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I. - LA TEORIA ARTISTICA ITALIANA DEL SECOLO XVII

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vista dei bolognesi, nella cui atmosfera soprattutto il libro è nato.
Michelangelo e Leonardo ci appaiono soltanto vicini alla vera gran-
dezza, non ad essa equiparati ; notevole è l'alta stima insistentemente
attribuita al maestro tedesco Durer detto « unico maestro di natu-
ralezza ». Della massima importanza, anche se solo indirettamente
pertinenti alla nostra materia, sono i Pensieri del Tassoni, pubbli-
cati nel 1620, il cui ultimo libro è tutto dedicato a un argomento che
sarà ampiamente trattato dalla teoria artistica francese e di cui a
questo proposito dovremo ancora parlare.

Tutto il resto della produzione secentesca, nel campo critico este-
tico, non è né molto né significativo. Un trattato del cavaliere di
Malta fra Francesco Bis agno, stampato a Venezia nel
1642, è una testimonianza (un po' tardiva) del risoluto allontanamento
dal manierismo, ed ha qualche importanza solo per le sue notizie tec-
niche e d'altro genere attinte a fonti più antiche d'ogni sorta. Alla
fine di questo periodo cade l'attività del B a 1 d i n u c c i , i cui
scritti minori di carattere teoretico scompaiono nell'ombra di fronte
alle sue grandi opere storiche, pur rispecchiando la predominante in-
clinazione dell'autore : cosi il dialogo La Teglia che è un'autodifesa
delle sue Notizie ed è notevole e istruttivo per i principi che vi sono
svolti della critica delle fonti scritte. Il Vocabolario Toscano (testo di
Crusca) è la sua opera migliore nel campo estetico-tecnico ed ha va-
lore definitivo per il tempo suo. Il Seicento, che il Baldinucci con-
chiude, era cominciato colla figura del poeta più autorevole che dà
l'impronta alla propria epoca e di cui già ci occupammo nei suoi rap-
porti coll'arte figurativa (libro VII) : il cavalier Marino. Delle
sue Dicerie sacre (in prosa) una è dedicata alla pittura, un'esercita-
zione retorica di stile, che si ricollega al periodo immediatamente
precedente (Zuccaro) con le sue categorie del « disegno interno e
esterno », e che si fa notare soprattutto per il suo tono esplicitamente
cattedratico. Siamo cosi ricondotti a un argomento di cui già comin-
ciammo a trattare, alla letteratura cioè dei moralisti a tendenza teo-
logica, iniziatasi specialmente sotto l'influsso del Concilio Tridentino
(v. libro VI).

A capo di questa è il grande cardinale milanese Federigo
Borromeo, figura importantissima di amatore d'arte e di col-
lezionista, cugino e successore di san Carlo. Il suo libro De pictura
sacra (pubblicato nel 1625) delude però quasi completamente la nostra
aspettativa; il teologo sconfessa quasi del tutto l'amico dell'arte e
lo respinge con severa disciplina. Come era da attendersi, anche qui
si inveisce contro i quadri sconvenienti per nudità e per forme sen-
 
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