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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0029
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DEL VASARI. ii
sto Giudice, che furono imprese de' vostri Vecchi di casa Medici, dove
ell'è sempre fiorita , facendo le penne di quell' impresa dentro al Diaman-
te, che Lorenzo Vecchio le legò con quel breve scrivendovi dentro SEM-
PER, denotando, che quella virtù piacque loro d'cgni tempo. Il Diaman-
te, che fu impresa di Cosimo col Falcone, 1' ho sentito interpretare Dio
amando, che chi fa Giuflizia ama Dio; e per venire alla fine, ella tiene
in braccio lo seudo di Medusa , perchè fa diventar sassi, e immobili tutti i
rei, che guardano in quello . Quello Scettro, che 1' E. V. diceva poco in-
nanzi egizio, hà in fondo quell'animale, che pare un Botolo, il quale è
Ipotamo animale del Nilo, che ammazza il Padre, e la Madre. Al sommo
dello seettro è una palla rossa per l'arme di Casa , e vi è sù la Cicogna ani-
male pietosissimo, il quale rifa il nido al Padre, e alla Madre, e rim-
becca fino a che son morti, e quella è fatta per la Pietà; la Giustizia tie-
ne, e governa con quello seettro il mondo.
P. Oh quella è la bella invenzione di Giustizia piacevole, nuova , e varia!
e mi pare, che chi l'amministra, sia tenuto a fare, che non gli man-
chino tutte quelle parti; ma ditemi, che figura è quella, che vola di cie-
lo in terra, con quella villa terribile, portandoci quelle corone di mirto,
di quercia , e di lauro, e con quel ramo d'oliva in mano?
G. E' la pace, che fà godere i premj dopo le vittorie acquistate, così col
vincere altri, come nel vincere se stesso.
P. E quest'ultima quà col Caduceo in mano di Mercurio, e con l'ale a gli
omeri, che cola è?
G. Signore, quella è la virtù Mercuriale , la quale tutti i Principi debbono
conoscerla, intenderla, e amarla, e dilettarsene, e favorire tutte le arti,
ed i belli ingegni, come fà il nostro Duca , che ciò facendo, tutti i po-
poli, che 1' esercitano, fanno due effetti mirabili, l'uno che la poltroneria
non ha luogo, e il Mondo diventa buono, e ricco, per tanti buoni effet.
ti, e arti ingegnose, quante si vede, che certamente il Duca nostro di ma-
no, e d'ingegno innalza, e onora, e di esse intende tanto, che posso con
verità dire, e lenza adulazione, se non fussi suo servitore , direi, che la
minor virtù, ch' egli abbia , sia l'esser Duca.
P. Tutto vi credo; ma ditemi un poco, quelle ale , che ha in sulle (palle
quella figura sì grande, perchè le fate voi?
G. Per quelle della Fama, aggiunte a essa Virtù, per portare il nome, dove
non possono andare i piedi umani . Sicché Signor mio ho fatto quello
componimento del Padre Cielo, ed elemento dell' aria , con quelli seorti
delle figure al disotto in sù, parte per mostrar l'arte, e parte per ricor-
dare a coloro, che alzano la testa in quello palco, la contemplazione del
grande Dio; e quello è slato il mio pensiero, e anche per arrecare al Du-
ca nostro in memoria l'obbligo, che egli ha seco.
P. Voi l'avete ancor voi; e certamente ch'io non saprei dirmi quello, ch'io
ci avelli voluto; ma guardate la invenzione delle travi , che belle imprefe
ci avete fatte? quelle teste di Capricorno tante, che ci sono , le conosco
che sono imprefe del Duca mio Padre; così quella testuggine con quella ve-
la, e le due ancore insieme con quel motto, che dice DUABUS; ma io vi
Bz dico
 
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