I. - LA STORIOGRAFIA ARTISTICA LOCALE IN ITALIA
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anteriori anche al Malvasia sono i Minervalia Bononiensia del dottor
Ovidio Montalbani, che si cela sotto lo pseudonimo di Bumaldo, un
volumetto in 12° stampato nel 1641 di cui si è servito anche l'autore
della Felsina Pittrice ; posteriore è invece la grande e sontuosa storia
dell'accademia artistica bolognese, di Gio. Pietro Zanotti (1739). No-
tizie sugli artisti emiliani contiene anche il Microcosmo della Pittura
dello Scannelli (1657), che altrove citeremo. Questa letteratura ha
termine solo poco prima del Risorgimento nelle Vite di un nobile bo-
lognese, il marchese Bolognini-Amorini (1840-1813), scritte con tut-
t'altri criterii, e contenenti qualche pregevole notizia.
Ferrara, così importante per la sua arte tutta particolare
ed originale, ha'trovato due diligenti illustratori nel Baruffaldi alla
fine del Seicento e nel più anziano Cittadella, da lui dipendente (1782) ;
persino una cittadina come Cento, celebre come patria del Guer-
rino, ha una specie di suo Vasari locale (Righetti, 1768). A Mo-
dena oltre al compendio meschino del poligrafo Vedriani (1662),
ancora del secolo precedente, alla fine dell'età antica appare il primo
copioso dizionario di artisti dello stato estense, dovuto nientemeno
che al celebre storiografo della letteratura italiana, al Tiraboschi
(1786).
È strano che Venezia, cosi importante per lo sviluppo di
tutta la pittura, rimanga un po' addietro alla ricchezza della dotta
Bologna. L'opera principale sono le Meraviglie dell'arte del pittore
Carlo Ridolfi, uscite nel 1618 con bei ritratti incisi e ristampate mo-
dernamente in un'eccellente edizione commentata da D. v. Hadeln,
« cui qui una volta per tutte si rimanda, Scritte in uno stile abba-
stanza trascurato, ampollose e ricche di aneddoti, nonostante lo
stretto contatto col modello vasariauo esse trattano unicamente dei
Pittori (e questo è per Venezia molto significativo) non soltanto ve-
neziani ma anche della terraferma. Caratteristica per l'ambiente della
grande città di forestieri, quale è da lungo tempo Venezia, è anche
la circostanza che l'opera sia dedicata a due olandesi, i fratelli Remst,
ambedue raccoglitori; l'uno senatore ad Amsterdam e l'altro inviato
degli Stati Generali a Parigi. Il Ridolfi è naturalmente la fonte più
importante per la Venezia del Seicento, accanto a Marco Boschini
di cui in seguito parleremo. Nel Settecento dobbiamo citare special-
mente la notevole e rarissima serie di ritratti corredati da biografie
(tutto a incisione) di Alessandro Longhi (1762), un figlio del celebre
Pittore di genere Pietro; e un'opera, che sbocca già nell'indirizzo
moderno della storia dell'arte, dell'architetto Temanza, assai bene
merito della sua patria, opera che tratta degli architetti e degli scul-
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anteriori anche al Malvasia sono i Minervalia Bononiensia del dottor
Ovidio Montalbani, che si cela sotto lo pseudonimo di Bumaldo, un
volumetto in 12° stampato nel 1641 di cui si è servito anche l'autore
della Felsina Pittrice ; posteriore è invece la grande e sontuosa storia
dell'accademia artistica bolognese, di Gio. Pietro Zanotti (1739). No-
tizie sugli artisti emiliani contiene anche il Microcosmo della Pittura
dello Scannelli (1657), che altrove citeremo. Questa letteratura ha
termine solo poco prima del Risorgimento nelle Vite di un nobile bo-
lognese, il marchese Bolognini-Amorini (1840-1813), scritte con tut-
t'altri criterii, e contenenti qualche pregevole notizia.
Ferrara, così importante per la sua arte tutta particolare
ed originale, ha'trovato due diligenti illustratori nel Baruffaldi alla
fine del Seicento e nel più anziano Cittadella, da lui dipendente (1782) ;
persino una cittadina come Cento, celebre come patria del Guer-
rino, ha una specie di suo Vasari locale (Righetti, 1768). A Mo-
dena oltre al compendio meschino del poligrafo Vedriani (1662),
ancora del secolo precedente, alla fine dell'età antica appare il primo
copioso dizionario di artisti dello stato estense, dovuto nientemeno
che al celebre storiografo della letteratura italiana, al Tiraboschi
(1786).
È strano che Venezia, cosi importante per lo sviluppo di
tutta la pittura, rimanga un po' addietro alla ricchezza della dotta
Bologna. L'opera principale sono le Meraviglie dell'arte del pittore
Carlo Ridolfi, uscite nel 1618 con bei ritratti incisi e ristampate mo-
dernamente in un'eccellente edizione commentata da D. v. Hadeln,
« cui qui una volta per tutte si rimanda, Scritte in uno stile abba-
stanza trascurato, ampollose e ricche di aneddoti, nonostante lo
stretto contatto col modello vasariauo esse trattano unicamente dei
Pittori (e questo è per Venezia molto significativo) non soltanto ve-
neziani ma anche della terraferma. Caratteristica per l'ambiente della
grande città di forestieri, quale è da lungo tempo Venezia, è anche
la circostanza che l'opera sia dedicata a due olandesi, i fratelli Remst,
ambedue raccoglitori; l'uno senatore ad Amsterdam e l'altro inviato
degli Stati Generali a Parigi. Il Ridolfi è naturalmente la fonte più
importante per la Venezia del Seicento, accanto a Marco Boschini
di cui in seguito parleremo. Nel Settecento dobbiamo citare special-
mente la notevole e rarissima serie di ritratti corredati da biografie
(tutto a incisione) di Alessandro Longhi (1762), un figlio del celebre
Pittore di genere Pietro; e un'opera, che sbocca già nell'indirizzo
moderno della storia dell'arte, dell'architetto Temanza, assai bene
merito della sua patria, opera che tratta degli architetti e degli scul-