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I.

- la letteratura artistica .medievale

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in den Titilli Eckehard* IV. voti St. Gallai fiir den Mainzcr Doni, estratto dal
« Mainzer Kalender » 1949.

Si può accennare qui ai versi De mirabilibus mundi (animali favolosi, ecc.),
desunti da Solino, ma nel Medio Evo tramandati sotto il nome di Ovidio.
M. R. James, Ovidius de mirabilibus mundi, negli « Essays and Studies pre-
sented to William Ridgeway », Cambridge 1913, 28G-298. Secondo l'editore « The
verses evidently belong to the interesting category of inscriptions designed to
accompany pictures ». ,T. G. I'rkaux, Thierry de Saint-Trond, nutcur du poème
pseudo-ovidien De Mirabilibus Mundi, « Latomus » VI (1947) 353-366.

M. R. James, The verses formerly inscribed on twelve Windows in the
choir of Canterbury Cathedral reprinted from the manuscript, with introduc-
tion and notes, Cambridge 1901 (Cambridge Antiquarian Society Publieations.
Octavo Series No. 38). M. R. James, Pictor in Carmine, « Archaeologia » XCIV
(1951) 141-166 (titilli tipologici. L'autore è un cisterciense inglese della fine del
secolo decimosecondo). F. Wormai.d, .4 medieval description of two illuminated
psalters, « Scriptorium » VI (1952) 18-25. R. Flower, A metrica! life of St.
Wulfstan of Worcester, « The National Library of Wales Journal » I (1940)
119-130 (xin sec.)].

Anche più tardi nel Medio Evo immagine e scritto rimangono
strettamente congiunti, con una preponderanza, teoricamente accen-
tuata, di quest'ultimo sulla prima, come è detto espressamente in
una lettera di Kabano Mauro all'abate Attone di Fulda (nelle mie
Schriftquellen zur Karolinyischen Kunst, n. 893); e pure in epoca
posteriore il titulus non ha perduto nulla della sua sostanza (valgan
d'esempio i tituli delle vetrate di St. Alban, xiv secolo, Quellenbuch
n. XL1); subisce anzi, specialmente nel Trecento italiano, un note-
volissimo sviluppo. Assume infatti una figura letteraria indipen-
dente, nelle forme nazionali del sonetto e della canzone, rimanendo
Pur sempre intimamente legato coll'opera d'arte. Il più importante
esempio del genere è la canzone, da poco interamente spiegata, sul
celebre Trionfo della morte nel Camposanto di Pisa (cfr. Morpurgo
ne «L'Arte» 1899: [J. v. Schlosser, Poesia e arte figurativa nel
Trecento, « La Critica d'arte » III (1938) 81-90]).

Forse anche più strano è il titulus narrativo, che rinunzia per
!o più anche alla forma chiusa, e si distende comodamente in prosa
sopra e accanto all'immagine, si che spesso fa vedere anche più (o
meno) di questa. Sono di tal genere le curiose iscrizioni per il più
antico ciclo pittorico della grande sala del Consiglio a Venezia (in Lo-
renzi, Monumenti per servire alla storia del Palazzo Ducale, Venezia
Ì868), poi il compendio dei Viri illustres del Petrarca, fatto espres-
samente, per incarico di Francesco da Carrara, come titulus per gli
affreschi del Guariento nel Castello di Padova (cfr. « Jahrbuch der
Kunstsammlungen des aìlerh. Kaiserhauses » XVI, 183). [Th. E.
 
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