Delle IstoRIe
106
S. Piero Scheraggio, uoino dissoluto e vago di malé,
fosse acceso, il quale veggendo il popolo occupato
al combattcre, pensò/di poter fare un3 scellerattez-
za, alla quale gli uomini per effer occupati non po-
tessero rimediare. E perchè gli riuscisse mcglio,
mise fuoco in casa ai suoi consorti, dove aveva più
comodità di farlo. Era l’ anno 1304, e del mese
di Luglio, quando Firenze dal fuoco e dal ferro
era perturbata. Mcsser Cot'so Donati solo fra tanti
tumulti non si armò, perchè giudicava più facil-
mente diventar arbitro di ambedue le parti, quan*
cìo stracche della zussa agli accordi si volgessero. Po-
soronsi nondimcno l’ armi, più per sazietà del ma-
]e, che per unione che fra loro nascesse. Solo ne
scgtu che i ribelli non tcrnarono , c Ja partc che
gli favoriva rimase inferiore. II Legato tornato a
Romn, e uditi i nuovi scandali seguiti in Firenze,
persuase al Papa, che sc voleva unir Firenze, gli
era necessario fare a se vcnire 12 citradini de’ primi
di (Juella cirtà, donde poi levato che fosse il nutri-
mento al male (ì potcva facilmente spegnerlo*
Quesso consiglio fu dal Pontefice accettato, e i cit-
tadini chiamati ubbidirono, tra i quali fu Messer
Corso Donati. Dopo la partita de’ quali fece il Le-
gato ai fuorusciti intendere, come allora era il tem-
po, che Firenze era priva de’ suoi capi, di ritornar*
vi. In modo che gli usciti fatto loro sforzo venne-
ro a Firenze, e nella città per le mura ancora non
fornite entrarono, e infino alla piazza di S. Giovan*
ni traseorsero. Fu cosii notabile, che coloro i qua-
Ji poco davanti avevano per il ritorno loro combat-
ru.to, quando disarmati pregavano di esser alla pa-
fria
106
S. Piero Scheraggio, uoino dissoluto e vago di malé,
fosse acceso, il quale veggendo il popolo occupato
al combattcre, pensò/di poter fare un3 scellerattez-
za, alla quale gli uomini per effer occupati non po-
tessero rimediare. E perchè gli riuscisse mcglio,
mise fuoco in casa ai suoi consorti, dove aveva più
comodità di farlo. Era l’ anno 1304, e del mese
di Luglio, quando Firenze dal fuoco e dal ferro
era perturbata. Mcsser Cot'so Donati solo fra tanti
tumulti non si armò, perchè giudicava più facil-
mente diventar arbitro di ambedue le parti, quan*
cìo stracche della zussa agli accordi si volgessero. Po-
soronsi nondimcno l’ armi, più per sazietà del ma-
]e, che per unione che fra loro nascesse. Solo ne
scgtu che i ribelli non tcrnarono , c Ja partc che
gli favoriva rimase inferiore. II Legato tornato a
Romn, e uditi i nuovi scandali seguiti in Firenze,
persuase al Papa, che sc voleva unir Firenze, gli
era necessario fare a se vcnire 12 citradini de’ primi
di (Juella cirtà, donde poi levato che fosse il nutri-
mento al male (ì potcva facilmente spegnerlo*
Quesso consiglio fu dal Pontefice accettato, e i cit-
tadini chiamati ubbidirono, tra i quali fu Messer
Corso Donati. Dopo la partita de’ quali fece il Le-
gato ai fuorusciti intendere, come allora era il tem-
po, che Firenze era priva de’ suoi capi, di ritornar*
vi. In modo che gli usciti fatto loro sforzo venne-
ro a Firenze, e nella città per le mura ancora non
fornite entrarono, e infino alla piazza di S. Giovan*
ni traseorsero. Fu cosii notabile, che coloro i qua-
Ji poco davanti avevano per il ritorno loro combat-
ru.to, quando disarmati pregavano di esser alla pa-
fria