LIBERALE ET ALTRI ito
tutta è tenuta dai piu ec. pittori cola marauigliola’.dipinse il medesimo vna
tauola d’vn s. Sebastiano,che poi fu meda alla Mad. delle grazie fuor di Man
toa:& in qsta pose ogni estrema diligéza,e vi ritraile molte cose dal naturale,
dicesì.cheandado il Marcheie a vedere lauorare Frane, métte faceua qst’opa
(come spedo era viatodi fare)che gli dille; Frane, e’si vuole in fareqsto santo
pigliare l’etfempio da vn bel corpo, a che rispondendo Frane, io vo immitan
do vn fachino,di bella plona,ilqual lego a mio modo per fare l’opera natura
le,soggiunso il Marchese.le membra di quello tuo san to non famigliano il ve
ro, perche non inoltrano edere tirate per forza, ne quel timore, che si deue
imaginarein vn’huomo legato,e saettatoima doue tu uoglia mi da il cuore di
inoltrarti qllo che tu dei fare, p cópiméto di qsta figura.anzi ve ne prego Sig.
dille Fra.& egli,come tu babbi qui il tuo fachino legato,fammi chiamare,Se
io ti mostrero qllo,che tu dei fare, quado dunq; hebbe il seguéte giorno lega
to Frane, il fachino in qlla maniera,che lo volle,fece chiamare segretaméte il
Marcheie,nó peròlapédoqllo,che hauesle in animodifare.il Marcheie dun
quevsoito d’una staza,tutto infuriato có vna Balestra carica, corse alla volta
del fachino,gridado ad alta voce,traditore tuso morto, io t’ho pur colto do-
ue io voleua,& altre limili parole, lequali vdédo il cattiuello fachino,e tenen
doli morto,nel volere rópere le funi có le quale era legato.nell’aggrauarsi fa
praqlle,etutto essehdo sbigottito,rappresontò veramente vno, chehauetfc
ad elsore saettato,mostrado nel viio il ti more,Se l’horrore della morte,nelle
mébra (foracchiate,e (torte,per cercar’ di fuggire il pericolo. ciò fatto dilse il
Marchese à Frane, eccolo acconcio come ha da ltare.il rimanete farai p te me
desimo.ilche tu tto hauédo qsto pittore cósiderato,fece la sua figura di quella
miglior pfezzione,che li può imaginaie, dipinse Frane, oltre molte altre co-
so,nel palazzo di Gonzaga la creazione de primi Sig. di Mantoa, e le giostre,
che furono fatte in salla piazza di s. riero,laquale ha quiui in prospettiua.ha.
uendo il gran Turche, per vn luo huomo mandato a presentare al Machete
vn bellilsimo cane, vn’arco,& vn Ttircallo, il Marchese lece ritrarre nel det-
to palazzo di Gonzaga il cane,il Turcho,che l'haueua códotto, e l’altre cose.
e ciò fatto volédo vedere soli cane dipinto veramente somighaua, fece códur
re vnode’suoi cani di corte nimicilsimo al cane Turcho,ladoueeraildipin
tojopra vn basaméto finto di pietra.quiui dunque giunto il vino, tolto che
uide il dipinto,non altrimenti,cheieuino (lato fu (Te,e quello stellò, che odia
uaa morte,si lanciò con tato impeto, sforzando chi lo teneua, p aden tarlo :
chepercosso il capo nei muro tutto solo ruppe, si raccóta ancora da persone,
che furono presenti,che hauédo Benedetto Barói nipote di Frac.vn quadret
iodi lua mano,poco maggiore di i. palmi, nelqualeèdipita vna Mad. à olio
dal petto in su quali quato il naturale,&in cato abasso il puttino,dalla (palla
in su,che có vn braccio steso in alto Ila in atto di carezzare la madre;si raccon
ta dico, che quando era l’imperatore padrone di Verona, essendo in quella
citta don Alonlo di Cartiglia, & Alarcene famosissimo Capitano, per sua
Maestà,eper lo Re Catolico, che quelli signori, ellendoincaladel Conte
Lodouico da Serto Veronele.dissero haueregran disideriodiueder quello
quadro : perche, mandato per erto, si stauano vna sora contéplandolo a buó
lume , Se amirando l’artificio dell’opera , quando la Signora Chaterina
moglie
tutta è tenuta dai piu ec. pittori cola marauigliola’.dipinse il medesimo vna
tauola d’vn s. Sebastiano,che poi fu meda alla Mad. delle grazie fuor di Man
toa:& in qsta pose ogni estrema diligéza,e vi ritraile molte cose dal naturale,
dicesì.cheandado il Marcheie a vedere lauorare Frane, métte faceua qst’opa
(come spedo era viatodi fare)che gli dille; Frane, e’si vuole in fareqsto santo
pigliare l’etfempio da vn bel corpo, a che rispondendo Frane, io vo immitan
do vn fachino,di bella plona,ilqual lego a mio modo per fare l’opera natura
le,soggiunso il Marchese.le membra di quello tuo san to non famigliano il ve
ro, perche non inoltrano edere tirate per forza, ne quel timore, che si deue
imaginarein vn’huomo legato,e saettatoima doue tu uoglia mi da il cuore di
inoltrarti qllo che tu dei fare, p cópiméto di qsta figura.anzi ve ne prego Sig.
