III.
LA TEORIA ARTISTICA DEL BAROCCO
NELLE ALTRE REGIONI
Fra tutte assolutamente preminente è la Spagna, che ha nel
Seicento il suo grande periodo, in cui eguaglia le grandi nazioni
sia nell'arte che nella letteratura, e impone anzi a quelle il pro-
prio influsso. Anche qui aveva ben presto rigogliosamente preso
piede la letteratura artistica di provenienza italiana, come già ab-
biamo visto ; persino nell'estremo occidente europeo, in Portogallo,
si era fatto avanti un pioniere come Francisco de Hollanda. Alla
vigilia dello splendido barocco spagnuolo, e di transizione a que-
sto, erano apparsi i teorici spagnuoli dell'architettura, che, ope-
rando nello spirito dei loro modelli italiani, ne diffondevano le teo-
rie, non senza una certa indipendenza, improntandole del carattere
duro e chiuso della loro stirpe, diversamente dai loro vicini francesi
che non hanno mai prodotto un genio che si possa paragonare a un
Cervantes o a un Velazquez. Juan de Herrera, l'architetto di Fi-
lippo II nell'Escorial e ad Aranjuez, si ricollega all'Ars magna del
suo conterraneo Raimondo Lullo, scolastico medievale, attraverso
strani concetti sulla perfetta figura del cubo, che oggi, ora che
ci è passato rapidamente dinanzi lo spettro del cubismo, ci fanno
pensare. Il celebre orafo Juan de Arphe, in un poema didascalico di
quattro libri, Varia commensuracion (1585), raccoglie le teorie del
classicismo, che contrappone coscientemente al tardo gotico spa-
gnuolo cosi a lungo fiorito proprio nella sua arte, Vestilo plateresco ;
in uno scritto dedicato ad uno dei suoi lavori, la custodia d'argento
di Siviglia (secondo il programma del canonico Pacheco), vuole illu-
strare anche didatticamente un esempio tipico del nuovo stile. Il
campo era stato già preparato da un entusiastico ammiratore del-
l'antichità dell'epoca di Carlo V, Don Felipe de Guevara, coi suoi
Comentarios de la pintura, predecessore dello Junius e come questi
LA TEORIA ARTISTICA DEL BAROCCO
NELLE ALTRE REGIONI
Fra tutte assolutamente preminente è la Spagna, che ha nel
Seicento il suo grande periodo, in cui eguaglia le grandi nazioni
sia nell'arte che nella letteratura, e impone anzi a quelle il pro-
prio influsso. Anche qui aveva ben presto rigogliosamente preso
piede la letteratura artistica di provenienza italiana, come già ab-
biamo visto ; persino nell'estremo occidente europeo, in Portogallo,
si era fatto avanti un pioniere come Francisco de Hollanda. Alla
vigilia dello splendido barocco spagnuolo, e di transizione a que-
sto, erano apparsi i teorici spagnuoli dell'architettura, che, ope-
rando nello spirito dei loro modelli italiani, ne diffondevano le teo-
rie, non senza una certa indipendenza, improntandole del carattere
duro e chiuso della loro stirpe, diversamente dai loro vicini francesi
che non hanno mai prodotto un genio che si possa paragonare a un
Cervantes o a un Velazquez. Juan de Herrera, l'architetto di Fi-
lippo II nell'Escorial e ad Aranjuez, si ricollega all'Ars magna del
suo conterraneo Raimondo Lullo, scolastico medievale, attraverso
strani concetti sulla perfetta figura del cubo, che oggi, ora che
ci è passato rapidamente dinanzi lo spettro del cubismo, ci fanno
pensare. Il celebre orafo Juan de Arphe, in un poema didascalico di
quattro libri, Varia commensuracion (1585), raccoglie le teorie del
classicismo, che contrappone coscientemente al tardo gotico spa-
gnuolo cosi a lungo fiorito proprio nella sua arte, Vestilo plateresco ;
in uno scritto dedicato ad uno dei suoi lavori, la custodia d'argento
di Siviglia (secondo il programma del canonico Pacheco), vuole illu-
strare anche didatticamente un esempio tipico del nuovo stile. Il
campo era stato già preparato da un entusiastico ammiratore del-
l'antichità dell'epoca di Carlo V, Don Felipe de Guevara, coi suoi
Comentarios de la pintura, predecessore dello Junius e come questi