Decima.
93S
aiutarlo, nè veggendo alcuna altra via alla sua
sakite, senon d’ accusarese, ediscusar lui, presta.
mente si fece avanti, egridò: Marco Varrone ri-
chiama il povero uomo, il quale tu dannato hai,
perciocchè egìi è innocente. Io ho assai con una
colpa off'esi gl’ Iddii uccidendo colui, il quale i
tuoi sergenti questa mattina morto trovarono', sen-
za volere ora con la morte d’ un altro innocente
oflendergli. Varrone si maravigliò, e dolsegli
che tutto il pretorio 1’ aveìTe udito, e non poten-
do con suo onore ritrarfì di far quello, che co-
mandavan le leggi, fece indietro ritornar Gisippo,
e in presenza di Tito gli diise. Come fostu si foi-
le, che senza alcuna pena sentire tu confesaisi
quello, che tu non facesti giammai, andandone
la vita ? Tu dicevi che eri colui, il uale questa notte
avevi ucciso 1’ uomo, e questi or viene e dice,
che non tu, ma egli 1’ha ucciso. Gifippo guar-
dò , e vide, che colui era Tito , e alsai ben conob-
be lui far questo per la sua salute, siccome grato
del servigio già ricevuto da lui, perchè di pietà
piangendo disse Varrone, veramente io l’ uccisi,
e la piecà di Tito alla mia ialute è omai troppo
tarda. Tito d’ altra parte diceva, Pretore, come
tu vedi, costui è forestiere, e senza arme fu tro-
vato al lato all’ ucciso, e veder puoi la sua ìni-
seria dargli cagione di voler morire . e perciò li-
beralo, e me che l’ ho meritato punisci. Mara-
vigliossi Varrone della instanza di puesti due, e
già presumeva niuno dovere esser colpevole. E
pensando al modo della loro assoluzione, ed ecco
venire un giovane chiatnato Publio Ambusto di
0 o o 4 per-
93S
aiutarlo, nè veggendo alcuna altra via alla sua
sakite, senon d’ accusarese, ediscusar lui, presta.
mente si fece avanti, egridò: Marco Varrone ri-
chiama il povero uomo, il quale tu dannato hai,
perciocchè egìi è innocente. Io ho assai con una
colpa off'esi gl’ Iddii uccidendo colui, il quale i
tuoi sergenti questa mattina morto trovarono', sen-
za volere ora con la morte d’ un altro innocente
oflendergli. Varrone si maravigliò, e dolsegli
che tutto il pretorio 1’ aveìTe udito, e non poten-
do con suo onore ritrarfì di far quello, che co-
mandavan le leggi, fece indietro ritornar Gisippo,
e in presenza di Tito gli diise. Come fostu si foi-
le, che senza alcuna pena sentire tu confesaisi
quello, che tu non facesti giammai, andandone
la vita ? Tu dicevi che eri colui, il uale questa notte
avevi ucciso 1’ uomo, e questi or viene e dice,
che non tu, ma egli 1’ha ucciso. Gifippo guar-
dò , e vide, che colui era Tito , e alsai ben conob-
be lui far questo per la sua salute, siccome grato
del servigio già ricevuto da lui, perchè di pietà
piangendo disse Varrone, veramente io l’ uccisi,
e la piecà di Tito alla mia ialute è omai troppo
tarda. Tito d’ altra parte diceva, Pretore, come
tu vedi, costui è forestiere, e senza arme fu tro-
vato al lato all’ ucciso, e veder puoi la sua ìni-
seria dargli cagione di voler morire . e perciò li-
beralo, e me che l’ ho meritato punisci. Mara-
vigliossi Varrone della instanza di puesti due, e
già presumeva niuno dovere esser colpevole. E
pensando al modo della loro assoluzione, ed ecco
venire un giovane chiatnato Publio Ambusto di
0 o o 4 per-