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dotto segretario di Martino V, a farsi erigere, vivente an-
cora, un monumento funebre nella chiesa parrocchiale della
sua nativa Montepulciano, destinando per le spese a tal uopo
occorrenti la somma di venticinquemila scudi. « Ciro, scrive
il Bruni, ordinò la propria spoglia fosse confidata alla terra,
non conoscendo, com’egli affermava, alcuna materia più nobile
di quella che produce i fiori, i frutti e le. sostanze preziose ;
Cesare e Alessandro non si preoccuparon guari delle loro
tombe. — V’ha nulla di più vergognoso che di ricordare con
un monumento un uomo, di cui s’ignora la vita? » E ci narra
che, viaggiando un giorno in quel d’Arezzo, s’imbattè in codesto
monumento dell’Aragazzi che si trasportava a Montepulciano.
Il carro era affondato nella mota alta, e per isforzi che i buoi
aggiogativi facessero, non riuscivano a tiramelo. Disperato,
un carrettiere, mentre si tergeva la fronte gocciolante sudore,
mandò all’inferno tutt’i poeti del mondo. E Bruni, avendogli
domandato la cagione di tanto feroce odio contro i sacerdoti
delle Muse, n’ebbe in risposta, che quei marmi faceano parte
d’un monumento che s’erigerebbe appunto alla memoria d’un
poeta morto testé a Roma.
Oh vanità umana !
Andate a vederlo codesto monumento, messo in pezzi, nella
Cattedrale di Montepulciano, e voi mormorerete una volta di
più il famoso versetto dell’Ecclesiaste — ahimè, vano anch’esso !
Ma bastano i frammenti, sparsi qua e là per la Chiesa, a
dare un’ idea di quel che doveva essere nella sua integrità
questo magnifico Mausoleo. Guardate il bassorilievo fra’ due
primi pilastri della navata centrale, che rappresenta la Ma-
donna assisa, col divino Eigliuolo sulle ginocchia, il quale
sorride soave al poeta prostratogli davanti, mentre appoggia
un piedino sulla spalla d’uno dei tre putti aggruppati nel
basso. Quanta grazia ! Che squisitezza di forme ! Quale unità
di composizione! quale maestria nell’esecuzione! E nell’alto-
rilievo di grandezza naturale, rappresentante Dio Padre in
atto di benedire, non si ritrovan forse tutte le rare doti
dotto segretario di Martino V, a farsi erigere, vivente an-
cora, un monumento funebre nella chiesa parrocchiale della
sua nativa Montepulciano, destinando per le spese a tal uopo
occorrenti la somma di venticinquemila scudi. « Ciro, scrive
il Bruni, ordinò la propria spoglia fosse confidata alla terra,
non conoscendo, com’egli affermava, alcuna materia più nobile
di quella che produce i fiori, i frutti e le. sostanze preziose ;
Cesare e Alessandro non si preoccuparon guari delle loro
tombe. — V’ha nulla di più vergognoso che di ricordare con
un monumento un uomo, di cui s’ignora la vita? » E ci narra
che, viaggiando un giorno in quel d’Arezzo, s’imbattè in codesto
monumento dell’Aragazzi che si trasportava a Montepulciano.
Il carro era affondato nella mota alta, e per isforzi che i buoi
aggiogativi facessero, non riuscivano a tiramelo. Disperato,
un carrettiere, mentre si tergeva la fronte gocciolante sudore,
mandò all’inferno tutt’i poeti del mondo. E Bruni, avendogli
domandato la cagione di tanto feroce odio contro i sacerdoti
delle Muse, n’ebbe in risposta, che quei marmi faceano parte
d’un monumento che s’erigerebbe appunto alla memoria d’un
poeta morto testé a Roma.
Oh vanità umana !
Andate a vederlo codesto monumento, messo in pezzi, nella
Cattedrale di Montepulciano, e voi mormorerete una volta di
più il famoso versetto dell’Ecclesiaste — ahimè, vano anch’esso !
Ma bastano i frammenti, sparsi qua e là per la Chiesa, a
dare un’ idea di quel che doveva essere nella sua integrità
questo magnifico Mausoleo. Guardate il bassorilievo fra’ due
primi pilastri della navata centrale, che rappresenta la Ma-
donna assisa, col divino Eigliuolo sulle ginocchia, il quale
sorride soave al poeta prostratogli davanti, mentre appoggia
un piedino sulla spalla d’uno dei tre putti aggruppati nel
basso. Quanta grazia ! Che squisitezza di forme ! Quale unità
di composizione! quale maestria nell’esecuzione! E nell’alto-
rilievo di grandezza naturale, rappresentante Dio Padre in
atto di benedire, non si ritrovan forse tutte le rare doti