-
mente, et li 80 steteno sin 8 hore suso in consiglio.
Ilem, mandano a scuoder per le ville, tuor li bestia-
mi di citadini e venderli. Dicono mandar el conte
Ranuzo a la volta di Pisa con le sue zente, et il du-
cha di Milan manda la compagnia di misier Zuane
Bentivoy, la qual sarà in bordine fin 12 zorni. Ta-
men misier Alexandro suo flol non ha potuto haver
danari, et perhò aricorda il stringier, e far presto,
perchè non habino tempo di medicare la piaga, et
quella cità esser come fu al tempo dii ducha di Ca-
lavria quando prese Colle Imperiale che convene el
magnifico Lorenzo andar a Napoli ; et che volendo
far danari non ardiscano meter man su le persone,
63 come ho dito di sopra, et che la terra aspeta il
vegnir avanti. Et come il comissario di Castrocaro
havia scrito li a Ravena esser fato mostra di 6000
fanti, che ha dato che dir assai a la terra, e dicono el
ducha d’ Urbim non voi la Volpe per esser sta altre
volte roto e preso, ben si ha paura dii signor Carlo
Orsini et dii signor Bortolomeo d’ Alviano ; et che
de lì si hebbe alegreza quando intesene el dito Al-
viano esser stà ferito, et si have lettere da Milan
con alegreza di questo ; et se diceva la Signoria vorà
tenere li lochi dii Casentino presi per non haver
speso li soi danari invano, et la terra voria chiamar
Piero, et si non dubitasseno fusse vendicativo, si re-
ri uria al quia ; et haver nova de lì da li comessarii è
a Popi, che esso Piero li havea mandato a rechieder
di parlarli.
In questo consejo di pregadi, fo posto parte per
i consejeri di far salvo conduto a sier Marco Zusti-
gnam fo di sier Jacomo, per adatarsi con li soi cre-
ditori per mexi 6 ; et ninno contradicendo fu presa.
2 lem, per li diti consejeri fo posto, justa una let-
tera di sier Marco Bolani podestà di Padoa, fusse
dato taglia, ad alcuni ladri havia robato domino
Marco Antonio Foscarini episcopo di Citanuova stu-
dia de lì et uno vicentino, lire 500 di danari di la
Signoria nostra ; et hessendo do compagni quello
che acusava fusse asolto, et che potesse bandi-
zarli al confin di ladri. La qual parte, licei fusse
cativa stampa per non esser soliti dar taglia di da-
mar di la Signoria a’ ladri robava di fuora questa
terra, non fu contradita et fu presa: et cussi el
podestà dete la taja, zoè fece le cride solite; quello
seguite qui non noterò.
Ilem, fo posto una parte per tutto il colegio et
li savii di ordeni et li proveditori sora 1’ arsenal zer-
cha il pagamento de costerò, da esser facto a quelli
lavorava a l’arsenal nostro, el fu presa. Fu bon bor-
dine per obviar le robarie si poteva far per li pa-
troni.
Ilem, fo leto la deposition di Zuam Alberto da
la Pigna in la materia di metersi nel ducha di Fera-
ra, el qual prometeva non concluderla senza voler
nostro, et faria le do cosse promesse : zoè restasse a’
pisani li castelli da Livorne in fuora, et fusse pagalo
a la Signoria nostra zercha ducati 150 milia per la
spexa. Eliam fo leto do lettere dii ducha di Milani
a l’ orator suo è qui, date a la Signoria per dito
Zuam Alberto, videlicet: una di 19 eh’ era mollo fiu-
mana, et che lui era mosso contra pisani acciò la Si-
gnoria non si signorizasse di Italia, et voi esser flol
nostro ; et un’altra di 21, come fiorentini si haveano
risolto in mandar la cómision al ducha di Ferara, et
di questo era molto aliegro che si adatasse queste
diferentie ; voi esser bon fìol di la Signoria, etc. ; et
dite lettere le mostrava di voler di .’ orator.
Ilem, fo messo parte per li savii di risponder a
Zuam Alberto : che si voria haver la promessa di
quanto havia dito, zoè che a’ pisani rimanesse le
forteze, e farne dar parte de li danari spesi con qual-
che tempo, e non concluder senza saputa nostra, et
voriano qualche lettera sotoscrita dal suo signor ;
et dita parte, per esser nostri desiderosi di quiete
et non voler tuor quel d’ altri ma rimagnir con ho-
nor, have tufo il consejo.
Ancora fo leto come voleva le leze nostre ; et po-
sto per tutti li savii di colegio una balotation e ri-
presaja contra Ortonamar, loco in Puja, per certi
danni fati a sier Carlo Valier e compagni.
MCCCCLXXXXVin, NOVEMBRE.
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scripto a Milan era contra li capitoli ; et questo in
execution di lettere di la Signoria nostra recevute.
Da Verona, di 24. Come haveano trovato al-
cuni panni di seda per valor di ducati 2000, di-
cevano esser dii conte di Pitiano, et quelli daciari si
doleva, etc. ; li fo scrito lasseno passar.
Et da poi disnar in pregadi vene lettere dii vice-
domino nostro di Ferara, di 23. Come li oratori di
Pisa erano zonti, et che domino Piero di San Cas-
sano si havia operato con quel Artaldo francese per
disturbar la praticha havia col ducha di Milan per
adatarlo con Franza mediante quel monsignor di
Andrages, et che lo menava con lui a Pisa, sichè
tutto si conzeria.
