( 5i )
fanti e mille cavalli , uscirono alla campagna. Né sì tosto scon-
travansi le armate rivali, che (lavasi il segno del combattere.
Pugnava valorosamente 1' ala destra guidata d'Annone, finché
per la morte del duce, ccdea scompigliala all'urto de' Greci. La
sinistra, ancora intatta , bastava a ristorare la sorte della batta-
glia; ma non volle Bomilcare, il quale più che a salvamento della
patria, intendeva a divenirne signore. Fuggivano i barbari sem-
pre inseguiti da' Greci, finché rotti e sanguinosi ricovravansi en-
tro le mura di Cartagine , ove la voce de' sacerdoti, insistendo
perchè si placassero i numi con umani sagrifici, aggravava il peso
de' mali sofferti (243).
Mentre Agatocle vittorioso recava in suo potere Neapoli, Adru- oi;mp.cxvii. 4
. . r r . . a. G. C. 3og.
meto , Tapso e tante altre città, spingendo le sue conquiste sin
nella Libia, Siracusa stretta da Amilcare toccava all' ultimo fine,
e già Antandro inclinava alla resa , quando 1' etolo Erimnone ,
opponendosi al vile disegno, fu causa, col temporeggiare, di non
isperata salvezza. Imperciocché gli Affricani sempre risospinti da-
gli assediati, e rimasti privi di Amilcare che, fatto prigioniere in
una fazione combattuta all'Eurialo, lasciata vi aveva la vita, comin-
ciavano a disperare della vittoria.
Fu allora che gli Agragantini veggendo Agatocle lontano, Sira-
cusa non ancora libera dall'assedio, ed i Cartaginesi depressi, ri-
destavan nell'animo loro le antiche speranze di primeggiare nel-
l'isola nostra. Laonde, scelto a capitano Senodico, e fatta alleanza
co' Geloi e cogli Ennesi, si accinsero, siccome vantavansi, all'alta
impresa di render libera la Sicilia, e superata Erbesso ed Echetla,
non poche città dall'impero de' Peni andavano ricattando (244)-
In questo mezzo continuavan le cose di Agatocle a prosperareoiimp.cxvra.
nell'Affrica, sicché egli volle, a somiglianza di quanto avean pra-a
ticato i generali di Alessandro , assumere il titolo di re. E perchè
sapevasi quanto i Greci odiassero il diadema , cinse in vece la
fronte di una corona di mirto (245).
La guerra frattanto non cessava dallo insanguinare le terre della
Sicilia. I Cartaginesi insistevano nell'assedio di Siracusa, e Seno-
doco percorreva baldanzoso le città scotendo loro il giogo della si-
racusana tirannide, bastando appena Leptine e Dcmofilo , capi-
tani di Agatocle, a frenarne le imprese. Le vittorie dell'Affrica
a.G. G. 3o8.
fanti e mille cavalli , uscirono alla campagna. Né sì tosto scon-
travansi le armate rivali, che (lavasi il segno del combattere.
Pugnava valorosamente 1' ala destra guidata d'Annone, finché
per la morte del duce, ccdea scompigliala all'urto de' Greci. La
sinistra, ancora intatta , bastava a ristorare la sorte della batta-
glia; ma non volle Bomilcare, il quale più che a salvamento della
patria, intendeva a divenirne signore. Fuggivano i barbari sem-
pre inseguiti da' Greci, finché rotti e sanguinosi ricovravansi en-
tro le mura di Cartagine , ove la voce de' sacerdoti, insistendo
perchè si placassero i numi con umani sagrifici, aggravava il peso
de' mali sofferti (243).
Mentre Agatocle vittorioso recava in suo potere Neapoli, Adru- oi;mp.cxvii. 4
. . r r . . a. G. C. 3og.
meto , Tapso e tante altre città, spingendo le sue conquiste sin
nella Libia, Siracusa stretta da Amilcare toccava all' ultimo fine,
e già Antandro inclinava alla resa , quando 1' etolo Erimnone ,
opponendosi al vile disegno, fu causa, col temporeggiare, di non
isperata salvezza. Imperciocché gli Affricani sempre risospinti da-
gli assediati, e rimasti privi di Amilcare che, fatto prigioniere in
una fazione combattuta all'Eurialo, lasciata vi aveva la vita, comin-
ciavano a disperare della vittoria.
Fu allora che gli Agragantini veggendo Agatocle lontano, Sira-
cusa non ancora libera dall'assedio, ed i Cartaginesi depressi, ri-
destavan nell'animo loro le antiche speranze di primeggiare nel-
l'isola nostra. Laonde, scelto a capitano Senodico, e fatta alleanza
co' Geloi e cogli Ennesi, si accinsero, siccome vantavansi, all'alta
impresa di render libera la Sicilia, e superata Erbesso ed Echetla,
non poche città dall'impero de' Peni andavano ricattando (244)-
In questo mezzo continuavan le cose di Agatocle a prosperareoiimp.cxvra.
nell'Affrica, sicché egli volle, a somiglianza di quanto avean pra-a
ticato i generali di Alessandro , assumere il titolo di re. E perchè
sapevasi quanto i Greci odiassero il diadema , cinse in vece la
fronte di una corona di mirto (245).
La guerra frattanto non cessava dallo insanguinare le terre della
Sicilia. I Cartaginesi insistevano nell'assedio di Siracusa, e Seno-
doco percorreva baldanzoso le città scotendo loro il giogo della si-
racusana tirannide, bastando appena Leptine e Dcmofilo , capi-
tani di Agatocle, a frenarne le imprese. Le vittorie dell'Affrica
a.G. G. 3o8.