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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0059
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DEL VASARI. 4r
deprezza Giove quel furto, che appena i pallori, che ivi guardavano gli
armenti, se n'avviddono.
P. Mi piace assai, massime quel cane, che gli abbaja dietro; ora seguite il reflo.
G. In questa storia, che segue, è Giove, il quale con Nettunno, e Plutone
Tuoi fratelli divide li Regni; a Giove rimane il Cielo, toccandogli l'Orien-
te; a Plutone più giovane, Re crudele, che su chiamato Orco, gli toccò
la parte d'Occidente; teneva un cane con tre capi, come vedete, al qua-
le dava a mangiare uomini vivi; diede a Nettunno, che abitale l'antico ,
e alto Mare circondato da' nugoli profondi , scuri, e atri , insieme co!
coro delle balene smisurate attorno, e con altre cose marittime. In quest'
altro panno è la storia di Danae figliuola di Acrisio, alla quale, emendo
per tema del padre in prigion perpetua, venne Giove innamorato conver.
tito in pioggia d'oro, e ingravidata di esso, si fuggì dal padre. Seguita in
quest'altro panno, come sacrificando Giove nell'ssola di Nasso, andando i ti-
ranni, come s'è detto, una grand'aquila gli volò sopra il capo, la quale,
da lui presa per augurio felice , volle in protezione, e la prese per inlegna.
P. Quelle sono tutte cose belle, e che sotto questa seorza si coprono.
G. Eccoci Signore a quello ultimo panno, nel quale è la storia di Ganimede
figliuolo del Re di Troja, giovane di smisurata bellezza, il quale caccian-
do sopra il monte Ida, cinto di frondi, e la teda ancora, turbando con
le caccie la quiete a'cervi , fu, cacciando, da Giove, trasformato in Aqui„
la, rapito in cielo, e fatto coppiere di tutti gli Dei celefli.
P. Ditemi il lignificato di queste sei storie: che attengono a S. E. così, co-
me l'avete dimostrato in Giove?
G. Dirò, che le nozze di Giove, e Giunone, poiché sono nati de'medesimi semi,
esfendo moglie, e sorella, sono le nozze, che con le case nobili, e di sangui
illustri per egual grandezza ha fatto in più tempi Giunone nella gran cala de'
Medici con le nobilissime, e illustri donne , che anno poi con i loro felicitimi
parti generato gli Eroi Ducali, e Cardinali, e Pontefici sorami per ridurla a
tanta grandezza, e per ultimo la successione del Duca nostro in sì onorata, e bel-
la famiglia , che certamente i maschi, e le femmine sono formedi figure celesli.
P. Dove lasciate voi i parentadi degli Imperadori, e la successione, che oggi
è viva per la Regina di Francia, useita di cala nostra?
G. Lassava il prò e il meglio; le Ninfe, che sono attorno alle nozze di Gin-
none, sono gli ornamenti, e l'abbondanza delle setenze, e arti, che ha
sotto di se quello Principe, e in questo Stato, il quale non meno oggi (io-
risee nell'aimi, che nella Filosofia, Aerologia, Poesia, Musica, Mattemati-
ca, Cosmografia, Agricoltura, Architettura, Pittura, e Mercatura, sicche
non fu mai tanto abbondante, quanto è ora; che ne dite.?
P. E' verismo; tornate a questa Europa.
G. Eccomi Signor mio; Il cacciar Mercurio gli armenti di que' paesi, sono fla-
ti i pensieri ingegnosi del Duca Cosimo, che pigliando il possesso di Piom-
bino, levò via i vecchi governi; poi innamoratoli di Europa, e trasforma-
to in toro, cioè nella sua fiorita età ferocidimo, animoso, e utile anima-
le, nuotando per il mare, cioè per l'onde delle difficoltà passò con le galee
nell'Elba, e con Europa, cioè con la volontà sua gravida di pontieri , per
F patto-
 
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