Libho SeConBo.
€ molti 311 danari nc condannò» Quesic esecnzioni
sssai i rnediocri cittadini sbigottirono, solo aì Gran-
di ed alia Pkbe soddisfacevano; quessa, perchè lua
natura è i-allegrarlì nel male, quegìi altri, per ve--
dersì vendicar di tante ingiurie dai popolani ricevu-
te. E quando passava per le strade, con voce alta
ia franchezza dei suo animo era laudata, e ciascuno
pubbricamente a ritrovar le fraudi de’ cittadini e
c castigarle lo confortava. Era P ufficio de’ 20 ve-
jiuto a meno, e la riputazione del Duca grandc, e.
il timor grandissimo, t'alchè ciascuno pcr modrar»
segli amico, la sua insegna sopra ; la casa sua faceva
dipignere, nè gli mancava ad effer Principe altro
che !I titolo. E parendogli poter tentar cgni cosa
sicuramente, fece intendere ai Signori, coine ci
giudicava per il bcne della. città necctsario gli-fosse
concessa la Signorsa libera, eperciò desìderava, poi»
chè tutta la città vi consentiva, che eglino ancora,
vi consentissero. I Signori, avvenga che molto in*
uatizi avessero la rovina dclla patria ioro provedu-
ta, tutti a quesìa domanda si perturbarono, e con-
tutto ch’ ei concscesscro il Joro pericolo, nondimeno.
pcr non mancare aìla patria, animosamente gliene.
negarono. Aveva il Duea, per dar di se maggior
segno di Religione e d’ umam'tà, eletto per sua abi-
tazione i! convento de3 frati minori di S. Croce, e
desideroso di dar effetto al maligno suo pensiero,,
fecc pcr bando pubbiicare, che tutto i! popolo la mat-
tina seguente fosse alla piazza di S. Croce davanti a.
lui, Questo bando sbigottì. molto più 1 Signori,
che prima non avevano fatto le parole, e con quei
eittadini, i quali della patria e dclia iibertà giudi-
€ molti 311 danari nc condannò» Quesic esecnzioni
sssai i rnediocri cittadini sbigottirono, solo aì Gran-
di ed alia Pkbe soddisfacevano; quessa, perchè lua
natura è i-allegrarlì nel male, quegìi altri, per ve--
dersì vendicar di tante ingiurie dai popolani ricevu-
te. E quando passava per le strade, con voce alta
ia franchezza dei suo animo era laudata, e ciascuno
pubbricamente a ritrovar le fraudi de’ cittadini e
c castigarle lo confortava. Era P ufficio de’ 20 ve-
jiuto a meno, e la riputazione del Duca grandc, e.
il timor grandissimo, t'alchè ciascuno pcr modrar»
segli amico, la sua insegna sopra ; la casa sua faceva
dipignere, nè gli mancava ad effer Principe altro
che !I titolo. E parendogli poter tentar cgni cosa
sicuramente, fece intendere ai Signori, coine ci
giudicava per il bcne della. città necctsario gli-fosse
concessa la Signorsa libera, eperciò desìderava, poi»
chè tutta la città vi consentiva, che eglino ancora,
vi consentissero. I Signori, avvenga che molto in*
uatizi avessero la rovina dclla patria ioro provedu-
ta, tutti a quesìa domanda si perturbarono, e con-
tutto ch’ ei concscesscro il Joro pericolo, nondimeno.
pcr non mancare aìla patria, animosamente gliene.
negarono. Aveva il Duea, per dar di se maggior
segno di Religione e d’ umam'tà, eletto per sua abi-
tazione i! convento de3 frati minori di S. Croce, e
desideroso di dar effetto al maligno suo pensiero,,
fecc pcr bando pubbiicare, che tutto i! popolo la mat-
tina seguente fosse alla piazza di S. Croce davanti a.
lui, Questo bando sbigottì. molto più 1 Signori,
che prima non avevano fatto le parole, e con quei
eittadini, i quali della patria e dclia iibertà giudi-