T E’r z a.
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opinione non sarebbe, quello che ad un cavslicr
pistoiese n’ avvenisse , l’ ordine cìato del ragionare
seguitando, mi piace di raccontarvi.
Fu inTistoia nella famiglia de’ Vergellesi un ca»
valiere nominato Messer Francesco uomolmolto rìc-
co e savio e avveduto per altro, ma avarissìmo sen-
2a modo, il quale dovendo andare podefìà di Mila-
no , d’ ogni cosa opportuna aidovere onorevolemèn-
tc andare fornito s’iera, se non d’ un palafreno so-
Iamente, che bello fosse per lui, nè trovandone al-
cuno, che gli piacesse, ne stava in pensiero. Era
allora un giovane in Pistoia, il cui nome era Ric-
ciardo, di piccola nazione, ma ricco inolto, ilqua-
le si lornato e sl pulito della persona andava, che
generalmentc da tutti era chiainato il Zima, e '^avea
lungo tempo amata e vagheggiata infelicemente la
donna di Messer Francesco, la quaje era bellissìma
e onesta molto. Oia aveva costui un de’ più belli
palafr^ni di Toscana, e avevalo molto caro per la
sua belkzza, |cd essendo ad ogni uom pubblico lui
vagbeggiar la moglie di Messer Franceesco, fu'chi
g!i disse, ches’ egli qucllo addimandasse, ch’ egli ì’
avrebbe per 1* amore, il quale il Zima alla sua don-
na portava. Messer Francesco da avarizia tirato, sat-
tosi chiamare il Zima in vendita gli domandò il suo
palafrcno, acciocchè il Zima gliel proferisse in dono.
II Zima udendo ciò gli piacque, e rispose al cava-
licre. Messer se voi mi donaste ciò, che voi avste
al mondo, voi non potrcste per via di vendita ave-
re ii mio palafreno, ma in rìono il potreste voi bene
avere.
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opinione non sarebbe, quello che ad un cavslicr
pistoiese n’ avvenisse , l’ ordine cìato del ragionare
seguitando, mi piace di raccontarvi.
Fu inTistoia nella famiglia de’ Vergellesi un ca»
valiere nominato Messer Francesco uomolmolto rìc-
co e savio e avveduto per altro, ma avarissìmo sen-
2a modo, il quale dovendo andare podefìà di Mila-
no , d’ ogni cosa opportuna aidovere onorevolemèn-
tc andare fornito s’iera, se non d’ un palafreno so-
Iamente, che bello fosse per lui, nè trovandone al-
cuno, che gli piacesse, ne stava in pensiero. Era
allora un giovane in Pistoia, il cui nome era Ric-
ciardo, di piccola nazione, ma ricco inolto, ilqua-
le si lornato e sl pulito della persona andava, che
generalmentc da tutti era chiainato il Zima, e '^avea
lungo tempo amata e vagheggiata infelicemente la
donna di Messer Francesco, la quaje era bellissìma
e onesta molto. Oia aveva costui un de’ più belli
palafr^ni di Toscana, e avevalo molto caro per la
sua belkzza, |cd essendo ad ogni uom pubblico lui
vagbeggiar la moglie di Messer Franceesco, fu'chi
g!i disse, ches’ egli qucllo addimandasse, ch’ egli ì’
avrebbe per 1* amore, il quale il Zima alla sua don-
na portava. Messer Francesco da avarizia tirato, sat-
tosi chiamare il Zima in vendita gli domandò il suo
palafrcno, acciocchè il Zima gliel proferisse in dono.
II Zima udendo ciò gli piacque, e rispose al cava-
licre. Messer se voi mi donaste ciò, che voi avste
al mondo, voi non potrcste per via di vendita ave-
re ii mio palafreno, ma in rìono il potreste voi bene
avere.