74 RAGIONAMENTI
P, É non è dùbbio alcuno, Giorgio, che non solo egli abbia vinto di vale-
re, e di virtù ogni cittadino moderno, ma molti de'grandi, che in Gre-
cia, e in Roma fiorirono nel tempo delle felicità loro. Ora se vi pare,
abbassiamo gli occhi a quest' ultima, dove io veggo sedere Lorenzo con
quel libro aperto, in mezzo a tante persone letterate, che anno tanti li-
bri in mano, e mappamondi, e selle da misurare; ditemi i nomi loro, e
chi sono?
G. Volentieri: Quefto è quando con felice giudizio, e ottimo modo, poiché
alle cole pubbliche egli aveva dato gli ordini, e limile alle private della
città, si diede a' piaceri, e studii della filososia, e delle buone lettere,
in compagnia di quella scuola di uomini dotti ssimi, co' quali quando al-
la villa di Careggi, e quando al Poggio a Cajano, per piu lor quiete,
esercitava gli onorati iludii.
P, Ditemi adunque, se quelli uomini letterati, che Lorenzo ajutarono, sono
ritratti di naturale, o no; e mi sarà caro che mi mostriate, chi e' sono,
che mi ci par vedere di belle teste fra loro; ma ditemi, chi è quel vec-
chietto raso, accanto a Lorenzo, in proffilo, che accenna con quella mano?
G. E' Gentile da Urbino Vescovo d' Arezzo letteratilhmo, e precettore di
Lorenzo, e Giuliano suo fratello, che fu tante volte mandato da Lorenzo
per ambasciadore in Fiandra, e in Francia a piu potentati, che ville tanto,
che le prime lettere insegnò a Piero, Giovanni, e Giuliano suoi figliuoli.
P. Certamente ch'io ho avuto caro vedere l'effigie sua, che gli ero affezio-
nato per le qualità sue virtuose d'animo, e d'ingegno; ma questo qua in-
nanzi vestito di rollò chiaro, con quella berretta tonda di que' tempi pao-
nazza, magro in viso, chi è?
G. Demetrio Calcondilo di nazione greca, il quale insegnò le buone lettere
della sua lingua a quella Accademia, e fu insieme con quelli altri tratte,
nuto con provvisioni onorate da Lorenzo.
P. Questo giovane allato a Demetrio, con sì bella cera, e piacevo)' aria ,
con quella incarnagion fresca, e pulita, in zazzera di capelli sì grandi, ve-
Aito di resso, sarebbe egli mai il Conte Giovanni Pico signor della Miran-
dola? che mi pare averlo vitto altre volte.
G. V. E. l'ha conoseiuto, e certo che fu un fonte di dottrina, e di tutte
le seienze, e Lorenzo lo trattenne di continuo.
P. Egli ebbe ragione; ma quello in proffilo, che gli è accanto, vecchio, in
zucca, grassottino, per chi lo avete voi fatto?
G. Per il nostro Messer Francesco Accolti Aretino, grandissimo interprete
delle leggi civili, il quale a quella Accademia fu onorato ornamento.
P. Oh come mi diletta di vederli! ma seguitiamo; questo da quella gran zaz-
zera, che è lor dietro, e che tiene quel libro nella man liniera?
G. E' Messfer Agnolo Poliziano Poeta ingegnoso, e dotto, caro insinitamen.
te a Lorenzo, che nella gioslra di Giuliano suo fratello compose le lodi
di quella, dove nella seconda stanza dille invocando Lorenzo per il Lauro;
0 causa, o fa di tutte le mie voglie.
Che vivo sol d'odor delle tue soglie.
mo-
P, É non è dùbbio alcuno, Giorgio, che non solo egli abbia vinto di vale-
re, e di virtù ogni cittadino moderno, ma molti de'grandi, che in Gre-
cia, e in Roma fiorirono nel tempo delle felicità loro. Ora se vi pare,
abbassiamo gli occhi a quest' ultima, dove io veggo sedere Lorenzo con
quel libro aperto, in mezzo a tante persone letterate, che anno tanti li-
bri in mano, e mappamondi, e selle da misurare; ditemi i nomi loro, e
chi sono?
G. Volentieri: Quefto è quando con felice giudizio, e ottimo modo, poiché
alle cole pubbliche egli aveva dato gli ordini, e limile alle private della
città, si diede a' piaceri, e studii della filososia, e delle buone lettere,
in compagnia di quella scuola di uomini dotti ssimi, co' quali quando al-
la villa di Careggi, e quando al Poggio a Cajano, per piu lor quiete,
esercitava gli onorati iludii.
P, Ditemi adunque, se quelli uomini letterati, che Lorenzo ajutarono, sono
ritratti di naturale, o no; e mi sarà caro che mi mostriate, chi e' sono,
che mi ci par vedere di belle teste fra loro; ma ditemi, chi è quel vec-
chietto raso, accanto a Lorenzo, in proffilo, che accenna con quella mano?
G. E' Gentile da Urbino Vescovo d' Arezzo letteratilhmo, e precettore di
Lorenzo, e Giuliano suo fratello, che fu tante volte mandato da Lorenzo
per ambasciadore in Fiandra, e in Francia a piu potentati, che ville tanto,
che le prime lettere insegnò a Piero, Giovanni, e Giuliano suoi figliuoli.
P. Certamente ch'io ho avuto caro vedere l'effigie sua, che gli ero affezio-
nato per le qualità sue virtuose d'animo, e d'ingegno; ma questo qua in-
nanzi vestito di rollò chiaro, con quella berretta tonda di que' tempi pao-
nazza, magro in viso, chi è?
G. Demetrio Calcondilo di nazione greca, il quale insegnò le buone lettere
della sua lingua a quella Accademia, e fu insieme con quelli altri tratte,
nuto con provvisioni onorate da Lorenzo.
P. Questo giovane allato a Demetrio, con sì bella cera, e piacevo)' aria ,
con quella incarnagion fresca, e pulita, in zazzera di capelli sì grandi, ve-
Aito di resso, sarebbe egli mai il Conte Giovanni Pico signor della Miran-
dola? che mi pare averlo vitto altre volte.
G. V. E. l'ha conoseiuto, e certo che fu un fonte di dottrina, e di tutte
le seienze, e Lorenzo lo trattenne di continuo.
P. Egli ebbe ragione; ma quello in proffilo, che gli è accanto, vecchio, in
zucca, grassottino, per chi lo avete voi fatto?
G. Per il nostro Messer Francesco Accolti Aretino, grandissimo interprete
delle leggi civili, il quale a quella Accademia fu onorato ornamento.
P. Oh come mi diletta di vederli! ma seguitiamo; questo da quella gran zaz-
zera, che è lor dietro, e che tiene quel libro nella man liniera?
G. E' Messfer Agnolo Poliziano Poeta ingegnoso, e dotto, caro insinitamen.
te a Lorenzo, che nella gioslra di Giuliano suo fratello compose le lodi
di quella, dove nella seconda stanza dille invocando Lorenzo per il Lauro;
0 causa, o fa di tutte le mie voglie.
Che vivo sol d'odor delle tue soglie.
mo-