dille Fra.& egli,come tu babbi qui il tuo fachino legato,fammi chiamare,Se
io ti mostrero qllo,che tu dei fare, quado dunq; hebbe il seguéte giorno lega
to Frane, il fachino in qlla maniera,che lo volle,fece chiamare segretaméte il
Marcheie,nó peròlapédoqllo,che hauesle in animodifare.il Marcheie dun
quevsoito d’una staza,tutto infuriato có vna Balestra carica, corse alla volta
del fachino,gridado ad alta voce,traditore tuso morto, io t’ho pur colto do-
ue io voleua,& altre limili parole, lequali vdédo il cattiuello fachino,e tenen
doli morto,nel volere rópere le funi có le quale era legato.nell’aggrauarsi fa
praqlle,etutto essehdo sbigottito,rappresontò veramente vno, chehauetfc
ad elsore saettato,mostrado nel viio il ti more,Se l’horrore della morte,nelle
mébra (foracchiate,e (torte,per cercar’ di fuggire il pericolo. ciò fatto dilse il
Marchese à Frane, eccolo acconcio come ha da ltare.il rimanete farai p te me
desimo.ilche tu tto hauédo qsto pittore cósiderato,fece la sua figura di quella
miglior pfezzione,che li può imaginaie, dipinse Frane, oltre molte altre co-
so,nel palazzo di Gonzaga la creazione de primi Sig. di Mantoa, e le giostre,
che furono fatte in salla piazza di s. riero,laquale ha quiui in prospettiua.ha.
uendo il gran Turche, per vn luo huomo mandato a presentare al Machete
vn bellilsimo cane, vn’arco,& vn Ttircallo, il Marchese lece ritrarre nel det-
to palazzo di Gonzaga il cane,il Turcho,che l'haueua códotto, e l’altre cose.
e ciò fatto volédo vedere soli cane dipinto veramente somighaua, fece códur
re vnode’suoi cani di corte nimicilsimo al cane Turcho,ladoueeraildipin
tojopra vn basaméto finto di pietra.quiui dunque giunto il vino, tolto che
uide il dipinto,non altrimenti,cheieuino (lato fu (Te,e quello stellò, che odia
uaa morte,si lanciò con tato impeto, sforzando chi lo teneua, p aden tarlo :
chepercosso il capo nei muro tutto solo ruppe, si raccóta ancora da persone,
che furono presenti,che hauédo Benedetto Barói nipote di Frac.vn quadret
iodi lua mano,poco maggiore di i. palmi, nelqualeèdipita vna Mad. à olio
dal petto in su quali quato il naturale,&in cato abasso il puttino,dalla (palla
in su,che có vn braccio steso in alto Ila in atto di carezzare la madre;si raccon
ta dico, che quando era l’imperatore padrone di Verona, essendo in quella
citta don Alonlo di Cartiglia, & Alarcene famosissimo Capitano, per sua
Maestà,eper lo Re Catolico, che quelli signori, ellendoincaladel Conte
Lodouico da Serto Veronele.dissero haueregran disideriodiueder quello
quadro : perche, mandato per erto, si stauano vna sora contéplandolo a buó
lume , Se amirando l’artificio dell’opera , quando la Signora Chaterina
moglie