Da Fiorenza. Una lettera di la sorda di Piero
di Medici, data a di 20, drezata a esso suo fradello.
Che Fiorenza era in gran extremità; non pono scuo-
der danari, nè non voleno impresonar per dubito
di novità ; non hano potuto dar la prestanza a Paulo
Vitelli, et mandono per lui, Alfonso Strozi, Jacomo
di Nerli et Juliam Gondi, et eri sera introe secreta-
mente, et li 80 steteno sin 8 hore suso in consiglio.
Ilem, mandano a scuoder per le ville, tuor li bestia-
mi di citadini e venderli. Dicono mandar el conte
Ranuzo a la volta di Pisa con le sue zente, et il du-
cha di Milan manda la compagnia di misier Zuane
Bentivoy, la qual sarà in bordine fin 12 zorni. Ta-
men misier Alexandro suo flol non ha potuto haver
danari, et perhò aricorda il stringier, e far presto,
perchè non habino tempo di medicare la piaga, et
quella cità esser come fu al tempo dii ducha di Ca-
lavria quando prese Colle Imperiale che convene el
magnifico Lorenzo andar a Napoli ; et che volendo
far danari non ardiscano meter man su le persone,
63 come ho dito di sopra, et che la terra aspeta il
vegnir avanti. Et come il comissario di Castrocaro
havia scrito li a Ravena esser fato mostra di 6000
fanti, che ha dato che dir assai a la terra, e dicono el
ducha d’ Urbim non voi la Volpe per esser sta altre
volte roto e preso, ben si ha paura dii signor Carlo
Orsini et dii signor Bortolomeo d’ Alviano ; et che
de lì si hebbe alegreza quando intesene el dito Al-
viano esser stà ferito, et si have lettere da Milan
con alegreza di questo ; et se diceva la Signoria vorà
tenere li lochi dii Casentino presi per non haver
speso li soi danari invano, et la terra voria chiamar
Piero, et si non dubitasseno fusse vendicativo, si re-
ri uria al quia ; et haver nova de lì da li comessarii è
a Popi, che esso Piero li havea mandato a rechieder
di parlarli.
In questo consejo di pregadi, fo posto parte per
i consejeri di far salvo conduto a sier Marco Zusti-
gnam fo di sier Jacomo, per adatarsi con li soi cre-
ditori per mexi 6 ; et ninno contradicendo fu presa.
2 lem, per li diti consejeri fo posto, justa una let-
tera di sier Marco Bolani podestà di Padoa, fusse
dato taglia, ad alcuni ladri havia robato domino
Marco Antonio Foscarini episcopo di Citanuova stu-
dia de lì et uno vicentino, lire 500 di danari di la
Signoria nostra ; et hessendo do compagni quello
che acusava fusse asolto, et che potesse bandi-
zarli al confin di ladri. La qual parte, licei fusse
cativa stampa per non esser soliti dar taglia di da-
mar di la Signoria a’ ladri robava di fuora questa
terra, non fu contradita et fu presa: et cussi el
podestà dete la taja, zoè fece le cride solite; quello
seguite qui non noterò.
Ilem, fo posto una parte per tutto il colegio et
li savii di ordeni et li proveditori sora 1’ arsenal zer-
cha il pagamento de costerò, da esser facto a quelli
lavorava a l’arsenal nostro, el fu presa. Fu bon bor-
dine per obviar le robarie si poteva far per li pa-
troni.
Ilem, fo leto la deposition di Zuam Alberto da
la Pigna in la materia di metersi nel ducha di Fera-
ra, el qual prometeva non concluderla senza voler
nostro, et faria le do cosse promesse : zoè restasse a’
pisani li castelli da Livorne in fuora, et fusse pagalo
a la Signoria nostra zercha ducati 150 milia per la
spexa. Eliam fo leto do lettere dii ducha di Milani
a l’ orator suo è qui, date a la Signoria per dito
Zuam Alberto, videlicet: una di 19 eh’ era mollo fiu-
mana, et che lui era mosso contra pisani acciò la Si-
gnoria non si signorizasse di Italia, et voi esser flol
nostro ; et un’altra di 21, come fiorentini si haveano
risolto in mandar la cómision al ducha di Ferara, et
di questo era molto aliegro che si adatasse queste
diferentie ; voi esser bon fìol di la Signoria, etc. ; et
dite lettere le mostrava di voler di .’ orator.
Ilem, fo messo parte per li savii di risponder a
Zuam Alberto : che si voria haver la promessa di
quanto havia dito, zoè che a’ pisani rimanesse le
forteze, e farne dar parte de li danari spesi con qual-
che tempo, e non concluder senza saputa nostra, et
voriano qualche lettera sotoscrita dal suo signor ;
et dita parte, per esser nostri desiderosi di quiete
et non voler tuor quel d’ altri ma rimagnir con ho-
nor, have tufo il consejo.
Ancora fo leto come voleva le leze nostre ; et po-
sto per tutti li savii di colegio una balotation e ri-
presaja contra Ortonamar, loco in Puja, per certi
danni fati a sier Carlo Valier e compagni.