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Vasari, Giorgio; Bellotti, Michele [Oth.]
Ragionamenti Del Signor Cavaliere Giorgio Vasari Pittore E Architetto Aretino Sopra Le Invenzioni Da Lui Dipinte In Firenze Nel Palazzo Di Loro Altezze Serenissime: Con Lo Illustriss. Ed Eccellentiss. Signore D. Francesco Medici Allora Principe Di Firenze ... — In Arezzo: Per Michele Bellotti Stampat. Vescov., 1762

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https://doi.org/10.11588/diglit.72028#0075
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DEL VASARI. „
P. Tutto approvo per vero; ma ditemi un poco, chi sono coloro, che accora,
pagnano allo esilio Cosimo?
G, Quello da quel berrettone rodo è Averardo de' Medici, il quale fu con-
finato seco; l'altro più giovane è Puccio Pucci, e Giovanni, e Piero fi-
gliuoli di Cosimo, li quali con quelli staffieri, vediti come si tisava in quel
tempo, escono fuor della porta a San Gallo, e vanno come V. E. vede al
contino; dietro sono i carriaggi, e il restante della famiglia di Cosimo.
P. Tutto conosco; ma voi non mi avete detto, che cola denoti quella serpe
sotto quella Prudenza, che fra quc'duo sassi stretti passa, e latta la spoglia
vecchia .
G. Signore, è che partendoli Cosimo di Fiorenza, mostrando a que' Signori di
andar volentieri, e ubbidire al confino, al suo ritorno gittò come pruden.
te la spoglia vecchia, e si vestì di nuova vita riconoscendo gli amici , e
gastigando li inimici; ed eccoli qua in questo altro angolo della volta di-
pinta la Fortezza, la quale ha armato il capo, e il reslo della figura all'
antica; tiene nella sinistra uno seudo dentrovi una grue, la quale si fa per
la Vigilanza, e alzando il braccio deliro tiene un ramo di quercia in mano,
per mostrare la Fortezza in quello albero, del quale si fanno le corone alli
uomini forti.
P. Certo che se gli conviene il titolo di prudente, e di forte d'animo, poi-
ché seppe tanto bene operare, che ritornò in casa sua con maggiore auto-
rità , che prima; ma vegniamo a quella storia di mezzo grande . Ditemi,
quello debbe essere il suo ritorno di Vinegia alla patria: mi par vedere
Cosimo a cavallo in sù quel cavallo leardo; oh qui ci sarà che fare; io
veggo un gran numero di persone ritratte di naturale; ora riandiamo un
poco questo calo minutamente, come egli andò; che vedrò, come vi siate
portato in quella storia, che n'ho in memoria una gran parte.
G. Poiché V. E. ha conosciuto Cosimo al ritratto, che lo somiglia , so be-
ne, che ella non conosce quelli gentiluomini a cavallo, che l'accompagna-
no, nè quelli Cittadini a piedi, che lo incontrano; sapete Signore chi è
quegli, che ha quel viso con quel nason grande, canuto, grassotto, e raso,
sopra quel cavallo rosso, che mende la mano manca inverso que'Cittadini,
con quello abito grave appretto a Cosimo?
P. Non lo conosco, egli ha bene una cera d'uomo astuto, e terribile.
G. Quegli è Metter Rinaldo delli Albizi nimico capitale a Cosimo, il quale
va a incontrarlo centra la volontà sua, cedendo la invidia alla virtù, e
buona fortuna di Cosimo. ,
P. Ditemi, chi sono que'due giovani sì benigni d'aspetto, vicini a Cosimo a
cavallo, che uno ha la zazzera, e l'altro è co'capelli tosati?
G. Il tonato è Piero, e l'altro, che volta in qua la tefla, è Giovanni figliuo-
li di Cosimo , e quello, che è lor dietro, che ha la cera savia, e grin-
ze, vecchio, raso, e in zucca, è Neri di Gino Capponi, neutrale , ami-
co suo.
P. Fu persona molto savia, e valente; vedetelo nello aspetto, che n'ha aria;
ma ditemi, chi è colui, che gli è allato, seuro, e pallido, con cera bur-
bera, e viso tondo?

H

Ci Quegli
 
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